Venetex, in 120 giorni transazioni per 200 mila euro Rete pronta ad aprirsi a privati e welfare aziendale
È una vera impennata di consenso quella che sta riscuotendo Venetex, la moneta virtuale lanciata lo scorso aprile dall’omonima startup partecipata da Venetwork sul modello dell’apripista sarda Sardex. Da settembre, primo mese di effettiva operatività del sistema, gli scambi fra imprese in valuta telematica hanno raggiunto quota 200 mila Venetex (200 mila euro) e le imprese aderenti 156, per quasi la metà nel Padovano. «Siamo certi – sostiene l’amministratore delegato, Francesco Fiore – che entro il 2017 il loro numero sarà almeno triplicato e che sarà possibile, a quel punto, aprire il circuito anche alle persone fisiche». Chiunque, in altri termini, potrà aprire un proprio conto elettronico in Venetex ed effettuare acquisti senza toccar moneta, dimensione del tema che diventa interessante alla luce delle crescenti aperture di aziende anche molto piccole a strumenti di welfare aziendale a vantaggio dei propri dipendenti. «È ancora un fenomeno a macchia di leopardo – aggiunge l’ad – ma stiamo registrando un interesse sempre più ampio anche dalle associazioni di categoria del commercio o dell’artigianato, come del sistema Cooperative».
Il vantaggio collegato all’impiego dei Venetex, è bene ricordare, sta che a circolare nella rete di clienti e fornitori iscritti non è denaro, con tutti i tempi tecnici che passano fra l’emissione di una fattura e il suo saldo, l’accreditamento in un conto bancario, eccetera, ma titoli di credito virtuali con valori nominali esattamente equivalenti alla moneta. Avere una merce o una prestazione pagata in Venetex, in sostanza, consente di usare subito gli stessi per effettuare transazioni con altri interlocutori del network utilizzando un qualsiasi terminale (pc, tablet, smartphone) per gestire il proprio conto.
La conseguenza più visibile è l’esclusione dell’intermediazione bancaria e la possibilità di non dover più ricorrere a finanziamenti a breve per tamponare i periodi di attesa fra una fornitura ed il saldo di quanto dovuto, aspetto responsabile spesso di crisi di liquidità fra le microimprese. Il tutto con la tutela di una società che garantisce la serietà degli aderenti e che chiede una retta annuale fissa parametrata a scaglioni di fatturato.
Il successo o meno di un simile modello, perciò, sta tutto nell’abbracciare con il proprio perimetro (rigorosamente entro i confini regionali) una comunità di soggetti il più possibile autosufficiente per la varietà delle merci e dei servizi forniti e questo, spiega ancora Fiore, «in Veneto sta riuscendo meglio che in altre regioni in cui un identico sistema è già stato introdotto grazie alla presenza di filiere complete». Con un interesse che presto coinvolgerà anche il consumatore che abbia parte delle proprie entrate come moneta virtuale. A Padova fanno già parte del circuito dentisti, fornai, ottici, elettricisti, imbianchini, riparatori pc, manutentori oltre a gestori di locali pubblici .