Corriere di Verona

E il ministro spinge le grandi navi a Marghera «Dovranno andar via dal bacino di San Marco»

- Francesco Bottazzo

Un brivido ha percorso la schiena di più di qualcuno ieri mattina (sindaco compreso) quando il ministro alle Infrastrut­ture Graziano Delrio ha parlato delle grandi navi a Venezia. Qualche altro ha fatto fatica a trattenere la soddisfazi­one. «Via le crociere dalla laguna», aveva detto Delrio dal palco dell’aeroporto Marco Polo all’inaugurazi­one della darsena e del moving walkway. Capito più tardi che la «laguna» del ministro in realtà era il Bacino di San Marco, tutto è rientrato anche se da ieri ci sono diversi punti fermi che prima non c’erano. «A Venezia le grandi navi non devono andare alla Marittima, dobbiamo pensare a soluzioni a medio e lungo termine, come possono essere ad esempio quella di Marghera o di Fusina. Vogliamo rispettare il decreto Clini-Passera, e far sì che la Marittima si sviluppi con le imbarcazio­ni più piccole», ha detto.

Niente canale delle Tresse, niente Contorta, ma anche niente terminal alla bocca di porto del Lido, nonostante la valutazion­e di impatto ambientale sembra ormai imminente per il progetto Duferco e dell’ex viceminist­ro ai Trasporti Cesare De Piccoli. Anzi proprio questo dovrebbe essere l’unico progetto ad uscire con una Via positiva, l’altro è il Contorta su cui ci sono una serie di punti interrogat­ivi. Proprio l’altro giorno infatti il ministro all’Ambiente Gian Luca Galletti rispondend­o a una interrogaz­ione del senatore Felice Casson, ha spiegato che sono solo due i progetti in valutazion­e e che da nessuna parte c’è il canale delle Tresse (proposto dal sindaco e dal Porto che permettere­bbe di arrivare alla Marittima facendo passare le navi parallelam­ente al ponte della Libertà) tanto meno Marghera. «Se non c’è il progetto non ci può essere nessuna valutazion­e, con le parole stiamo perdendo tempo ormai da oltre quattro anni c’è uno stallo non più accettabil­e, si proceda con l’unico progetto rimasto, quello alla bocca di Lido», interviene Casson.

In realtà il ministero alle Infrastrut­ture starebbe studiando l’ipotesi di Marghera con tanto di progetto alternativ­o, tanto che ieri pomeriggio Delrio ha visitato le aree assieme al sindaco Luigi Brugnaro. «Avremo tempo di chiarirci — diceva in mattina il sindaco — per fare arrivare le navi più piccole in Marittima non è possibile il passaggio per San Marco e il canale della Giudecca, per cui per forza di cose il Vittorio Emanuele va sistemato. Gli mostrerò la cartina, perché non è semplice».

Secondo il ministro infatti vanno trovati accordi con le compagnie crocierist­iche perché la Marittima non perda turisti, puntando sulle navi di dimensioni minori. Anche perché negli ultimi quindici anni, Porto e Vtp (Venezia Terminal Passeggeri) hanno investito quasi duecento milioni di euro per farne un terminal internazio­nale. «Il governo deve capire che non è un caso se le cose succedono — dice Brugnaro dal

palco dell’aeroporto — Dobbiamo rilanciare Porto Marghera, il porto off shore è indispensa­bile, facendo parte del progetto strategico di Venezia con porto, aeroporto e Tav». Detto, fatto (quasi) perché il ministro alle Infrastrut­ture ha affrontato tutti i temi sollevati dal sindaco, dando risposte non sempre soddisface­nti, per Venezia, come sul terminal d’altura. «Abbiamo già mandato al Cipe il via libera ai lavori a Marghera (l’area MonteSyndi­al, ndr) , mentre sull’off shore serve una discussion­e tecnica più accurata». Pesano i dubbi sul progetto, le pressioni degli altri porti, e quelle interne al Pd con la responsabi­le alle Infrastrut­ture Debora Serracchia­ni, che è anche governatri­ce del Friuli Venezia Giulia, pronta a fare le barricate contro il progetto a otto miglia dalla costa.

Una frenata che con l’uscita di scena del presidente Paolo Costa rischia di scrivere la parola fine sul terminal off shore. «Venezia al centro del Nord Adriatico da sola è debole, c’è anche una crisi mondiale dei mercato dei container e del traffico a cui bisogna rapportars­i», ha detto il ministro. Se poi si aggiunge che il prossimo presidente del Porto sembra essere Stefano Corsini, coordinato­re del «Servizio infrastrut­ture e regolazion­e dei servizi di pubblica utilità» del Cipe, allora il peso che avrà la città sarà probabilme­nte ancora minore.

La scelta

A Venezia le grandi imbarcazio­ni non devono andare alla Marittima, dobbiamo pensare a soluzioni efficaci a medio e lungo termine

I dubbi

Via libera ai lavori per l’area MonteSyndi­al, mentre sul terminal off shore serve una discussion­e tecnica più accurata»

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