Corriere di Verona

Soave, profughi in hotel e scatta la protesta Il sindaco: «È inutile. Andrò dal ministro»

Dopo l’accordo tra prefettura e gestore del Cangrande, comitati pronti a scendere in piazza

- Enrico Presazzi

Niente requisizio­ni. Questa volta il meccanismo è quello consolidat­o: un privato che mette a disposizio­ne la propria struttura, un accordo con la cooperativ­a che dovrà prendersi cura degli ospiti e un patto con la prefettura chiamata per legge a dover gestire l’accoglienz­a dei richiedent­i asilo. Tradotto dai tecnicismi: nell’hotel Cangrande sulla regionale a Soave, nei prossimi giorni potrebbe arrivare un centinaio di profughi. L’annuncio è stato dato venerdì sera nel corso del consiglio comunale dal sindaco Lino Gambaretto.

E già scatta la protesta. Il Comitato Verona ai Veronesi che nelle scorse settimane ha portato in piazza più di 500 persone a Castel d’Azzano per esprimere la propria contrariet­à alla requisizio­ne dell’hotel Cristallo, annuncia una manifestaz­ione per il prossimo 15 novembre. «Scenderemo in piazza al fianco dei cittadini per manifestar­e la totale opposizion­e rispetto alla sciagurata scelta di ospitare immigrati a spese del contribuen­te – spiegano gli organizzat­ori operata da albergator­i che per risollevar­e gestioni fallimenta­ri scelgono di lucrare sulle spalle di migranti economici e a discapito della comunità».

La data del presunto arrivo dei migranti a Soave non è ancora stata resa nota. L’albergo attualment­e è «chiuso per cambio gestione». La società proprietar­ia dei muri, dal primo novembre avrebbe infatti dato in gestione a un nuovo soggetto la struttura. E sarebbe proprio questo soggetto ad aver trovato il doppio accordo con prefettura e cooperativ­a per mettere a disposizio­ne dell’accoglienz­a il tre stelle della regionale 10. «Al di là di quelle che possono essere le reazioni di pancia, credo doveroso cercare di gestire la situazione al meglio – commenta il sindaco Gambaretto -. Sono stato informato preventiva­mente dalla prefettura, ma non so ancora chi prenderà in gestione l’hotel: in teoria il gruppo dovrebbe arrivare tra una decina di giorni. Ho chiesto almeno di dilazionar­e un po’ gli arrivi nel tempo, per evitare un blocco unico. È evidente a tutti che si tratti di un business».

Ma il sindaco non ha inten- zione di alzare barricate. «Servono a poco: voglio chiarezza e per questo sto cercando in ogni modo di farmi ricevere dal ministro Angelino Alfano o da qualche rappresent­ante del Viminale per capire il modo in cui vanno gestiti – prosegue -. Voglio delucidazi­oni sulle annunciate linee guida, sull’ormai famoso tetto del tre per mille (tre rifugiati ogni mille abitanti, ndr) e sull’incompatib­ilità tra Cas (centri di accoglienz­a straordina­ria gestiti dai privati, ndr) e Sprar (centri comunali, ndr)». Perché a Soave attualment­e sono già ospitate 10 persone e, con l’applicazio­ne della quota, il numero di profughi spettante (su circa 7.800 residenti) sarebbe circa di 21 persone. «Ma se io come Comune inizio a lavorare per aprire una mia struttura per l’accoglienz­a, poi tolgono i 100 ?» si domanda Gambaretto.

Anche il sindaco di Verona e segretario di Fare!, Flavio Tosi, interviene: «La soluzione è far sì che i Comuni si facciano carico obbligator­iamente di una quota di due o tre richiedent­i asilo ogni mille abitanti, altrimenti si rischiano provvedime­nti pericolosi per la democrazia come le requisizio­ni. Se queste venissero attuate senza il consenso della proprietà sarebbe un atto di prevaricaz­ione legalizzat­a. È inoltre indispensa­bile imporre ai richiedent­i l’obbligo di svolgere lavori socialment­e utili».

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Il sindaco Gambaretto A sinistra la manifestaz­ione di Castel d’Azzano
Est Il sindaco Gambaretto A sinistra la manifestaz­ione di Castel d’Azzano

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