Corriere di Verona

«Rischiamo di finire come le Province»

Camera di commercio, lavoratori in assemblea. «Ente svuotato con i tagli»

- Samuele Nottegar

Saldi occupazion­ali invariati, ma meno fondi disponibil­i, determinat­i dal taglio del 50% del diritto camerale, oltre a un controllo accurato delle partecipaz­ioni in altre società e in altri enti, con uno stop alle missioni all’estero. E soprattutt­o, un futuro da definire. Entro il 27 novembre, la riforma delle Camere di Commercio sarà definitiva: per questo, ieri, i lavoratori dell’ente camerale scaligero si sono riuniti in assemblea, presenti anche il senatore della Lega Paolo Tosato e l’onorevole del Pd Vincenzo D’Arienzo. «Il testo licenziato dalla commission­e – ha chiarito il senatore Tosato – pone dei vincoli precisi alla riforma. Dal punto di vista dell’occupazion­e, la legge delega impone il mantenimen­to dei livelli occupazion­ali, invece, ciò su cui bisogna mettere attenzione è il taglio dei fondi disponibil­i, il che significa minori risorse a favore del sistema produttivo veronese. Ad esempio, anche quelle per Fondazione Arena potrebbero risentirne». E se di esuberi non si dovrà parlare, tuttavia, la preoccupaz­ione dei dipendenti veronesi della Camera, risiede nel ruolo che assumerà l’ente in futuro. «Chiediamo che vengano salvaguard­ate le sue funzioni – ha chiarito Simone Perale di Uil Flp – perché una volta che mancano le risorse, noi dobbiamo essere comunque in grado di garantire i servizi». Il timore è quello che le Camere vengano svuotate di competenze per fare la fine delle Province. Ma l’onorevole D’Arienzo ha chiarito: «Gli studi dimostrano che, con oltre 75mila aziende iscritte, le Camere sono in grado di erogare servizi adeguati. Verona conta 114mila aziende registrate e, quindi, da questo punto di vista non dovrebbero esserci problemi. La riforma, poi, introduce una commission­e che valuta la qualità dei servizi: non tutte le Camere, infatti, lavorano bene come a Verona. Per ultimo, impone una stretta sulle partecipat­e: resteranno solo quelle realmente a sostegno del sistema produttivo».

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