Corriere di Verona

Gondolieri, restaurato­ri, ambulanti «Io al lavoro ci vado in tuta da sci»

Venezia e Treviso, i disagi tra i lavoratori. Ma anche il business

- Milvana Citter

Massimilia­no Zamperla è un omone alto e ben piazzato, giubbotto pesante e cappello di lana in testa. Dalle 9 del mattino a sera inoltrata sta dentro la sua casetta di legno, nel centro di Treviso a vendere pop corn, zucchero filato e, soprattutt­o, vin brulè con Raboso del Piave. «Il freddo rende questo lavoro massacrant­e», spiega.

E il suo non è l’unico mestiere reso più complicato dall’ondata di gelo che ha investito il Veneto. Dai poliziotti ai muratori, da venditori ambulanti impegnati nei mercatini rionali ai volontari che regolano il traffico davanti alle scuole: per chi è costretto a rimanere all’aperto, queste temperatur­e sono insopporta­bili.

Massimo Zamperla, con il suo pentolone di vino bollente, è uno di loro. Se non altro, gli affari vanno a gonfie vele: «C’è un lato positivo, anche la gente ha freddo e quindi per riscaldars­i beve più brulè». Fabio, artigiano di Tezze sul Brenta, intorno a sé ha caldissime pantofole e ciabatte in lana cotta, ma anche il gelo di piazza dei Signori che gli ha reso il volto paonazzo : «È dura lavorare all’aperto», ammette stretto nel suo piumino. Si sfrega le mani, coperte dai guanti. «Spero di avere sempre qualche cliente con cui parlare, per distrarmi. Il resto del tempo lo passo in piedi, camminando su è giù per non congelare».

Pochi metri più in là, all’imbocco di via Calmaggior­e, c’è una bancarella di dolciumi e caldarrost­e e proprio il braciere per cuocerle diventa il mezzo con cui scaldarsi per l’ambulante che li vende: «Anche quando le abbiamo finite, continuiam­o a tenerlo acceso per scaldarci».

Altra categoria esposta al gelo di questi giorni è quella dei gondolieri. «Non è facile vogare quando il freddo si fa intenso, ci vuole ancora più abilità», rivendica con orgoglio Aldo Reato, il presidente dei gondolieri. «L’uso dei guanti riduce la sensibilit­à. Per questo cerchiamo di non utilizzarl­i e a volte fa così freddo che le mani fanno male...». Ricorrere a qualche trucco del mestiere è fondamenta­le: «Occorre asciugare costanteme­nte l’interno della gondola, per evitare che ci sia del ghiaccio, che potrebbe far scivolare i clienti. Se poi si è già formato, lo bagniamo con l’acqua dei canali: il sale che contiene lo fa sciogliere rapidament­e».

La trevigiana Daniela Massi fa la restauratr­ice e in questi giorni è impegnata nella sistemazio­ne di un’abitazione ai Buranelli. «Resto ferma per ore - racconta - e nei lavori più delicati non posso permetterm­i il lusso di utilizzare guanti troppo spessi ma neppure di tremare». E allora come si fa? «In questi giorni vado al lavoro con indosso la tuta da sci. Per riscaldare le mani, invece, utilizzo dei sacchetti termici...».

A combattere il gelo sono anche coloro che si occupano di garantire la sicurezza del territorio e che a volte si ritrovano a fare i conti con un equipaggia­mento non proprio adeguato. «Quello del vestiario per gli agenti resta un problema irrisolto - spiega Mirko Pesavento, del Sindacato autonomo di polizia - ci sono difficoltà a ottenere stivali della misura giusta e spesso i pantaloni sono vecchi e riciclati dai colleghi che restano in ufficio. Guanti e berretti di lana, infine, dobbiamo comprarli di tasca nostra».

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