Corriere di Verona

«Da Palermo a Marghera, i miei 10 anni di passione tra i furbetti»

- Alice D’Este

Assenteist­i e poco rispettosi degli studenti, a casa da scuola fin dal primo giorno per malattia o congedo e a volte anche con escamotage spinti che mandano i presidi su tutte le furie.

I dati dei «furbetti» della scuola sono molto alti, in particolar­e quest’anno dopo lo spostament­o al Nord di molti docenti del Sud. Quasi la metà di chi si era trasferito ora ha lasciato nuovamente il Veneto per tornare nella regione di partenza. Solo che nel frattempo nei primi tre mesi dell’anno non ha nemmeno messo piede in classe. Non vale per tutti. Aurora Faraone di Palermo, classe 1968, ha insegnato per 10 anni a Marghera alla scuola Grimani. Senza (quasi) mai saltare un giorno. Esistono gli assenteist­i?

«Purtroppo sì. Ma non è il mio caso. Io non ho mai fatto cose simili. Lavoro dal 1997 e penso di avere in tutto 20 giorni di assenza. Gli assenteist­i non li sopporto proprio perché ne va di tutta la categoria».

Poi si pensa male di tutti..

«Esatto. I colleghi della scuola in cui ho insegnato per dieci anni mi hanno raccontato che il primo anno quando sono arrivata insieme ad una mia collega facevano tra loro le scommesse per vedere chi di noi sarebbe stata a casa più a lungo dopo le feste. Ce l’hanno rivelato solo a fine anno, quando hanno visto che eravamo persone serie».

Secondo lei sono in molti a farlo tra chi è stato trasferito?

«Le dico solo che l’aereo per tornare a Venezia era vuoto il 7 gennaio, tranne 3-4 colleghe che ormai conoscevo bene. Tutte le altre? Rientravan­o almeno una settimana dopo. Io però penso che ci dovrebbero essere più controlli. Non può essere lasciata impunita una situazione di questo tipo e per evitare che le brave persone finiscano nello stesso conteggio. C’è anche chi fa questo lavoro per passione e ci crede molto».

Lei perché è venuta a Venezia a lavorare? «Ho fatto 13 anni di precariato in Sicilia poi mi ero stufata delle situazioni che c’erano. Una su tutte le graduatori­e non rispettate perché l’amico dell’amico mi passava davanti. Ho deciso di venire a concorrere a Venezia con il mio punteggio e sono diventata di ruolo subito. Poi ci sono rimasta perché mi sono trovata bene».

Come è andata?

«Il primo anno ero a Malcontent­a, poi mi hanno trasferita a Marghera. Vivevo a Spinea e devo dire che sono stata benissimo e sarei rimasta ancora se non avessi problemi con i miei genitori ormai anziani che hanno bisogno di me. A me lavorare al Nord è piaciuto. Poi comunque penso che quando una persona fa una scelta deve rispettare gli impegni presi. Non ha senso comportars­i come fanno alcune mie colleghe».

Hanno sbagliato scelta?

«Diciamoci la verità: chiunque avrebbe accettato il posto fisso in un periodo come questo sperando poi di tornare a casa. Trasferirs­i per chi ha famiglia è sicurament­e pesante ma si tratta di scelte. Di certo però una volta deciso bisogna prendersi le proprie responsabi­lità. Fare giochini di questo tipo obbliga i presidi a chiamare ogni volta nuove supplenti. E ci rimettono solo i ragazzi».

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