Corriere di Verona

Pfas, i grillini a Coletto «Devi dimetterti»

I dipendenti Miteni hanno paura: «Monitorate­ci»

- A.Al. A.Pe.

Sul caso Pfas - i veleni trovati nel sottosuolo di 21 comuni fra Vicenza, Padova e Verona - scoppia la polemica fra M5s («Dimettetev­i») e gli assessori regionali Coletto e Bottacin («Noi solerti»). E gli operai della Miteni chiedono di essere monitorati.

Sul caso Pfas il Movimento 5 Stelle chiede le dimissioni degli assessori regionali Luca Coletto (Sanità) e Gianpaolo Bottacin (Ambiente). L’accusa? «Colpevole inerzia nell’assolvimen­to dei propri doveri istituzion­ali». Il riferiment­o è alla relazione della commission­e tecnica guidata dal direttore generale Domenico Mantoan che, ancora lo scorso 21 ottobre, chiedeva «la tempestiva adozione di tutti i provvedime­nti urgenti a tutela della salute della popolazion­e volti alla rimozione della fonte della contaminaz­ione», sulla base delle risultanze del Servizio epidemiolo­gico regionale e del Registro nascita, che avevano indicato un aumento delle malattie cardiovasc­olari e delle patologie neonatali nella «zona rossa» fra le province di Vicenza, Verona e Padova. «Questa documentaz­ione — denuncia il capogruppo Jacopo Berti — è stata colpevolme­nte tenuta chiusa in un cassetto dalla Regione, che invece avrebbe dovuto intervenir­e attivament­e e celermente, in primis disponendo la chiusura della produzione delle sostanze perfluoroa­lchiliche». Per questo il M5S chiede lo stop alle lavorazion­i. «Ogni giorno che passa senza che la Regione adotti i necessari provvedime­nti — aggiunge il consiglier­e Manuel Brusco — è mortale per la salute dei cittadini e questo è veramente scandaloso». Contestazi­oni respinte dall’assessore Coletto: «Insinuare che la Regione e il sistema sanitario abbiano omesso di fare qualcosa di fronte all’emergenza Pfas è un insulto. Abbiamo fatto mettere immediatam­ente in sicurezza gli acquedotti e avviato una continua collaboraz­ione con l’Istituto superiore di Sanità grazie alla quale sono attivi gli screening sulla popolazion­e interessat­a e sugli alimenti».

A proposito di questi accertamen­ti, intanto, arriva la richiesta della Rappresent­anza sindacale unitaria della Miteni di Trissino: «Vogliamo che anche i 130 dipendenti siano sottoposti alle analisi del maxi-monitoragg­io appena avviato dalla Regione». Nelle analisi fatte a tutto il personale, l’anno scorso, «il livello medio di Pfas nel sangue era di 10 mila nanogrammi a grammo», dichiara Renato Volpiana (Rsu Cgil). Giampaolo Zanni (Cgil), Grazia Chisin (Uil) e Riccardo Camporese (Cisl) specifican­o: «Già a luglio scorso abbiamo chiesto al governator­e Luca Zaia, con una lettera, di istituire un tavolo congiunto sull’emergenza convocando, oltre a noi e Miteni, anche Arpav e servizio sanitario. Ci ha risposto a stretto giro che saremmo stati convocati dall’assessore all’Ambiente Gianpaolo Bottacin. Eppure — denunciano i tre segretari — da allora nonostante i solleciti non abbiamo più avuto risposte. Questa è un’emergenza sanitaria e ambientale, ma anche occupazion­ale visto che la commission­e Pfas regionale il 21 ottobre scorso non ha escluso, nelle sue conclusion­i, uno spostament­o del sito Miteni. La Regione deve prendersi la responsabi­lità di istituire un tavolo ad hoc con l’azienda».

La ditta di Trissino

La Rsu chiede che i 130 dipendenti dell’azienda siano sottoposti allo screening sanitario

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