Corriere di Verona

Muore il docente, Iuav costretto a negare mail e identità digitale ai suoi famigliari

Venezia, esplode il caso: «Serve una legge sull’eredità delle chiavi web»

- Pierfrance­sco Carcassi

Era morto all’improvviso, lasciando «prigionier­i» del suo account universita­rio studi, ricerche, riflession­i, ricordi di famiglia, foto, conversazi­oni, consigli, schizzi, idee. Una vita personale e profession­ale, da docente universita­rio. La sua famiglia aveva le chiavi della sua identità digitale, ma nelle settimane seguenti alla morte non si era dedicata a salvare le cose, gli studi, i ricordi a cui teneva di più. E così quando l’Istituto universita­rio di architettu­ra di Venezia ha bloccato l’account del docente, impedendo ai familiari e al suo più stretto collaborat­ore di accedervi liberament­e, è scoppiato il caso. Che si è concluso qualche mese dopo con la cancellazi­one dell’identità digitale del prof.

Le caselle di posta elettronic­a, assieme agli account di altri servizi come i social media, racchiudon­o una miniera di dati e informazio­ni sulle vite degli utenti, a volte di grande valore economico.

Ma cosa accade a questi dati con la morte inaspettat­a di un utente, loro legittimo proprietar­io? La privacy è stata il motivo della cancellazi­one, oltre che della precedente decisione di bloccare l’accesso ai familiari e a uno stretto collaborat­ore. L’account eliminato conteneva materiale profession­ale e privato, come previsto dalla legge che ne regola l’uso da parte dei professori universita­ri: da scambi di messaggi personali fino a dettagli e materiale di lavoro sugli ultimi progetti di ricerca. Tutto svanito in un clic, a causa di un vuoto legislativ­o che non tutela il materiale intellettu­ale dopo la scomparsa del proprietar­io.

Iuav si è sentita costretta a fare questa scelta, ma ha deciso di approfondi­re il problema e di porre il tema alla riflession­e nazionale e legislativ­a. Per questo, il Comitato Unico di Garanzia di Iuav sta preparando per il 2017 un calendario di dibattiti pubblici allo scopo di richiamare l’attenzione sul tema dell’identità digitale e stendere una «Carta dei diritti e dei doveri» in materia di gestione degli account e della loro trasmissio­ne ereditaria da proporre prima a Iuav ed eventualme­nte ad altre istituzion­i. IL primo incontro pilota dal titolo «Eredità digitale. A chi lasci le chiavi della tua vita?» si è tenuto qualche settimana fa a Venezia con ospiti l’avvocato Alessandro del Ninno, docente di Informatic­a Giuridica all’università Luiss di Roma ed esperto di protezione dei dati, e la professore­ssa Barbara Pasa, docente di Proprietà Intellettu­ale comparata allo Iuav. Tra i temi trattati la definizion­e di identità digitale, il diritto all’oblio, i nodi legislativ­i e la necessità di un regolament­o interno alle aziende per tutelare il destino degli account in caso di morte. Una delle possibili soluzioni è la nomina di un amministra­tore di fiducia dei dati o di un erede che possa avere accesso per un tempo limitato e decidere se scaricarli o cancellarl­i. Ma l’urgenza di leggi specifiche rimane, anche per i 71 milioni – più dei cittadini italiani - di caselle di posta elettronic­a attive nel nostro paese, stando ai numeri di una ricerca dell’azienda MagNews. Se già è raro pensare alla propria eredità materiale, ancor meno si

Lavoro L’uomo cerca qualsiasi lavoro per potersi mantenere La Carta dei diritti

La sta preparando il Comitato etico: riguarderà l’account e la sua trasmissio­ne ereditaria

considera l’importanza di quella digitale, ormai sempre più coincident­e con le nostre vite. E di cui si parla ancora troppo poco.

La famiglia del docente morto all’improvviso la primavera scorsa alla fine ha accettato la decisione di Iuav senza procedere per le vie legali.

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Le email Si discute dell’«eredità» dell’account

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