I nuovi spiati: Zoggia, Sacconi e due dirigenti della Regione
Ne La Conversazione, mai abbastanza elogiato capolavoro di Francis Ford Coppola, il protagonista, Harry Caul (Gene Hackman), un investigatore privato esperto di intercettazioni, finisce per essere travolto dall’ossessione di venire a sua volta spiato. Il film è del 1974, nel pieno cioè dell’era della paranoia. Oggi, che certe atmosfere sembrano ripetersi, l’ansia pare invece essersi trasferita sul fronte degli «intercettati». Sono gli effetti dell’inchiesta sui fratelli Occhionero — l’ingegnere massone Giulio e la sorella Francesca Maria — arrestati lunedì scorso con l’accusa di aver messo sotto controllo migliaia di email e telefonini appartenenti non solo a uomini delle istituzioni e della Chiesa, manager ed esponenti delle forze dell’ordine; ma anche a dirigenti pubblici e professionisti.
Così, allo spiazzamento delle prime vittime, i cui nominativi erano contenuti nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal giudice Maria Paola Tomaselli (tra questi due studi con sedi e interessi in Veneto: «Cocconi&Cocconi», consulente legale del Consorzio Venezia Nuova; e «Piselli e Associati», che ha difeso davanti alla Corte dei Conti l’archistar Santiago Calatrava), ieri si è aggiunto quello delle «nuove», spuntate nell’«allegato» all’ordinanza, inizialmente rimasto coperto. «Perché spiava proprio me?», era la domanda che si facevano ieri i quattro veneti compresi nel file segreto di Occhionero («logins.txt», che in tutto ricomprende 1936 utenze, tutte già «compromesse» come riportano le carte). E cioé due politici: l’ex ministro del lavoro Maurizio Sacconi e il deputato veneziano del Pd, Davide Zoggia. E due «tecnici» della Regione Veneto: il responsabile della direzione per la Promozione economica e l’Internazionalizzazione, Vittorio Panciera; e la funzionaria della direzione Comunicazione e Informazione, Silvia Zanirato. Interrogativo non del tutto peregrino, in effetti, specie nel caso degli ultimi due soggetti coinvolti.
«Non riesco proprio a immaginare che razza di interesse potrebbero avere su di me — si meraviglia Panciera, vicentino di Valdagno, classe 1953 —. Non ho niente da nascondere, la mia vita è lavoro e casa, e basta. Dal punto di vista finanziario, poi, valgo zero. Insomma, vivo del mio stipendio. Mentre per quanto riguarda le cariche, oltre a quella in Regione ne ho una nel sindacato». Panciera a Palazzo Balbi si occupa soprattutto delle Fiere e del commercio con l’estero. «Sì, ok, ho molta programmazione; ma bandi niente — argomenta il dirigente —. L’unica gara che ho fatto è stata qualche anno fa per un libriccino da 20mila copie. E non so se questo alla massoneria possa importare...». Ancora più sorpresa è Silvia Zanirato, 41 anni, che dopo la laurea in Legge a Ferrara si è guadagnata un posto organizzativo nello staff della Comunicazione esterna. «Oddio, mi devo preoccupare? — strabuzza gli occhi, apprendendo da noi la notizia —. Ma cosa mi hanno hackerato? La posta personale o quella di lavoro? Non sono neanche dirigente. Ovviamente chiederò ai miei superiori, anche perché ritengo grave che siano riusciti a infrangere i controlli della Regione». In serata anche Zoggia ha ritenuto di fornire la sua versione: «È verosimile ritenere che l’obiettivo degli autori di questo crimine fosse quello di carpire informazioni sulla mia attività nel partito — ha scritto —. Ora però mi aspetto che la magistratura faccia chiarezza». E di chiarezza, in questa storia, ce ne sarebbe proprio bisogno: per capire cosa abbiano prelevato i fratelli Occhionero e, soprattutto, per chi lo abbiano fatto.