«Quel parto, i veleni e la paura dell’acqua»
«Durante la gravidanza ho sofferto di preeclampsia e la mia bimba aveva un ritardo della crescita». Una madre, abitante nelle zone contaminate dal Pfas, racconta la sua storia. Uno studio della Regione ha messo in relazione i Pfas con disturbi ai neonati.
«Vede? L’acqua che esce dal rubinetto sembra pura, innocua...».
È questo che la spaventa? «Certo! Perché non si percepisce la loro presenza, come se le Pfas fossero irreali. E come ci si difende da qualcosa che neppure si vede?».
È l’ora di pranzo e lancia un’occhiata ai fornelli. C’è una pentola sul fuoco e la pasta da buttare. Fuori dalla finestra, le macchine percorrono viale Europa, la strada che taglia in due Montecchio Maggiore, uno dei comuni inseriti nella fascia a maggior rischio di contaminazione da sostanze perfluoroalchiliche.
Barbara (il nome è di fantasia, visto che si parlerà anche della salute di sua figlia) è una mamma di 33 anni e lavora come specialista nell’ambito sanitario. La sua bambina è nata il 5 dicembre 2013, quando della pericolosità di questi composti ancora non si parlava, tantomeno di mettere dei filtri a carbone nell’acquedotto. E lei, come quasi tutti nella zona, beveva l’acqua inquinata che usciva dal rubinetto. «Durante la gravidanza ho sofferto di preeclampsia e la mia bimba aveva un ritardo di crescita rispetto all’epoca gestazionale», ricorda.
Il dubbio che le viene, adesso che ha letto i risultati dello studio redatto dalla commissione tecnica istituita dalla Regione, è che ci possa essere una correlazione tra la sindrome - comunemente nota come gestosi - e la prolungata assunzione di sostanze perfluoroalchiliche. Per lei, come per tutte le altre mamme della zona che hanno avuto i suoi stessi problemi, è impossibile averne la certezza. Sa soltanto due cose: «Che i test a cui mi sono sottoposta hanno escluso una predisposizione genetica», e che dallo studio del Registro nascite «emerge come siano stati evidenziati in particolare l’incremento delle preeclampsia, dei nati con peso molto basso alla nascita, dei nati piccoli per età gestazionale...».
Quando ha scoperto di soffrire di preeclampsia?
«L’ecografia del terzo trimestre aveva evidenziato che la bimba aveva una circonferenza addominale più piccola rispetto alla media. Inoltre, intorno al settimo mese di gravidanza, la pressione si era alzata e questo mi provocava mal di testa e scotomi, vedevo dei flash improvvisi. Inizialmente i medici pensavano fossi solo stressata, è per merito di una bravissima ginecologa dell’ospedale di San Bonifacio, Caterina Piazza, che hanno capito che soffrivo di preeclampsia con sindrome di Hellp».
Il rischio era che evolvesse in eclampsia, che può causare la morte della madre e del feto...
«Infatti il 3 dicembre 2013, quasi 4 settimane prima della scadenza naturale, la pressione era così elevata che è stato necessario il ricovero. La situazione rischiava di precipitare e i medici hanno provato, inutilmente, a indurre il parto. A quel punto, per salvare entrambe, si è deciso di procedere con il parto cesareo d’urgenza. Per fortuna è andato tutto bene, anche se mia figlia è rimasta due settimane in terapia intensiva: pesava appena 1,7 chili. Adesso lei è in perfetta salute e anch’io, dopo qualche settimana, ho smesso di soffrire di ipertensione».
Crede di essere stata una vittima delle Pfas?
«Non posso esserne certa, ma questo nuovo studio mi preoccupa e con mio marito stiamo valutando di rivolgerci a un legale».
Da quando è nata sua figlia alcune cose sono cambiate: ci sono i filtri installati nell’acquedotto...
«Non mi fido: continueremo a bere la minerale. Ma il dubbio è un’altro: posso usare l’acqua del rubinetto almeno per cucinare?».