Dalla sobrietà alle tensioni sugli esuberi: i 90 giorni del banchiere di lungo corso
MONTEBELLUNA (TREVISO) «Sono determinato a metter le mie competenze nell’informatica a disposizione delle sinergie da sviluppare con Bpvi». Sono da poco passate le 20 del giorno più lungo, quando Beniamino Anselmi, per novanta giorni presidente della Veneto Banca targata Atlante, si prepara a lasciare l’ufficio a Montebelluna. Quello che lui stesso aveva voluto al terzo piano, per stare in mezzo alla sua gente, come aveva detto lui, e non al piano nobile, al quarto, quello degli uffici di presidenti e amministratori delegati e della sala consiglio, con il lampadario da 60 mila euro che Anselmi aveva fulminato con un’occhiata il giorno dell’insediamento, dopo l’assemblea dell’8 agosto.
Se ne va, e la sola dichiarazione a cui si lascia andare è quella lì. Come a voler dire di non volerne sapere di altre polemiche, di chi dà il segnale di volersi allineare al nuovo compito assegnatogli, concentrandosi, tra banca e consorzio Sec, su uno snodo che sa complicato della fusione con Vicenza, che va chiusa in un anno, e su cui sa di aver parecchio da dire con la sua
esperienza. E su cui si metterà, al solito, pancia a terra.
Come ha fatto in novanta giorni di presidenza a ritmi forsennati. Quelli che si pensava, ancora ieri, che avrebbe chiuso almeno guidando l’assemblea del 16 novembre, convocata per approvare l’azione di responsabilità verso la gestione Consoli-Trinca. Uno dei risultati rivendicati da Anselmi, insieme al taglio degli stipendi e delle auto blu e alla vendita del jet privato, 3,6 milioni di euro e i test di volo completati in questi giorni in Germania. E ancora allo schema delle conciliazioni con i vecchi soci sulle azioni prima invendibili e poi azzerate, allineato con Vicenza, che dovrebbe essere approvato dai cda delle due banche - domani a Vicenza, venerdì a Montebelluna - e che sta prendendo una forma definita: un risarcimento compreso tra il 10-15 e il 25%, con 400 milioni complessivi da mettere sul tavolo, e una platea fino a centomila soci, che escluda i grandi finiti nel giro delle «baciate» i finanziamenti per acquistare azioni.
E poi nei novanta giorni frenetici di Anselmi
in Veneto Banca va messo sul conto anche il giro delle filiali, il tirar su il morale ai dipendenti. Non cosa fine a se stessa, insieme alla linea della «sobrietà» come l’aveva definita lui, ma una linea di chi sapeva che prima o dopo avrebbe dovuto chiede sacrifici. Proponendo, invece di mille esuberi, il taglio degli stipendi con un contratto di solidarietà tarato, si dice, su venti giornate l’anno. Proprio su questo, di fronte alla linea dura di Vicenza di voler tagliare come primo atto il 30% dei dipendenti, si è consumato lo scontro finale. Linea che Atlante, alla fine, aveva mostrato di aver scelto, insieme a quella della fusione con Popolare di Vicenza, spinta dal presidente Gianni Mion. E proprio sugli esuberi, sulle diverse visioni tra Vicenza e Montebelluna di quantificare subito l’organico in eccesso o di farlo solo al termine della costruzione dei piani industriali non sarebbero mancati momenti di tensione nel secondo vertice operativo sulla fusione, la scorsa settimana. Ieri l’atto finale.