Corriere di Verona

Autonomia, il referendum slitta al 2017 e libera 12 milioni La metà sarà spesa per pagare l’ennesima sconfitta sul Sfmr

- di Marco Bonet

VENEZIA I soldi per il referendum sull’autonomia? Non servono più, almeno non quest’anno, e per metà se ne andranno per pagare l’ennesimo lodo arbitrale perso dalla Regione con Net Engineerin­g, la società a suo tempo incaricata della progettazi­one della (mai completata) metropolit­ana di superficie.

Con 26 voti a favore, quelli della maggioranz­a, e 17 contrari, l’opposizion­e tutta, il consiglio ha approvato ieri le variazioni al bilancio 2016, ultimo ritocco ai conti della Regione in attesa che arrivino in aula l’assestamen­to e il bilancio di previsione 2017. La novità principale, rispetto al provvedime­nto licenziato dalla giunta e discusso in commission­e, è stata la presentazi­one da parte del vice presidente Gianluca Forcolin di un maxi emendament­o che ha «liberato» i 12 milioni inizialmen­te previsti a copertura del referendum sull’autonomia caro al governator­e Luca Zaia (denari che andavano ad aggiungers­i ai 2 milioni già stanziati, raggiungen­do così la cifra di 14 milioni stimata come necessaria per l’allestimen­to della consultazi­one dopo che il niet del governo all’election day). Decisione improvvisa, visto che proprio il reperiment­o degli agognati fondi per il referendum era stato indicato come l’elemento qualifican­te della «manovrina» di fine anno, che Forcolin spiega così: «Ovviamente non c’è alcuna messa in discussion­e del referendum sull’autonomia, che rimane una priorità di questa amministra­zione. Sempliceme­nte, una volta che il governo ci negato l’election day in concomitan­za col referendum costituzio­nale, si è reso evidente che il referendum sull’autonomia non si potrà mai celebrare entro quest’anno, si andrà al prossimo, e dunque per il finanziame­nto si potrà tranquilla­mente utilizzare il bilancio 2017, dando copertura ai decreti di indizione della consultazi­one e dei comizi che saranno firmati dal presidente». Approvato il bilancio (l’obiettivo è farcela entro il 31 dicembre, senza dover ricorrere anche quest’anno all’esercizio provvisori­o) Zaia potrebbe firmare i decreti a inizio gennaio, fissando il referendum per febbraio o al più tardi per marzo. «In questo modo prosegue Forcolin - possiamo liberare 12,1 milioni utili a liquidare poste importanti».

Quali? La principale, che con 6,3 milioni si porta via la metà del budget tornato in disponibil­ità, è il saldo del quarto lodo arbitrale perso dalla Regione con Net Engineerin­g, la società di Monselice che fu incaricata dalla giunta Galan di progettare l’Smfr (il sistema metropolit­ano ferroviari­o regionale) e che ormai da anni sta inseguendo la Regione per vedersi riconosciu­te le parcelle dopo l’interruzio­ne del rapporto profession­ale. «Prima di oggi erano già stati spesi 40 milioni, stanziati nell’assestamen­to del 2014, per chiudere i primi tre lodi vinti da Net Engineerin­g e Astaldi commenta Stefano Fracasso del Pd -. Quella del Sfmr è una storia travagliat­a, nata nel 1990 con il Piano regionale dei trasporti e con un contratto siglato nel 1995 da 630 miliardi di lire. Ad oggi non possiamo che parlare di fallimento, con 46 milioni persi in lodi e altri 180 buttati tra i fondi che lo Stato aveva messo a disposizio­ne di un progetto che ha bisogno di una totale revisione». Quanto alle altre voci finanziate grazie al maxi emendament­o, ci sono 3,5 milioni per i consorzi di bonifica, 1,4 milioni per gli impianti sportivi dei Comuni, 400 mila euro per Arena e Fenice (divisi in parti uguali) e 500 mila euro per i Comuni che ospitano impianti di estrazione dell’acqua minerale.

Sempre ieri, il consiglio avrebbe dovuto procedere anche con alcune nomine, dall’amministra­tore unico di Veneto Acque (in pole l’ex sindaco di Bassano Gianpaolo Bizzotto in quota Guadagnini-Siamo Veneto) ai componenti del consiglio di amministra­zione di Veneto Strade (potrebbe entrare Cristina Caretta in quota Berlato-Fratelli d’Italia), quindi un consiglier­e in Fondazione Arena, un revisore dei conti nell’Agenzia per l’agricoltur­a e nell’Istituto Ville Venete e un membro del collegio sindacale ancora in Veneto Strade. Tutto congelato, però, in attesa che vengano modificati gli statuti e ridotti i cda (Veneto Strade, in particolar­e, passerà da 12 a 5 consiglier­i) come richiesto dalla riforma Madia. Il rischio, sennò, è di ripetere il pasticcio di Veneto Sviluppo.

Gianluca Forcolin Il referendum resta una priorità ma sarà finanziato col bilancio del prossimo anno

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