IL MALE NEL TEMPO CHE NON HA TABÙ
La banalità del male affiora ogni giorno con crudezza dalle cronache di tutta Italia, e non fanno eccezione il Veneto e i suoi orli. Ultimo caso l’omicidio-horror dei genitori in un paesetto del delta del Po, premeditato dal figlio sedicenne ed eseguito alla Raskòlnikov, a colpi d’accetta, dall’amico del cuore, per solidarietà ma anche per denaro: un delitto che sembra senza un perché, futile, dettato dall ’anaffettività di un adolescente che non sa gestire le frustrazioni e non sopporta i rimproveri, vuol godersi la vita senza rottura di scatole. Ma al di là degli episodi più sconvolgenti, eccone non pochi altri: lo stupro di una paziente del policlinico di Padova ad opera di un infermiere romeno da sei anni in servizio che imbottiva la pazientevittima di farmaci per poi infilarsi nel suo letto. O il caso della ragazza romagnola deturpata con l’acido dal fidanzato respinto, con l’ormai ripetuto orrido rito per mostrare alla donna che è proprietà del maschio. Gravissimo anche il comportamento di un ex parroco sempre di Padova dalla personalità dissociata: buon cristiano di giorno, ma capace di trasformare in bordello una stanza della sacrestia, di assecondare la propria tendenza al sesso estremo, al bisogno di organizzare orge e filmarle, a punire con violenza l’amante se «ribelle». Ed è angosciante la sorte di un tredicenne che potrebbe essere sottratto alla madre per ordine del tribunale dei minori e internato in una comunità a causa di comportamenti aggressivo-narcisistici. Un bambino vittima di dissidi e accuse reciproche fra i genitori.
C’è anche il bene nella nostra società, naturamente, ma non fa notizia quanto il male. C’è da chiedersi allora il perché di que sto imbarbarimento sociale, di una perdita di valori così clamorosa, del bisogno di aver tutto e subito senza sensi di colpa ed eliminando gli ostacoli. Alcune cause? La famiglia ha perso autorevolezza, non sa più dire di no né punire se serve. Non sa più dialogare nel suo interno, specie coi figli che vengono spesso viziati e perdonati. La scuola sembra incapace di far rispettare le regole. Prevalgono l’individualimo e la tendenza a far liberamente ciò che si vuole. Abbiamo distrutto i tabù, spesso assurdi o stupidi, ma non abbiamo saputo sostituirli con altri valori, recuperando la capacità di distinguere il bene dal male, di dare un senso alla vita, di comprendere che la morte non è quella dei videogiochi, che il prossimo ha diritti quanto noi, che il futuro ce lo dobbiamo guadagnare; altrimenti si può precipitare in una spirale senza senso e senza fine.
La famiglia è importante? Se sì, come mai gli sterminatori di famiglie contano su riti abbreviati e libertà precoci anche senza vero pentimento? La scuola è importante? Se sì, perché un professore se ne sta mesi in congedo, torna per un giorno e subito riprende l’assenza «per motivi familiari», con ciò facendo licenziare una brava supplente, a danno degli studenti?
La religione è importante? Se sì, come si può tollerare un prete che dà scandalo e arriva alla violenza? Ci vuole un argine, regole e divieto di sgarri. La vita è irripetible. Troppi ragazzi la sprecano.