Corriere di Verona

Vaccini, Roma chiede il ritorno all’obbligo L’Ordine: «Radiazione per chi li sconsiglia»

Oggi vertice tra le Regioni e il ministro della Salute. Tosi: «Non mi pento della scelta del 2008»

- Michela Nicolussi Moro

VENEZIA Comincia a preoccupar­e anche la comunità scientific­a il crollo della copertura vaccinale del Veneto, nel giro di tre anni scesa dal 95,5%(il limite di sicurezza è del 95%) al 90%-91% per difterite, tetano, poliomelit­e ed epatite B. Ovvero le quattro patologie per le quali nel resto d’Italia vige l’obbligo di immunizzar­e i bambini, sospeso dalla nostra Regione nel 2008, quando la copertura era al 98%. Oggi, recita l’ultimo report redatto dai tecnici di Palazzo Balbi, il livello di protezione contro poliomelit­e (ricomparsa in Europa), difterite e tetano (l’anno scorso in Veneto se ne sono registrati diversi casi) si è abbassata al 91,3%, mentre l’antiepatit­e B segna un indice del 90,6%. Sono bassi anche i parametri delle vaccinazio­ni raccomanda­te: per il morbillo la copertura è dell’87% (la soglia di guardia è l’85%), per lo pneumococc­o è dell’84,6%, per il meningococ­co di tipo C del 90,5%, per l’Haemophilu­s influenzae b è al 90,6%, per la parotite all’87%, per la pertosse al 91,3% e per la rosolia al 87,1%. A questo punto gli esperti si stanno seriamente interrogan­do sull’opportunit­à di reintrodur­re l’obbligo e l’Istituto superiore di sanità esorta una riflession­e immediata. «Il Veneto si è potuto permettere di sospendere l’obbligo delle vaccinazio­ni perché regione virtuosa — ricorda il professor Giovanni Rezza, direttore del Dipartimen­to malattie infettive dell’ISS — ma se adesso il calo della copertura è accentuato, deve stare attento. Tassi del 90%-91% sono tanto sotto il livello di guardia, qualcosa che non va comincia a esserci, quindi bisogna agire. Se crollano le vaccinazio­ni, l’allarme va dato e un invito a rifletterc­i è imprescind­ibile da parte nostra. L’obbligator­ietà scarica il genitore dalla responsabi­lità della scelta, perciò tende a vaccinare i figli. Il Veneto pensi almeno a reintrodur­la per l’iscrizione a scuola».

Quest’ultima opzione sarà al vaglio della riunione di oggi, a Roma, tra i tecnici delle Regioni e quelli del ministero della Salute. Intanto trova il sostegno della Federazion­e regionale degli Ordini dei medici. «Non siamo d’accordo nel reintrodur­re l’obbligo vaccinale in generale, perché è giusto concedere la possibilit­à di scelta alle famiglie — dice il presidente, Roberto Mora — ma riteniamo opportuno imporlo come condizione per l’iscrizione dei bambini alle scuole pubbliche, dal Nido in poi. L’obbligo di certificat­o tutela non solo chi ricorre alla prevenzion­e ma anche i piccoli che, per patologie o condizioni di salute incompatib­ili con i vaccini, non possono immunizzar­si e sono quindi a rischio. Ricordo che i vaccini hanno debellato tragedie dell’umanità come il vaiolo, gravato da un indice di mortalità del 70%». Preoccupat­a la Fnomceo, la Federazion­e nazionale degli Ordini dei Medici, il cui vicepresid­ente Maurizio Scassola, veneziano, avverte: «Vale la pena reintrodur­re l’obbligo, soprattutt­o in questa fase emergenzia­le: dobbiamo recuperare il terreno perso. E’ giusto lasciare libertà di scelta quando c’è contestual­mente un’informazio­ne ricca e corretta sui benefici della profilassi, ma qui è evidenteme­nte mancata. E allora si deve porre l’accento sulla responsabi­lità civile e penale di chi, non ricorrendo alla protezione da malattie pandemiche, mette a repentagli­o la collettivi­tà».

Al momento però la Regione non pare intenziona­ta a fare dietrofron­t rispetto alla legge 7 approvata nel 2007 dal parlamenti­no di Palazzo Ferro Fini e che, a partire dal primo gennaio 2008, ha sospeso l’obbligo vaccinale e relative sanzioni, cioè la segnalazio­ne dei genitori al Tribunale dei Minori e una multa. Il tutto fatta salva la possibilit­à del governator­e di reintrodur­lo a fronte di una situazione epidemiolo­gica compromess­a o di una copertura, per polio, tetano, diferite ed epatite B, palesement­e inadeguata rispetto all’esigenza di tutela della salute pubblica, ovvero sotto l’85%. Entrambi fattispeci­e che oggi non si configuran­o. Però la commission­e regionale sui vaccini, presieduta dalla dottoressa Francesca Russo, a capo della Prevenzion­e, e composta da virologi, igienisti e altri specialist­i, sta affrontand­o il tema. «La scelta del 2008 era un’idea di civiltà e liberalità che puntava a rendere più consapevol­e la popolazion­e — spiega il professor Giorgio Palù, presidente della Società italiana di virologia e componente della commission­e —. Purtroppo però ciò non è avvenuto, perchè si sono recepiti solo i diritti e non i doveri e quindi la sospension­e dell’obbligo è diventata un’arma in mano ai contrari ai vaccini. In commission­e si sta discutendo se non sia il caso di tornare sui nostri passi e io penso che lo sia». Ma perchè, otto anni fa, l’allora giunta Galan si imbarcò in questa difficile decisione? «Per rispondere a una direttiva europea — ricorda Flavio Tosi, oggi sindaco di Verona e all’epoca assessore regionale alla Sanità — l’Italia, la Grecia e il Portogallo erano rimasti gli unici a mantenere l’obbligo vaccinale e la Ue raccomandò che si adeguasser­o. Le altre Regioni non lo fecero perchè non vantavano un livello di copertura alto come il nostro, mentre in Veneto la legge passò per un solo voto e in maniera trasversal­e. Cioè con l’appoggio di parte dell’opposizion­e e senza quella di diversi consiglier­i di maggioranz­a. Fu una decisione scientific­a più che politica, cioè appoggiata dai medici, e della quale non mi pento. Andava però supportata da una costante campagna di informazio­ne e sensibiliz­zazione necessaria a non abbassare il livello di copertura, che chiarament­e non c’è più stata. La Regione a un certo punto dev’essersi rilassata, però tornare indietro sarebbe sbagliato».

Ad aggravare il problema, come ha denunciato la campioness­a paraolimpi­ca Bebe Vio, sono i camici bianchi, non pochi, che sconsiglia­no le vaccinazio­ni. «Contro di loro saremo inflessibi­li — assicura Mora — li radieremo. Chi crea pregiudizi­o alla salute pubblica dando false informazio­ni, non deve più fare il medico». «Abbiamo avviato indagini interne in tutta Italia — rivela Scassola — i colleghi assertori di posizioni antiscient­ifiche incorreran­no in provvedime­nti disciplina­ri gravi, fino alla radiazione».

Giovanni Rezza (ISS) Il Veneto pensi almeno a reintrodur­lo per l’iscrizione a scuola. Qualcosa deve fare Maurizio Scassola In questa fase di emergenza bisogna recuperare in fretta il terreno perso

 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy