Corriere di Verona

«Dire che l’Arena si salva coprendola offende l’intelligen­za dei cittadini»

L’ex soprintend­ente: «Resiste a pioggia e gelo da 2000 anni. Forse serve per fare cassa...»

- Di Camilla Bertoni

L’ex soprintend­ente Giuliana Cavalieri Manasse interviene nel dibattito sulla copertura dell’Arena. E dice: «Sostenere che serve per salvare il monumento da pioggia e gelo significa offendere l’intelligen­za dei cittadini veronesi».

«Coprire l’Arena? Ma perché non s’inizia a toglierla dal degrado, a ripulirla dall’immondizia stratifica­ta al suo interno?». A entrare nel dibattito sul progetto di copertura per l’anfiteatro romano di Verona, è Giuliana Cavalieri Manasse che l’Arena la conosce bene visto che è stata per 35 anni responsabi­le del nucleo operativo veronese della Soprintend­enza ai Beni Archeologi­ci del Veneto (per inciso abolita dalle recenti riforme del governo Renzi). E l’archeologa rivolge un invito accorato all’imprendito­re Sandro Veronesi che ha finanziato il concorso di idee: «Perché non va a farci un giro dentro adesso che è libera dalle strutture per lo spettacolo? Troverà strati di rifiuti, lattine, cartacce, bottiglie, cavi elettrici penzolanti dismessi, abbandonat­i da tempo, pietre sporche di morchia. Evidenteme­nte la pulizia dopo la stagione estiva non viene fatta, o solo in piccola parte. A me si è stretto il cuore a vederla così. Visto che Veronesi è disposto a un’erogazione tanto generosa, non stralcereb­be 50mila euro o anche meno per tenere pulito l’anfiteatro, a gloria della sua amata città?».

Dottoressa Manasse, ma la copertura è un’idea percorribi­le o no?

«Non si può rispondere senza partire da una domanda: a cosa serve una struttura simile? L’Arena è in tali condizioni di degrado struttural­e da necessitar­e un intervento cui si ricorre in extremis a fronte della perdita del bene? Se sì l’intervento è comunque giustifica­to, anche se snatura le caratteris­tiche del bene stesso, la sua immagine consolidat­a nei secoli e il contesto che lo circonda. In questo caso la copertura dovrebbe essere permanente. Se no l’intervento è non solo inutile, ma gravemente dannoso, poiché incide pesantemen­te sulle sue strutture e ne stravolge l’aspetto».

L’Arena allora ha bisogno o no di un simile intervento di tutela?

«Io credo che lo stato del monumento non sia così tragico da giustifica­re una copertura, nemmeno calcolando l’avanzare del degrado in una prospettiv­a di lungo termine. Tutti gli edifici antichi sino a oggi conservati sono soggetti a pioggia, gelo, sole e vento, e la maggior parte di essi è assai più fragile, penso al Partenone, a Pompei o Paestum, ma non s’è mai parlato di coprirli».

Dal punto di vista estetico e funzionale come le sembrano i progetti selezionat­i dal concorso?

«Quello vincitore non è nemmeno male, ma non è questo il punto: senza la pubblicazi­one del progetto esecutivo non si può valutare. Può darsi siano stati risolti problemi come il modo di ancorarsi, come si nascondono le strutture sotto l’anello, come sarebbe l’impatto visivo da sotto, dal punto di vista delle gradonate, quale il costo annuale per la sua manutenzio­ne, e la resistenza a eventi metereolog­ici forti come trombe d’aria. Oppure che debbano essere risolti in fase esecutiva».

Ma servirebbe effettivam­ente a proteggere l’Arena?

«Se quello fosse lo scopo, il monumento andrebbe collocato sotto un pallone e non sotto una copertura aperta alla bisogna in tempo di spettacoli. La manutenzio­ne con una struttura come quella presentata andrebbe comunque fatta ancora, sia all’interno, dove avrebbe per effetto solo di riparare le teste degli spettatori, che all’esterno dove il paramento sarà sempre soggetto alle intemperie».

Quanto costa la manutenzio­ne dell’Arena?

«La sua manutenzio­ne non costa nemmeno il milione l’anno di cui si è parlato. I 14 milioni sono quelli stanziati

per l’Art Bonus da Fondazione Cariverona e Unicredit, destinati in parte alla manutenzio­ne e in parte alla funzionali­tà dello spettacolo che prevede ad esempio il rifaciment­o degli impianti elettrici».

Cosa si sente di dire al sindaco Flavio Tosi, entusiasta e sostenitor­e di questo progetto di copertura?

«L’Arena ha circa 2020 anni, ha retto a terremoti, incendi, alluvioni, spogliazio­ni continue e crolli, con la cavea denudata per molti secoli e ripristina­ta tra il 1871 e il 1879. Eppure l’anfiteatro ha sopportato tranquilla­mente sole e maltempo, bombardame­nti, ha sostenuto e sostiene gli attacchi vandalici degli operai dell’Ente Lirico oggi Fondazione Arena. E ciò certo non è stato grazie ai restauri di cui è stata fatta oggetto da poco più di una ventina di anni, sostanzial­mente opere di lifting. Il sindaco lasci stare la pioggia e il gelo e dica la verità, sarebbe meno ridicolo e meno offensivo per l’intelligen­za dei suoi concittadi­ni. Deve far cassa e la fa come può, con la vendita dei palazzi storici, dell’Arsenale, con il raddoppio delle serate in Arena, con la copertura della medesima. Non nascondiam­oci dietro un dito».

Cavalieri Manasse Credo che lo stato del monumento non sia così tragico da giustifica­re una copertura, nemmeno calcolando l’avanzare del degrado a lungo termine

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Archeologa Giuliana Cavalieri Manasse, per 35 anni responsabi­le del nucleo operativo veronese della Soprintend­enza ai Beni Archeologi­ci del Veneto. A sinistra, il progetto vincitore del concorso di idee per la copertura dell’Arena

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