I dubbi dell’Anci: no a imposizioni
Stop a nuovi arrivi e alleggerimento degli hub, le reazioni alla strategia del Viminale
Profughi, dopo lo stop del Viminale («basta in Veneto, ha già dato»), scatta il piano di redistribuzione basato su proporzionalità e volontarietà. L’Anci: «Niente imposizioni».
Proporzionalità e volontarietà. Sono questi i pilastri su cui poggia il piano per l’accoglienza diffusa dei migranti messo a punto dal ministro dell’Interno Marco Minniti, piano che parte dalla convinzione che gli sbarchi non si possano più considerare un’emergenza ma vadano gestiti come un fenomeno strutturale, a cui va data adeguata risposta in collaborazione col territorio (sempre che il territorio collabori, qui 281 Comuni su 579 finora hanno sempre detto no). In quest’ottica, la strategia del Viminale si dipana anche in altre due direzioni: accordi internazionali per frenare le partenze e facilitare i rimpatri (Minniti ha firmato pochi giorni fa un’intesa con la Libia); piccoli Cie, uno per Regione, in cui collocare chi non ha diritto all’asilo nell’attesa di farlo accomodare su un aereo (di questo il ministro parlerà giovedì col governatore Luca Zaia, contrario, in Conferenza Stato-Regioni). Mentre il capo del Dipartimento immigrazione del ministero, Mario Morcone, rassicura il Veneto: «I numeri assegnati finora mettono al riparo da nuove assegnazioni. Adesso concentriamoci sulla distribuzione».
«C’è un approccio metodologico nuovo - spiega il prefetto di Padova Patrizia Impresa, che martedì ha preso parte ad un summit con i sei colleghi del Veneto, Morcone e l’Anci - con interventi strutturali e una maggior collaborazione tra i livelli istituzionali. Le modalità di ripartizione dei migranti saranno stabilite a Roma e declinate autonomamente a livello provinciale».
Sarà soddisfatto, e in effetti lo è, il sindaco Pd di Treviso Giovanni Manildo, che proprio ieri ha lamentato come «per almeno tre anni» l’accoglienza si stata gestita dai prefetti «senza tenere conto delle esigenze delle comunità o in disaccordo con i sindaci». Ora, prosegue Manildo, «vedo bene il cambio di passo del ministro, che ha rilanciato il tema dei contributi ai Comuni che ospitano, e la sua idea dei Cie regionali. Dobbiamo andare avanti con il piano dell’Anci».
Peccato sia la stessa Anci (del Veneto) a non essere d’accordo col piano dell’Anci (nazionale). «Confermiamo le nostre perplessità rispetto ad una proposta che ci è stata sottoposta solo martedì - dice la presidente Maria Rosa Pavanello -. Si tratta di un piano che potrebbe risolvere il problema dei grandi assembramenti, ma creerebbe un clima di scontro sociale nei Comuni in cui si fatica a considerare l’accoglienza diffusa». Come la leghista Montebelluna, ad esempio, dove il sindaco Marzio Favero, certo non un falco del Carroccio, è categorico: «Montebelluna è uscita dall’Anci perché l’associazione dei Comuni ormai non è altro che la longa
manus del governo, non tutela affatto i municipi. L’Anci ha chiuso l’intesa col ministero per l’accoglienza diffusa? Benissimo, la applichino nei Comuni iscritti all’Anci. Per quel che ci riguarda, ad ora non ospitiamo migranti e manteniamo netta la distinzione tra clandestini e aventi diritto all’asilo, tutti strumentalmente confusi nel calderone dei “profughi”. Per chi ha diritto all’asilo le nostre porte sono aperte. I clandestini, invece, vanno trattati con umanità ma rispediti a casa».
E pazienza se l’accoglienza diffusa, anche di chi è in attesa del completamento dell’iter per l’asilo, sgraverebbe altri Comuni leghisti, come Rovigo, che con i suoi 210 ospiti supera abbondantemente il criterio dei «3 migranti ogni mille abitanti» fissato dal ministero: «Capisco la posizione dei colleghi e non li biasimo, è una guerra tra poveri. Anch’io avrei detto no ma i profughi me li sono trovati, portati qui dalla precedente amministrazione, e per il bene dei miei cittadini devo pur gestirli in qualche modo - spiega il sindaco Massimo Bergamin, lui sì ala dura leghista -. Col prefetto stiamo lavorando bene ma è evidente che vanno prese e imposte decisioni dall’alto, sennò non se ne esce. Vedremo se agli annunci di Minniti seguiranno i fatti, magari con l’allestimento dei campi in Nordafrica. Certo se intanto me ne portano via qualcuno io sono solo contento».
Chissà che l’incentivo di 500 euro per profugo senza vincolo di destinazione d’uso, suggerito dal prefetto di Treviso Laura Lega e fatto proprio dal Viminale, non aiuti a superare le resistenze degli irriducibili («Abbiamo fatto un grande salto di qualità spiega il prefetto Lega - il nuovo piano può aiutarci a evitare altre concentrazioni e ad alleggerire quelle esistenti»), anche se l’Anci non cede un centimetro: «L’accoglienza diffusa sarà possibile solo se ci saranno garanzie da parte dello Stato su certezza di espulsione, tempi veloci di risposta alle richieste di asilo senza possibilità di ricorsi e coinvolgimento in lavori di pubblica utilità».
Pavanello Sono perplessa, imporre l’accoglienza crea tensioni
Manildo Per tre anni i prefetti non hanno coinvolto i sindaci e le comunità
Bergamin È una guerra tra poveri, ci vogliono decisioni dall’alto