Soave, profughi in hotel e scatta la protesta Il sindaco: «È inutile. Andrò dal ministro»
Dopo l’accordo tra prefettura e gestore del Cangrande, comitati pronti a scendere in piazza
Niente requisizioni. Questa volta il meccanismo è quello consolidato: un privato che mette a disposizione la propria struttura, un accordo con la cooperativa che dovrà prendersi cura degli ospiti e un patto con la prefettura chiamata per legge a dover gestire l’accoglienza dei richiedenti asilo. Tradotto dai tecnicismi: nell’hotel Cangrande sulla regionale a Soave, nei prossimi giorni potrebbe arrivare un centinaio di profughi. L’annuncio è stato dato venerdì sera nel corso del consiglio comunale dal sindaco Lino Gambaretto.
E già scatta la protesta. Il Comitato Verona ai Veronesi che nelle scorse settimane ha portato in piazza più di 500 persone a Castel d’Azzano per esprimere la propria contrarietà alla requisizione dell’hotel Cristallo, annuncia una manifestazione per il prossimo 15 novembre. «Scenderemo in piazza al fianco dei cittadini per manifestare la totale opposizione rispetto alla sciagurata scelta di ospitare immigrati a spese del contribuente – spiegano gli organizzatori operata da albergatori che per risollevare gestioni fallimentari scelgono di lucrare sulle spalle di migranti economici e a discapito della comunità».
La data del presunto arrivo dei migranti a Soave non è ancora stata resa nota. L’albergo attualmente è «chiuso per cambio gestione». La società proprietaria dei muri, dal primo novembre avrebbe infatti dato in gestione a un nuovo soggetto la struttura. E sarebbe proprio questo soggetto ad aver trovato il doppio accordo con prefettura e cooperativa per mettere a disposizione dell’accoglienza il tre stelle della regionale 10. «Al di là di quelle che possono essere le reazioni di pancia, credo doveroso cercare di gestire la situazione al meglio – commenta il sindaco Gambaretto -. Sono stato informato preventivamente dalla prefettura, ma non so ancora chi prenderà in gestione l’hotel: in teoria il gruppo dovrebbe arrivare tra una decina di giorni. Ho chiesto almeno di dilazionare un po’ gli arrivi nel tempo, per evitare un blocco unico. È evidente a tutti che si tratti di un business».
Ma il sindaco non ha inten- zione di alzare barricate. «Servono a poco: voglio chiarezza e per questo sto cercando in ogni modo di farmi ricevere dal ministro Angelino Alfano o da qualche rappresentante del Viminale per capire il modo in cui vanno gestiti – prosegue -. Voglio delucidazioni sulle annunciate linee guida, sull’ormai famoso tetto del tre per mille (tre rifugiati ogni mille abitanti, ndr) e sull’incompatibilità tra Cas (centri di accoglienza straordinaria gestiti dai privati, ndr) e Sprar (centri comunali, ndr)». Perché a Soave attualmente sono già ospitate 10 persone e, con l’applicazione della quota, il numero di profughi spettante (su circa 7.800 residenti) sarebbe circa di 21 persone. «Ma se io come Comune inizio a lavorare per aprire una mia struttura per l’accoglienza, poi tolgono i 100 ?» si domanda Gambaretto.
Anche il sindaco di Verona e segretario di Fare!, Flavio Tosi, interviene: «La soluzione è far sì che i Comuni si facciano carico obbligatoriamente di una quota di due o tre richiedenti asilo ogni mille abitanti, altrimenti si rischiano provvedimenti pericolosi per la democrazia come le requisizioni. Se queste venissero attuate senza il consenso della proprietà sarebbe un atto di prevaricazione legalizzata. È inoltre indispensabile imporre ai richiedenti l’obbligo di svolgere lavori socialmente utili».