Corriere di Verona

Lega e Fi unite, caccia al candidato

Aria di distension­e nel centrodest­ra. E il Pd ha fissato le sue primarie per il prossimo 19 marzo Ghedini si scusa per Padova, strada spianata per l’accordo a Verona. Ma manca l’uomo di sintesi

- D. D’Att. A. C.

«Lega e Forza Italia uniti in tutti i Comuni». I lea- der dei due partiti hanno siglato il patto ieri a Padova. Niccolò Ghedini si è scusato e si è preso la responsabi­lità della caduta di Massimo Bitonci. Così, anche a Verona, la strada è spianata per un accordo, ma il candidato ancora non c’è e si fatica a trovare una sintesi. Intanto il Pd ha fissato le sue primarie per il 19 marzo.

La scena, non solo a prima vista, è quantomeno inedita. Ieri mattina, sede del Comune di Padova. Il senatore Niccolò Ghedini, avvocato di lunga data di Silvio Berlusconi e di fatto numero due di Forza Italia dopo lo stesso Cavaliere, si alza in piedi, prende il microfono e, di fronte ad una folla numerosa di sostenitor­i dell’ex sindaco leghista della città del Santo Massimo Bitonci e con a fianco il presidente della Regione Luca Zaia, si cosparge il capo di cenere. E, a distanza di soli dieci giorni dal diktat del leader del Carroccio Matteo Salvini presto rilanciato dal segretario nathional Toni Da Re («Mai più con Forza Italia in Veneto»), si scusa per quanto successo proprio a Padova circa tre mesi fa rinnovando l’«antica alleanza» con la Lega. «Mi spiaccio per quanto accaduto, che non dovrà mai più ripetersi. Ce ne siamo assunti la responsabi­lità politica. Ma ora – assicura Ghedini – siamo pronti a ripresenta­rci assieme con gli amici della Lega in tutti i Comuni del Veneto e non solo. Anche su scala nazionale». Plaude Zaia, che pure non dimentica il «fatto gravissimo» che ha visto protagonis­ti due consiglier­i forzisti (poi espulsi) tra i diciassett­e che hanno sfiduciato Bitonci.

Il caso non è del tutto chiuso, perché il senatore Marco Marin - ritenuto dai leghisti (e non solo) il mandante della caduta di Bitonci - resta per ora al suo posto di coordinato­re regionale di Forza Italia. Certo è che, ora che è rientrato il caso Padova, l’accordo è in discesa anche a Verona. Lo conferma l’eurodeputa­to del Carroccio Lorenzo Fontana: «Credo che questa sia una conferma in più che la coalizione di centrodest­ra che si presenterà alle elezioni sarà quella classica, che da tempo a Verona lavora insieme». Ovvero: Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia, più associazio­ni «civiche» come Battiti e L’Officina, più la costola (ex) tosiana rappresent­ata dalla «Verona Domani» del consiglier­e regionale Stefano Casali.

Resta il nodo di fondo che l’accordo di solito si trova sul nome di un candidato, e quel nome al momento non c’è. Ognuno porta avanti i suoi uomini: la Lega il senatore Paolo Tosato, Forza Italia il deputato Alberto Giorgetti, Battiti il suo leader Federico Sboarina. Casali stesso si è autocandid­ato, ma molti dubitano delle sue reali intenzioni di correre per il sindaco.

Gli ultimi sondaggi commission­ati dai partiti non sono stati risolutivi: tra i candidati più popolari ci sarebbe Giorgetti, che tuttavia difficilme­nte può incontrare il gradimento dei leghisti. Questi, d’altra parte, al di là di Tosato, potrebbero gradire Sboarina (che fu legittimat­o la scorsa estate proprio da un abbraccio di Salvini) che invece si troverebbe la strada sbarrata da parte di Forza Italia. Rimarrebbe la strada di un candidato «fuori dai partiti»: finora, sono stati fatti i nomi di Massimo Ferro (che sarebbe gradito a Forza Italia) e di un altro imprendito­re come Marco Benatti (vicino all’ex senatore Paolo Danieli, ma anche al leghista Fontana), oltre a quello del giornalist­a Alfredo Meocci, già vice (per un breve periodo) di Tosi. Ma la Lega è profondame­nte scettica, convinta com’è che nessuno dei profili ipotizzati porti quel valore aggiunto, in termini di popolarità e consenso, che li farebbero preferire a candidati politici. Insomma, per il Carroccio, gli unici due in campo al momento sono Tosato e Sboarina. Ma, sempre dalle file di Battiti, sta prendendo corpo un’altra ipotesi di candidatur­a, che potrebbe abbattere qualche muro: quella del senatore (eletto con Forza Italia) Stefano Bertacco. Resterebbe la difficoltà di convincere Forza Italia ad appoggiare un suo transfuga. E, benché le parole di Ghedini non lascino ipotizzare una rottura a Verona, va ricordato che dopo il diktat (ora rientrato) di Salvini, Forza Italia è stata apertament­e corteggiat­a da Flavio Tosi. Anche se il sindaco di Verona vuole un «suo» candidato: la compagna senatrice Patrizia Bisinella o il presidente di Agsm Fabio Venturi.

Novità, infine, in casa Partito democratic­o. In una riunione ieri, è stata fissata per lunedì prossimo 13 febbraio l’assemblea cittadina del partito che nominerà la commission­e per il regolament­o e fisserà le primarie per domenica 19 marzo. Le candidatur­e andranno presentate entro sabato 24 febbraio. In prima linea ci dovrebbe essere Gustavo Franchetto, spinto dal deputato Vincenzo D’Arienzo, mentre i renziani doc vorrebbero l’attuale consiglier­a regionale Orietta Salemi. L’unico ufficialme­nte in campo è il consiglier­e comunale Damiano Fermo.

Ghedini Mi spiace per quanto accaduto a Padova, non dovrà mai più ripetersi Lorenzo Fontana (Lega) Bene la schiarita di Padova, anche a Verona la coalizione di centrodest­ra sarà unita

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(Bergamasch­i) Insieme Qui a fianco, da sinistra, Sboarina, Salvini, Tosato e Fontana in una foto di questa estate. Sotto, l’abbraccio di ieri a Padova: sotto, da sinistra, Paroli, Da Re, Ghedini, Bitonci, Zaia e Ostellari

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