«Attenzione alle nuove tendenze il materiale rispetti il territorio»
Corazza: «Tradizionale non significa errato o superato»
Uso dei materiali in edilizia, tra le tendenze del mercato e il richiamo alla tradizione. Verte su questo «La villa veneta: Le radici dell’innovazione — Le costruzione dai materiali e le arti della Serenissima alle nanotecnologie», il secondo appuntamento del «Ciclo del Bello» organizzato da Ance Veneto Giovani (gli ultimi due sono in agenda per il 2017). «Quello che intendiamo fare è un percorso storico e tecnologico che inizia con i materiali e con le tecniche utilizzate per edificare i manufatti di pregio di cui Andrea Palladio è l’emblema e che termina con le nanotecnologie applicate alle costruzioni. Convinti come siamo che vecchio o tradizionale non significhi sbagliato o superato», spiega Matteo Corazza, giovane imprenditore associato alla categoria, che esporrà le tesi del convegno di mercoledì 12 ottobre a Villa Emo.
C’è una tendenza legata al periodo nella scelta dei materiali anche in edilizia?
«Decisamente. Da costruttori notiamo che le scelte dei committenti si orientano spesso verso quei prodotti che vengono proposti bene sul mercato. Anche se si tratta di materiali che hanno poca attinenza con il territorio e con le capacità delle imprese locali di impiegarli o posarli. Le faccio un esempio. Nell’ultimo periodo c’è una forte spinta commerciale verso le case prefabbricate in legno. Manufatti che sono tradizionali per i Paesi nordici, dove è alta la reperibilità del legno, ma che sono invece un’assoluta novità per un territorio come il Veneto, dove si è sempre costruito con i materiali tradizionali del laterizio e del cemento. L’incognita è il tempo: quanto possono durare i manufatti in legno in un clima umido come il nostro? Non lo sappiamo, perché quel tipo di costruzioni già realizzate in Veneto ha al massimo 10 anni. È invece sui manufatti in cemento che possiamo vantare la nostra esperienza, perché abbiamo decenni di dati sul comportamento nel tempo dei materiaedili li tradizionali».
Quali materiali privilegiare allora?
«Il materiale deve essere scelto in base alla zona dove si costruisce. Bisogna avere esperienza e dati da confrontare. Un esempio lampante sono le ville venete, sono qui da 500 anni e sono precedute da 500 anni di errori e crolli. Anche se oggi abbiamo dalla nostra parte le analisi di laboratorio che ci consentono di testare i materiali, la valutazione più importante la dà il tempo. Inoltre è necessario che le imprese e gli addetti sappiamo impiegare i materiali e questa capacità la garantisce solo l’esperienza».
Questo significa che bisogna optare per la tradizione tout court?
«Assolutamente no. I materiali sono evoluti nel tempo grazie all’esperienza del passato. Ma l’innovazione è la base di partenza imprescindibile per stare al passo con i tempi e offrire un servizio sempre migliore».
Un esempio?
«Le nanotecnologie applicate ai materiali Matteo Corazza, associato ad Ance Veneto Giovani, esporrà i temi del convegno dedicato ai materiali
sono un settore in piena espansione che sta portando all’elaborazione di nuovi prodotti molto interessati. Ne parlerà, nel nostro incontro di Villa Emo, la ricercatrice Irene Scarpa, che ha sviluppato un nanogel per il restauro del patrimonio storico-artistico».
La scelta dei materiali è spesso anche una questione di costi?
«Sì. Così come spesso ci si concentra sulle finiture più che sulla struttura. Non è raro il committente che è disposto a spendere 200 euro per un faretto, ma cerca di tirare il prezzo sulle opere in muratura. La casa è un investimento, se la si costruisce bene. Per questo è importante affidarsi a professionisti e imprese serie, capaci di proporre le scelte migliori al giusto prezzo. Dove per scelte migliori s’intendono soluzioni proiettate nel tempo e adeguate al territorio. È una filosofia che, come imprenditori, nei nostri cantieri cerchiamo di applicare quotidianamente. Una cultura delle costruzioni e dei materiali che, con il nostro “Ciclo del Bello”, ci proponiamo di diffondere».
Nanogel
Al convegno sarà presentata l’invenzione della ricercatrice Irene Scarpa: un gel per il restauro del patrimonio storico-artistico