Corriere di Verona

Paolo Barbaro, le due stagioni della vita L’amore, la sua Venezia e il tempo che passa: il romanzo postumo dello scrittore scomparso due anni fa

- di Giovanni Montanaro

«La sorpresa li fece sposare, in principio andò bene. Dopo qualche anno, il metafisico si rivelò nello stesso tempo troppo forte e più imprendibi­le del previsto; soprattutt­o non si capiva bene cosa fosse». È bello ritrovare le parole di Paolo Barbaro, trovarne ancora di nuove, anche dopo la sua morte, nel giugno del 2014. Sono parole esatte, rimuginate, senza ripiego, senza pressapoch­ismo, diverse da tante vaghe che infestano i nostri giorni. È una carezza dura leggere Le due stagioni

(134 pagine Euro 16,50) appena pubblicato, postumo e inedito, per Marsilio.

Un testo composto di due anime, riunite dall’editore. La prima estate è una storia alla Barbaro; Dario, assicurato­re quarantenn­e, sposato con famiglia, si innamora di Bruna, divorziata, e i due si mangiano il loro amore a Venezia, a Sant’Elena. Fin che un imprevisto non li divide, e forse li salva. Il secondo Diario d’inverno è invece l’insieme dei cahier che Barbaro teneva in casa sulla soglia dei suoi novant’anni, quando non riusciva più a scendere le scale e andare fuori.

I due testi trovano un insperato equilibrio; sono stagioni. Sono diversi, ma entrambi, sotto, hanno la stessa sensazione imminente del tempo e della natura, degli alberi, delle calli, dell’acqua, del tempo che passa, rinasce. «Dopo una mattina di pioggia, si è aperto un pomeriggio così luminoso che l’inverno pare finito. Sembra proprio in arrivo la Verta come dicevano una volta, in campagna: l’improvvisa apertura, l’avvio sfolgorant­e della nuova stagione». Già, la Verta, il desiderio delle cose belle, la sensazione che succedano anche senza di noi, ma forse per noi. E poi c’è Venezia, la Venezia dove si vive, si lavora, si fa famiglia, la città che sta «diventando sempre più se stessa» mentre tutte le altre città del mondo «tendono ad assomiglia­rsi tra di loro». Soprattutt­o, ci sono le donne, dappertutt­o, tante; quel loro rifugiare, per noi uomini, il senso della vita.

«Contro la morte, contro la fine senza scampo, contro le gondole nere e i ponti solitari, abbiano le brevi – spesso incerte – risorse magiche dell’amore», scrive Barbaro. Si congeda così Ennio Gallo, l’ingegnere di Mestrino trapiantat­o a Venezia, nato nel 1924, che cominciò a scrivere nel 1966, con il suo Giornale

dei Lavori. Pubblicava per Einaudi, e per un ingegnere di una delle più grosse aziende italiane non era opportuno né perdere tempo a scrivere né pubblicare con una editrice comunista. E così divenne il suo pseudonimo, Paolo Barbaro, da Diario a Due a Malalali fino al recente Cari fantasmi (Marsilio, 2013).

Lo ricorderan­no tre giorni di eventi, tra il 10 e il 12 novembre, tra il Candiani di Mestre e l’Ateneo Veneto a Venezia. Lo ricordo io, in cima a quella scala da cui non scendeva più, mentre spiava sul mappamondo i viaggi degli altri e si accorgeva di cose che non aveva mai visto, colori, cieli. Un poco spaventato, ma fiero, come a dover proteggere tutti. Un uomo di una volta, un borghese, di quelli che vivevano la vita come viti che reggono le impalcatur­e, che non possono allentarsi, non possono mica andarsene, sennò casca tutto. Eppure si domandavan­o, e avevano conosciuto la miseria, e avevano vinto. E sbagliavan­o, inquieti, e la cercavano, la vita, la felicità. Le parole giuste. «Mi sento felice quando arriva fin qui dove lavoro la voce di mia moglie che giù in cortile parla con nostra figlia (…) quando nei punti più dolenti delle mie ex articolazi­oni le fitte si placano per un momento (…) quando ritrovo nei troppi scaffali colmi di libri qui intorno, il libro che ho cercato invano per giorni (…) soprattutt­o sono felice quando mi metto a scrivere, e finalmente scrivo».

Il volume «La prima estate», passioni e segreti Le riflession­i di «Diario d’inverno»

La figura L’ingegnere che scriveva sotto pseudonimo, uno sguardo borghese

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Tre giorni a ingresso libero per ricordare Paolo Barbaro Giovedì 10 novembre, ore 18:00. al Candiani di Mestre lo spettacolo «Di acqua in acqua», musiche di Ambrosini
Venerdì 11 novembre, ore 17:00. Ateneo Veneto Venezia «Le due...
Gli incontri Tre giorni a ingresso libero per ricordare Paolo Barbaro Giovedì 10 novembre, ore 18:00. al Candiani di Mestre lo spettacolo «Di acqua in acqua», musiche di Ambrosini Venerdì 11 novembre, ore 17:00. Ateneo Veneto Venezia «Le due...
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