«Save scala il Catullo? Sì, se investe»
Fanno rumore le dichiarazioni di Marchi. E intanto il traffico di Villafranca cresce: ad ottobre +15,4% Tosi: nessun tabù, ma renda concreto il piano di sviluppo. Arena: via al progetto dell’aerostazione
Fanno rumore le ultime dichiarazioni di Enrico Marchi, presidente di Save, che ha ribadito la volontà di salire nel capitale del Catullo anche fino all’80-90% il prossimo anno. Flavio Tosi apre: «Nessuna preclusione, ma prima devono rendere concreti gli investimenti annunciati con il piano di sviluppo». Il presidente Paolo Arena annuncia: «Abbiamo affidato l’incarico per il progetto esecutivo dell’allargamento dell’aerostazione».
Enrico Marchi dichiara, a Verona ci si agita. Il presidente della Save, socio forte dell’aeroporto Catullo con il 40,3%, è tornato alla carica l’altro ieri: vuole non solo salire oltre la maggioranza del capitale, ma magari controllarne «l’80-90% in una società che resta autonoma. E speriamo che l’anno prossimo sia quello giusto».
Il disegno non è una novità. Lo è però la convinzione con cui Marchi è tornato alla carica, con tanto di tempi indicati. E chi si aspetta il fuoco di sbarramento da parte del famoso «territorio», può restare deluso. Flavio Tosi apre alla possibilità, mettendo però un paletto: «Facciano gli investimenti, li facciano pesanti - scandisce il sindaco dimostrino che l’intenzione di far crescere l’aeroporto è concreta. Dopodiché, nulla quaestio sulla loro volontà di salire nella governance. Noi siamo stati i primi a volere il matrimonio tra Catullo e Save. Intanto perché Enrico Marchi è stato l’unico a venire qui per fare proposte serie, mettendoci soldi veri. E poi perché in tutti questi anni a Venezia ha fatto vedere le sue capacità gestionali. Sapevamo che la Save era più grande, e quindi quale sarebbe stato in prospettiva il suo ruolo (dominante, ndr) nell’ambito di un polo aeroportuale unico. Ora dobbiamo vedere risultati sugli investimenti: mi risulta che siano programmati, e che per vederne lo sviluppo è questione solo di tempi burocratici». Per Tosi la replica del famoso «modello Treviso» si può fare. E pazienza se uno dei suoi, il consigliere comunale Giorgio Pasetto, la pensa all’opposto e inorridisce «all’idea di trasformare Verona in un aeroporto low cost di nicchia, come a Treviso».
La possibilità che si acceleri sul fronte della compagine azionaria non sembra poi così imminente. C’è un patto di sindacato tra Save e Aertre (la srl dei soci pubblici, ha il 47%) che è in vigore anche il prossimo anno. E stabilisce il divieto, a entrambi gli azionisti, di superare la soglia del 50%. Poi ci sono le elezioni comunali di mezzo: improbabile che si muova foglia prima dell’insediamento di un nuovo sindaco a Verona. Però la volontà (di Save) resta, e i patti parasociali si possono sempre stracciare, se c’è accordo delle parti.
Un altro che non si scandalizza all’idea è il presidente del Catullo. «Se il socio Save - riflette Paolo Arena - esprime ancora una volta la volontà di conquistare la maggioranza del capitale, significa che la società è attrattiva. Sarei molto più preoccupato, da presidente, che il Catullo non interessasse a nessuno». Ed è l’occasione per rivendicare i buoni risultati: «Ad ottobre il traffico di Villafranca è cresciuto del 15,4%; da gennaio a settembre siamo nell’ordine di sette punti percentuali. Neos ha sviluppato i charter a lungo raggio, Ryanair conta ora cinque voli, Volotea potenzierà il prossimo anno la sua base con una macchina in più».
Ma gli investimenti, quelli invocati dallo stesso sindaco? Il piano di sviluppo c’è, è quello complessivo da 80 milioni in quattro anni, approvato dall’Enac nel luglio del 2015. «Da allora non è che non si sia fatto nulla. Basti pensare a tutti i lavori in zona airside, in pista o per l’ampliamento del 30% delle aree commerciali duty free». Ma la madre di tutti gli interventi è il famoso piano Romeo
revised. Il grosso ampliamento dell’aerostazione, per capirci. A che punto siamo? «Un paio di settimane fa è stato affidato, con bando, l’incarico a una società di ingegneria per la realizzazione del progetto esecutivo». Poi ci vorranno nuovi timbri ministeriali, quindi finalmente si potrà passare alla gara per la realizzazione dei lavori, salvo intoppi e ricorsi, che in Italia sono pane quotidiano. Minimo, se ne parla a 2017 inoltrato. «Ma chi pensa che abbiamo perso tempo, non ha idea delle difficoltà burocratiche per realizzare le opere in un aeroporto. Dallo scorso anno, abbiamo lavorato incessantemente per superare tutti i passaggi relativi alla Valutazione di impatto ambientale e affrontare le varie conferenze dei servizi. Chi afferma che Save è una zavorra si sbaglia di grosso: è grazie alle loro competenze consolidate su tutti questi temi che stiamo andando avanti. E sono orgoglio di far parte di un polo unico aeroportuale. La partita che ci giochiamo, come ha ricordato il ministro Delrio, è quella del raddoppio del traffico nei prossimi anni. Verona e Brescia hanno davanti grandi opportunità, ma solo nell’ambito di sistemi in grado di essere competitivi. Insieme a Save possiamo esserlo».
Arena Altro che ostacolo, con Venezia stiamo crescendo A ottobre +15,4% dei passeggeri