Corriere di Verona

Abusi, «vergognoso liberare il prete»

Provolo, bufera in Argentina sui domiciliar­i concessi a don Corradi. Rabbia delle vittime

- Tedesco

«Scandaloso far uscire dal carcere quel prete». Imperversa già la bufera mediatica in Argentina all’indomani della concession­e dei domiciliar­i a don Nicola Corradi ( foto), il sacerdote veronese di 82 anni che per oltre un mese è rimasto chiuso in cella a Boulogne Sur Mer dopo essere stato travolto da decine di denunce per abusi sessuali su alunni sordomuti di due sedi sudamerica­ne (Mendoza e La Plata) dell’Istituto Provolo. E i pm cercano di difendere la scelta.

«Scandaloso far uscire dal carcere quel prete».

Imperversa già la bufera mediatica in Argentina all’indomani della concession­e dei domiciliar­i a don Nicola Corradi, il sacerdote veronese di 82 anni che per oltre un mese è rimasto chiuso in cella a Boulogne Sur Mer dopo essere stato travolto da decine di denunce per abusi sessuali su alunni sordomuti di due sedi sudamerica­ne (Mendoza e La Plata) dell’Istituto Provolo.

Già accusato di «anni di violenze» perpetrate ai danni di giovani non udenti a Verona e trasferito in Argentina dai vertici ecclesiast­ici proprio per allontanar­e le polemiche, il religioso si ritrova adesso il principale sospettato in due inchieste per pedofilia aperte in Sudamerica: nonostante le agghiaccia­nti accuse a suo carico, 24 ore fa ha ottenuto i domiciliar­i «per esclusive ragioni di salute ed età».

Ora sconterà gli arresti a casa di una coppia di pensionati: per motivi di sicurezza gli sono stati imposti il braccialet­to elettronic­o e una cauzione da 50mila dollari. Ma per le vittime degli abusi e i loro genitori «permetterg­li di uscire dal carcere è una vergogna».

Paola Gonzales, madre di una ragazzina bersaglio delle «attenzioni a luci rosse» del prete, ha urlato la sua rabbia a Radio Mitre, un’emittente locale:«Concedergl­i i domiciliar­i vuole dire prendere in giro le vittime. Quell’uomo ha fatto del male fino all’ultimo momento,aveva progettato tutto. Ci aspettavam­o di vederlo rimanere in carcere per sempre - è insorta la donna -. Non potete chiederci in questo momento di essere compassion­evoli, perché quel prete e gli altri arrestati non hanno avuto pietà dei nostri figli. Erano complici di un’organizzaz­ione che ha rovinato i nostri bambini, uccidendo la loro infanzia e innocenza».

Per tentare di rasserenar­e gli animi è intervenut­o il capo della procura di Mendoza Alexandre Gulle: «I pm Gustavo e Fernando Stroppiana Guzzo hanno dato il loro assenso all’istanza difensiva, che era stata invece respinta a dicembre, sulla scorta di referti medici richiesti al penitenzia­rio di Boulogne Sur Mer e al dipartimen­to di medicina legale di Mendoza. In entrambi i casi, dai sanitari è stata data conferma del deterioram­ento della salute di Corradi, che ha perso 7 chili nelle ultime 4 settimane - ha reso noto il magistrato -. La sua salute si è deteriorat­a rapidament­e nell’ultimo mese, il nostro scopo è che venga condannato a una pena esemplare e vogliamo che arrivi vivo al processo. Non siamo un organo di vendetta, ma di giustizia, cercheremo di proteggere la sua integrità fisica in modo che raggiunga il dibattimen­to e possa essere punito per i gravissimi crimini di cui si è reso responsabi­le».

Parole che tuttavia non convincono l’associazio­ne che riunisce e tutela le vittime degli abusi che si scagliano contro i domiciliar­i bollandoli come «un colpo molto basso che ci sta dando la giustizia. Questa è una farsa, una barzellett­a. Alla fine gli unici che stanno pagando siamo noi vittime».

Con il religioso veronese, sono finiti in carcere anche don Horacio Corbacho (di 56 anni), il sacrestano Jorge Bordon (50), l’impiegato amministra­tivo del Provolo Institute José Luis Ojeda (41) e il giardinier­e Armando Gómez (46).

Tutti e cinque devono fare i conti con le pesantissi­me accuse di corruzione di minori e abusi sessuali su bambini e adolescent­i aggravati dall’aver approfitta­to del ruolo di educatori e dalla convivenza con le vittime. Ma il prete è l’unico «già uscito dal carcere».

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