Muore il docente, Iuav costretto a negare mail e identità digitale ai suoi famigliari
Venezia, esplode il caso: «Serve una legge sull’eredità delle chiavi web»
Era morto all’improvviso, lasciando «prigionieri» del suo account universitario studi, ricerche, riflessioni, ricordi di famiglia, foto, conversazioni, consigli, schizzi, idee. Una vita personale e professionale, da docente universitario. La sua famiglia aveva le chiavi della sua identità digitale, ma nelle settimane seguenti alla morte non si era dedicata a salvare le cose, gli studi, i ricordi a cui teneva di più. E così quando l’Istituto universitario di architettura di Venezia ha bloccato l’account del docente, impedendo ai familiari e al suo più stretto collaboratore di accedervi liberamente, è scoppiato il caso. Che si è concluso qualche mese dopo con la cancellazione dell’identità digitale del prof.
Le caselle di posta elettronica, assieme agli account di altri servizi come i social media, racchiudono una miniera di dati e informazioni sulle vite degli utenti, a volte di grande valore economico.
Ma cosa accade a questi dati con la morte inaspettata di un utente, loro legittimo proprietario? La privacy è stata il motivo della cancellazione, oltre che della precedente decisione di bloccare l’accesso ai familiari e a uno stretto collaboratore. L’account eliminato conteneva materiale professionale e privato, come previsto dalla legge che ne regola l’uso da parte dei professori universitari: da scambi di messaggi personali fino a dettagli e materiale di lavoro sugli ultimi progetti di ricerca. Tutto svanito in un clic, a causa di un vuoto legislativo che non tutela il materiale intellettuale dopo la scomparsa del proprietario.
Iuav si è sentita costretta a fare questa scelta, ma ha deciso di approfondire il problema e di porre il tema alla riflessione nazionale e legislativa. Per questo, il Comitato Unico di Garanzia di Iuav sta preparando per il 2017 un calendario di dibattiti pubblici allo scopo di richiamare l’attenzione sul tema dell’identità digitale e stendere una «Carta dei diritti e dei doveri» in materia di gestione degli account e della loro trasmissione ereditaria da proporre prima a Iuav ed eventualmente ad altre istituzioni. IL primo incontro pilota dal titolo «Eredità digitale. A chi lasci le chiavi della tua vita?» si è tenuto qualche settimana fa a Venezia con ospiti l’avvocato Alessandro del Ninno, docente di Informatica Giuridica all’università Luiss di Roma ed esperto di protezione dei dati, e la professoressa Barbara Pasa, docente di Proprietà Intellettuale comparata allo Iuav. Tra i temi trattati la definizione di identità digitale, il diritto all’oblio, i nodi legislativi e la necessità di un regolamento interno alle aziende per tutelare il destino degli account in caso di morte. Una delle possibili soluzioni è la nomina di un amministratore di fiducia dei dati o di un erede che possa avere accesso per un tempo limitato e decidere se scaricarli o cancellarli. Ma l’urgenza di leggi specifiche rimane, anche per i 71 milioni – più dei cittadini italiani - di caselle di posta elettronica attive nel nostro paese, stando ai numeri di una ricerca dell’azienda MagNews. Se già è raro pensare alla propria eredità materiale, ancor meno si
Lavoro L’uomo cerca qualsiasi lavoro per potersi mantenere La Carta dei diritti
La sta preparando il Comitato etico: riguarderà l’account e la sua trasmissione ereditaria
considera l’importanza di quella digitale, ormai sempre più coincidente con le nostre vite. E di cui si parla ancora troppo poco.
La famiglia del docente morto all’improvviso la primavera scorsa alla fine ha accettato la decisione di Iuav senza procedere per le vie legali.