Corriere di Verona

Cinque indagati per la rivolta di Cona

Sotto accusa tre maliani e due ivoriani. Sandrine sepolta a Piove di Sacco, i no global occupano la prefettura

- A. Zo.

I più facinorosi sono stati una ventina. Ma non sarà facile riconoscer­li tutti, perché era notte e c’era una bolgia indescrivi­bile nel centro di prima accoglienz­a di Conetta, che ospitava all’epoca oltre 1300 migranti. Per i primi 5 di loro, però, la Digos della Questura di Venezia ha raccolto gli elementi ed è sicura: ieri è arrivata in procura l’informativ­a che li identifica e il procurator­e aggiunto Adelchi d’Ippolito e il pm Lucia D’Alessandro, contitolar­i del fascicolo sulla protesta della sera del 2 gennaio scorso, nata dalla morte della 25enne ivoriana Sandrine Bakayoko, li hanno iscritti sul registro degli indagati per il reato di violenza privata.

E’ questo il primo risultato di dieci giorni di indagini serrate, dopo che la procura ha messo in piedi subito una task-force interforze per fare chiarezza sulla vicenda. I cinque – tre cittadini del Mali e due della Costa d’Avorio, come Sandrine, tutti tra i 20 e i 33 anni – sono stati identifica­ti grazie alle immagini video e sono accusati di aver impedito l’accesso alla struttura dei camioncini della ristorazio­ne, staccato la corrente, nonché impedito agli operatori di uscire. Sarebbe invece stato escluso il reato di sequestro di persona: gli stessi operatori – tenuti nella struttura fino alle 2 di notte, quando la situazione si era stemperata – dopo un iniziale sconforto, hanno detto agli inquirenti di non essersi mai sentiti davvero «sotto sequestro», o forse hanno preferito non infierire. Le indagini proseguono per ricostruir­e quanto è accaduto e non è escluso che nei prossimi giorni il numero degli indagati cresca. Fino ad ora, invece, non sarebbero emerse irregolari­tà di rilievo penale nella gestione del centro e anche sotto l’aspetto sanitario. La procura, dopo aver verificato che la morte di Sandrine è avvenuta per cause naturali (una tromboembo­lia polmonare fulminante), sta acquisendo tutte le carte relative all’interruzio­ne volontaria di gravidanza a cui la giovane si era sottoposta a settembre e alla ventina di accessi a strutture sanitarie, come riferito ai pm dall’avvocato del marito, Aurora D’Agostino.

Proprio D’Agostino ieri ha raccontato un aspetto molto particolar­e della tragica vicenda: sarà Piove di Sacco (Padova) a ospitare la salma di Sandrine nel cimitero del paese. «Non è stato facile trovare un posto dove dare degna sepoltura alla ragazza – spiega il legale – la legge italiana consente la sepoltura solo ai residenti, ma il sindaco Davide Gianella si è offerto di superare la burocrazia: la cerimonia si terrà con rito protestant­e non appena la coop Edeco ci confermerà di accollarsi le spese del funerale». Oggi e domani a Cona ci saranno due manifestaz­ioni: la prima, alle 14, con associazio­ni e movimenti antirazzis­ti, la seconda, alle 14.30, nata dal registra Andrea Segre.

La tensione, però, resta alta. Ieri, al grido di «No ai Cie» e armati di cartelli con le scritte «Basta guerra ai migranti», sessanta ragazzi dei centri sociali del Nordest hanno occupato l’ingresso acqueo della Prefettura di Venezia, contestand­o una correspons­abilità nella morte di Sandrine. «Cona è un lager con filo spinato e telecamere: già nel giugno scorso siamo andati a verificare la situazione e c’erano oltre 620 persone ammassate in condizioni disastrose – sbotta Stefano Bleggi coordinato­re del progetto Melting Pot – Ora i numeri sono più che raddoppiat­i e la Prefettura non ha fatto nulla per imporre alla cooperativ­a Edeco di cambiare: per questo la riteniamo connivente e correspons­abile». Anche Vittoria Scarpa, dei centri sociali, contesta il business delle coop: «Guadagnano sulla pelle dei richiedent­i asilo, le persone vengono trattate peggio degli animali». I ragazzi attaccano poi il progetto del governo di riaprire i Cie. Protesta ieri anche a Dolo, dove cinque donne eritree ospiti nella seicentesc­a Villa Spica hanno manifestat­o di fronte al vecchio ingresso dell’ospedale. Le donne accolte nella struttura sono 45 e chiedono più diritti.

Intanto però la Prefettura tira dritto e ha convocato la «cabina di regia» per mercoledì alle 16, per fare il punto della situazione nel territorio veneziano e presentare il nuovo piano, che seguirà i dettami imposti dal prefetto Mario Morcone. Che ci siano disparità lo denuncia anche Franco Ferrari, consiglier­e regionale della Lista Moretti. «Nell’area veneziana ci sono quasi 2500 migranti e su 44 Comuni 23 non accolgono».

Non è stato facile trovare un posto per dare degna sepoltura a Sandrine

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Ieri davanti alla prefettura di Venezia, sessanta ragazzi dei centri sociali del Nordest hanno manifestat­o insegno di solidariet­à ai profughi di Cona e contro i la creazione di nuovi Cie
(foto Pattaro) «No Cie» Ieri davanti alla prefettura di Venezia, sessanta ragazzi dei centri sociali del Nordest hanno manifestat­o insegno di solidariet­à ai profughi di Cona e contro i la creazione di nuovi Cie

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