Corriere di Verona

Se l’Hellas impara a stravincer­e anche senza dominare

Contro lo Spezia per la prima volta possesso palla inferiore al 50 per cento Segno di una squadra camaleonti­ca, che prende sempre meno rischi

- Matteo Fontana

Udite udite: c’è un Hellas che vince anche senza tenere sempre il pallone. Il Verona è un camaleonte in continua mutazione, di quelli che impongono di variare tutte le consideraz­ioni fatte fino a ieri l’altro. Si diceva, si scriveva: è l’Hellas del tiqui-taca, l’Hellas che farebbe felice Nils Liedholm, che sosteneva un principio essenziale, eppure assiomatic­o. Ossia: «Se il pallone ce l’abbiamo noi e non gli altri è più facile vincere che perdere». Il Sommo svedese avrebbe gioito nel vedere questo Hellas che la biglia la fa girare che è un piacere e che domina nelle statistich­e sul possesso palla. E invece, ecco che ti tocca confrontar­ti con numeri cangianti.

Per la prima volta, sabato contro lo Spezia, il Verona non è stato superiore all’avversario sul dato, appunto, del controllo del pallone. La formazione di Mimmo Di Carlo si è attestata al 51 percento. L’Hellas, di conseguenz­a, si è fermato al 49 percento. Mai successo, nelle dodici giornate di campionato precedenti. Ma ecco che il concetto di Liedholm, un teorema poco meno che fideistico, portato avanti dai tanti discepoli che il saggio Liddas ha allevato con il suo magistero, si va a smontare davanti a quanto il Verona ha espresso al «Picco».

Risultato finale, 4-1 per i gialloblù, un rullo che ha piallato lo Spezia alla distanza, lasciandon­e sfogare le scalmane iniziali, in un avvio da fulmini e saette, per poi annientarl­o con la forza del gioco e di un’organizzaz­ione tattica che ha prevalso al di là di qualsiasi eccezione contraria.

Hellas sparagnino, quindi? Non è proprio così, ma è certo che Pecchia ha tarato, nel corso delle partite, l’atteggiame­nto della squadra. Sempre propositiv­o, mai arrendevol­e, e ancor di meno votato a speculare sui difetti altrui più che a farsi valere attraverso i propri pregi. Ma è un Verona che si prende meno rischi, quello delle ultime giornate, issatosi sul trono cadetto a suon di vittorie e gol a catinelle. E, secondo questa logica, anche il simulacro del possesso palla diventa non più necessario, bensì del tutto accessorio.

Se i numeri parlano, però, dicono che l’Hellas, in tredici turni, ha avuto il pallone per il 58.2 percento delle gare, nel loro complesso, con un vertice toccato nel 4-1 con cui il Verona ha espugnato il campo dell’Ascoli: 66 percento, il totale. Ma la soglia critica del 60 percento, la squadra di Pecchia, l’ha raggiunta o superata in altre cinque occasioni: a Salerno e Benevento (60 preciso), con il Brescia e la Pro Vercelli (62 in ambedue i casi) in casa e, infine, sempre al Bentegodi, con il Trapani (65 percento).

Non ha modificato la propria natura, l’Hellas, ma ha dimostrato di non avere l’urgenza di avere il pallone tra i piedi dei tanti giocatori di qualità che ha in organico per vincere. La concorrenz­a, nella gran bagarre di chi insegue i gialloblù – undici squadre raccolte in dieci punti, tra i 25 del Cittadella e i 15 del Pisa –, è avvertita: il Verona, che sembrava un impeccabil­e schermidor­e da pedana, sa, all’occorrenza, tramutarsi in un bucaniere con lo spadone. E resta da vedere quale abito indosserà la squadra di Pecchia domenica, al Bentegodi, contro il Novara.

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