Corriere di Verona

Passa la Fiorentina con un rigore dubbio Il Chievo protesta

La Fiorentina passa al Franchi con un rigore allo scadere di Bernardesc­hi. Il tecnico: «Si è tuffato»

- Sorio

Chiusa parentesi. Fiorentina 1, Chievo 0. Un rigore, di Bernardesc­hi, sul gong. Rigore che fa arrabbiare Rolando Maran: «Brucia tantissimo essere eliminati così, con un rigore per uno sfiorament­o di Gobbi con spalla e braccio e un tuffo incredibil­e». Rigore che costringe a dire bye bye alla Coppa Italia anche se il Chievo, al Franchi si ripiglia dopo le sberle dell’Atalanta, in campionato. «Brucia molto», ancora Maran, «perché abbiamo sofferto in inferiorit­à numerica ma rimanendo comunque compatti. Colpa nostra è non essere riusciti a fare gol: dovevamo essere più cinici».

Aspettando l’Inter, fra due giorni, a San Siro, la Tim Cup dice che i quattro ganci, incassati dai giovani di Gasperini, sono in ogni caso assorbiti. Rispetto a quella brutta copia, il Chievo di Firenze è solido, equilibrat­o, sa cosa fare e come farlo. Il Chievo cui Maran è abituato, insomma. Anche in dieci contro undici, per 25’, nella ripresa, prima che il rosso a Zarate pareggi quello a Radovanovi­c. Quella ripresa in cui matura il successo viola, quasi fisiologic­o, visto il necessario schiacciam­ento, dietro, dei pandorati, orfani della carta turnover, in fascia e a centrocamp­o, e quindi costretti a chiedere tanto a se stessi, anche a chi tornerà in campo già sabato sera, contro l’Inter, vedi Castro e Gobbi.

Peccato, in un certo senso. Perché il Chievo, in terra toscana, dice la sua. Parte bene, pressa, trova qualche buona verticale, non concede troppa ampiezza al 3-4-2-1 di Sousa, dove c’è superiorit­à, numerica, in mediana. Una chance capita a Floro Flores, che lavora bene di fisico, in profondità, ma, al momento di tirare, davanti a Tatarusanu, alza troppo: un gol in 27 partite col Chievo, il 20 aprile scorso di fronte al Frosinone, nemmeno la Coppa aiuta l’ex scugnizzo a smuovere il tabellino. Un’altra, ancor più ghiotta, per Inglese, che, da due passi, controlla bene, però non angola altrettant­o. Guaio è che il centrocamp­o, tra un Bastien dal buon dinamismo che si fa ulteriorme­nte conoscere e un Castro che dà soprattutt­o quantità, perde Radovanovi­c: doppio giallo, il secondo a un amen dall’intervallo, espulsione e Bernardesc­hi che ci ricava una punizione stampata sulla traversa. Ritmi tutto sommato bassi, fin lì. Che la musica cambi, nel secondo tempo, è scontato. Maran si protegge. Fuori Floro, dentro un difensore, Gamberini. Modulo, 53-1, il regista è De Guzman. Sousa chiama l’assalto, i suoi dapprima l’ascoltano: Sorrentino si distende su Vecino, vola su Bernardesc­hi, poi si vede graziato da Kalinic. Risposta: Bastien, da fuori. È proprio il belga a provocare il rosso, diretto, di Zarate. Ed è lui ad azionare il primo di due contropied­i limpidi, Castro che non impatta efficaceme­nte di testa, poi Izco, che sprecherà dentro l’area. Piatti succulenti, che il Chievo non addenta. E così la Fiorentina, dopo un palo di Chiesa, pesca il jolly, cioè il contatto tra Gobbi e Bernardesc­hi. Che vale quel rigore, tanto decisivo quanto contestato, dal Chievo e da Maran.

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 ??  ?? Dal dischetto Federico Bernardesc­hi calcia e trasforma il rigore che dà alla Fiorentina il successo sul Chievo e il passaggio ai quarti in Coppa Italia.
Dal dischetto Federico Bernardesc­hi calcia e trasforma il rigore che dà alla Fiorentina il successo sul Chievo e il passaggio ai quarti in Coppa Italia.

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