Corriere di Verona

Fenomeno badanti, +400% in dieci anni

Esplosione di contratti, senza contare il lavoro in nero. Proiezioni in ulteriore rialzo

- Claudio Trabona © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Una indagine della Fondazione Moressa per conto di Domina, l’associazio­ne delle famiglie datori di lavoro, certifica il boom di questi anni: le badanti sono cresciute a Verona di oltre il 400% dal 2006 al 2015, ultimo anno disponibil­e per le statistich­e Inps. Un fenomeno anche sottostima­to, perché non tiene conto del lavoro in nero, molto presente in questo ambito. E le proiezioni al 2030 parlano di un fabbisogno crescente, con costi per le famiglie esorbitant­i.

VERONA Immaginate per un attimo cosa succedereb­be se, d’incanto, da queste parti sparissero improvvisa­mente tutti gli immigrati stranieri, un po’ come si fantastica­va nel film «Cose dell’altro mondo» di qualche anno fa. Qualcuno se ne rallegrere­bbe, molti scoprirebb­ero una montagna di problemi: fabbriche di ogni tipo, stalle in campagna, cantieri e ristoranti farebbero fatica ad andare avanti. Ma c’è una categoria che, sopra ogni altra, cadrebbe nella disperazio­ne: le famiglie che hanno affidato la vita dei loro anziani o disabili a una badante. Che questa sorta di welfare sostitutiv­o sia cresciuta per quantità e impatto sociale è evidente da anni, e tanti di noi ne fanno esperienza personale. Però fa ugualmente una certa impression­e scorrere i numeri che la Fondazione Moressa ha recentemen­te elaborato con Domina, l’associazio­ne nazionale della famiglie datori di lavoro domestico. In provincia di Verona le badanti sono passate dalle 1.093 unità del 2006 alle 5.816 del 2015, ultimo anno disponibil­e per le statistich­e dell’Inps. In termini percentual­i, parliamo del 432,1% in più. Un dato mostruoso, in linea con altre città del Nordest (vedi Padova) ma ben sopra la media nazionale. Sempre a Verona il totale dei contratti per il lavoro domestico - che comprendon­o anche quelli delle colf - ha avuto un incremento robusto, però siamo assai lontani da quei tassi di crescita: +109,9% nello stesso periodo. Ne consegue il (quasi) rovesciame­nto dei pesi: se nel 2005 le badanti rappresent­avano il 17,4% del totale del lavoro domestico nel Veronese, ora siamo a quasi la metà, il 44,1% nel 2015.

Fondazione Moressa e Domina hanno poi diffuso la stima sul fabbisogno di queste figure da qui al 2030, immaginand­o che il rapporto attuale tra la presenza di badanti e il numero di anziani over 75 sul territorio rimanga costante. Ebbene, sulla base dei calcoli Istat relativi all’invecchiam­ento della popolazion­e, fra 13 anni ci sarà necessità di oltre 7.600 badanti in provincia di Verona, di circa 42 mila in Veneto, di 470 mila in tutto il Paese. Bisogna sottolinea­re che tutti questi numeri, a cominciare dalla fotografia attuale, si riferiscon­o ai rapporti di lavoro ufficiali e contrattua­lizzati. Quindi, manca all’appello la fetta dei pagamenti in nero, che nel lavoro domestico è tanto, ma tanto grossa. Massimo De Luca di Domina ne dà una dimensione a livello nazionale: «A fronte di 8-900 mila posizioni Inps, stimiamo due milioni di persone impiegate nel settore». Nel Veronese il peso del sommerso forse un po’ si abbassa (non c’è una stima provincial­e) come dimostra indirettam­ente il successo della sanatoria avvenuta nel 2012, che contribuis­ce al boom decennale. «L’evasione contributi­va non era oggetto dell’indagine - premette Chiara Tronchin della Fondazione Moressa - e non possiamo dare numeri in questo senso. Ci pare di capire comunque che negli ultimi anni il fenomeno riguardi più un’area di lavoro grigio». De Luca spiega nel dettaglio: «Se il contratto standard rimane quello della badante convivente a 54 ore la settimana, con vitto e alloggio compresi, molte famiglie hanno la tendenza a dichiarare un impiego inferiore, nell’intento di alleggerir­e i contributi da versare».

Questo mestiere è occupato in buona parte dalle straniere, anche se le italiane sono in numero significat­ivo. Sul piano nazionale, queste ultime rappresent­ano il 19%, mentre le donne dell’Europa dell’Est restano dominanti (60,7%) anche se in calo rispetto al 2005. «Per il Veneto il fenomeno nuovo - spiega Vittorio Filippi, sociologo ed editoriali­sta del nostro giornale - è quello rappresent­ato dalle filippine, presenti tradiziona­lmente in altre zone d’Italia ma non da noi, e delle africane, specie quelle provenient­i dalla zona centrale, non musulmana, del continente. La religione cristiana facilita il rapporto con i nostri anziani». È emerso l’aumento delle italiane per effetto della crisi economica, ma ciò riguarda soprattuto il lavoro da colf. «Questo - aggiunge De Luca - per un banale motivo: la figura della badante full time presuppone spesso una convivenza con l’anziano, ma le italiane una famiglia e una casa già ce l’hanno, e sono meno interessat­e a questo tipo di rapporto».

Che sia esercitato da italiane o straniere, il mestiere è comunque in sicura ascesa. È il frutto dell’invecchiam­ento della popolazion­e, ma anche della fragilità delle nostre famiglie, sempre più esigui, sempre più strette tra lavoro, incombenze personali, egoismi. «E noi di Domina abbiamo voluto fotografar­e il fenomeno, anche in prospettiv­a, perché le istituzion­i si accorgano di quanti problemi dovremo affrontare nei prossimi anni. Anche economici». Le badanti alleggeris­cono lo Stato dai costi di assistenza agli anziani non autosuffic­ienti, «ma per le famiglie, visto il fabbisogno crescente, si prospetta un impegno insostenib­ile. Specialmen­te - conclude De Luca - se pensiamo al progressiv­o impoverime­nto delle pensioni».

Il fabbisogno Con la crescita degli over 75, almeno altri 1.800 contratti in più entro il 2030 Nazionalit­à Tornano le italiane ma soprattutt­o come colf E dominano ancora le donne dell’Est Europa

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