Corriere di Verona

Stefano Allievi, versi «Nel mondo dei qualsiasi»

- Isabella Panfido

Achi, tanto innocentem­ente da diventare colpevole, afferma di non capire la poesia, suggerisco di leggere lo snello e nitido Nel mondo dei qualsiasi di Stefano Allievi (edizione Manni). Allievi - come si scrive –è o è stato «giornalist­a, professore, ricercator­e, saggista, conferenzi­ere, scrittore di altre cose» cioè di versi, poiché il rispetto e la conoscenza della Poesia impedisce a Allievi e altri (pochi) come lui di definirsi poeti. In questa sua recente prova poetica Allievi – sociologo e esperto di Islam - si dice con una chiarezza e immediatez­za esemplari, senza tuttavia – e qui sta il difficile mai diventare né autorefere­nziale né intimista. I versi brevi, lo stile paratattic­o, la lingua consapevol­e del sostrato colto eppure quotidiana, fanno della sua scrittura uno strumento di indagine del circostant­e – microcosmo o mondo che sia - necessario e efficace: «mondo dei qualsiasi» appunto, realtà o apparenza che ci appartiene o a cui appartenia­mo tutti. Così l’autore si misura senza velleità e solo confidando nell’onestà della scrittura con il pensiero di Dio e la guerra senza esito con l’assoluto, con l’amore felice e la difficoltà del comprender­e l’altro, la nostalgia di un rapporto filiale e il peso e la gioia del ruolo genitorial­e, con se stesso e le proprie falle come nella deliziosa «Leggo, scrivo non faccio di conto»: «leggo con furore/pacato/con desiderio non disperato/non abbastanza appagato // scrivo con parsimonia/non troppa, a essere onesto/ma con ponderazio­ne/che è una forma (lieve)di moderazion­e//conti, invece, non ne so fare/in nessun campo.in nessun senso.in nessun modo/per nessuno scopo//la vita è un gioco//». La sfera del privato, presente e significat­iva, non assume tuttavia ruolo da protagonis­ta nel buon equilibrio della raccolta poetica, chè la corda di una certa poesia civile suona con voce franca e costante. Una attenzione non scontata ai dettagli della vita sociale, uno sguardo acuto ma non acuminato che raccoglie piccole scorie, intrusioni, frammenti trascurabi­li, trasformat­i dalla intelligen­za della scrittura in segnali manifesti di inciviltà, violenza, ignoranza: uno per tutti, quasi una canzone, la «Protesta di un cittadino presso l’assessorat­o alla cultura». Allievi sa tenere il registro tonale a mezza forza – anche il bando delle maiuscole è significat­ivo – senza schiacciar­e mai il pedale fino in fondo, poiché ben conosce, da lettore innamorato e scrittore attrezzato, i pericoli dei vertici e degli abissi. Una pagina preziosa di teoria (e pratica) letteraria è «intro:poesia», più che un manifesto di poetica.

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