Profughi e Sprar la via veronese per favorirli
I sindaci chiedono di poter «conteggiare» i richiedenti asilo già presenti. Ecco come
La prefettura si è già attivata e ora anche il parlamentare del Pd D’Arienzo ha chiesto al Viminale di valutare l’ipotesi di concedere ai Comuni che ospitano profughi di subentrare agli attuali centri privati con lo Sprar.
Tecnicamente la soluzione non è stata ancora prevista. Ma lo «scacco matto» sulla scacchiera del nuovo sistema di accoglienza profughi messo a punto nei mesi scorsi dal Viminale in accordo con l’Anci potrebbe essere elaborato proprio a Verona.
Perché la prefettura nei giorni scorsi ha già portato la questione all’attenzione degli uffici del Viminale. E ora anche il parlamentare del Pd Vincenzo D’Arienzo ha tutta l’intenzione di «perorare la causa». Il tema è quello della possibile adesione dei Comuni veronesi al modello Sprar di accoglienza. Il nuovo accordo Anci-Viminale, prevede infatti per quelle amministrazioni che decidono di impegnarsi direttamente nell’accoglienza di godere di un tetto massimo di presenze (circa 3 ogni mille residenti) e della cosiddetta «clausola di salvaguardia» (niente centri gestiti da privati nei Comuni che aderiscono).
Nei giorni scorsi il prefetto Salvatore Mulas e il capo di gabinetto Alessandro Tortorella hanno incontrato i primi cittadini per conoscere i loro orientamenti. Ed è stato proprio nel corso di queste riunioni che è emersa la situazione particolare di quei sindaci interessati ad aderire allo Sprar, ma preoccupati per gli adempimenti burocratici e i tempi stretti. Si tratta di quegli amministratori che già hanno profughi sul loro territorio comunale, ma che vorrebbero trasferirli dai centri privati (cosiddetti Cas) ai loro futuri centri Sprar. Una sorta di «osmosi» che, però, ad oggi non è prevista da alcuna norma. La gestione dello Sprar,infatti, per legge deve essere affidata tramite gara pubblica. E le amministrazioni che decidessero di aderire al sistema, correrebbero il rischio di veder andar via la coop storica (in base alla clausola di salvaguardia) e di affidare la gestione alla coop che presenta l’offerta migliore (e che può arrivare da qualsiasi parte d’Italia).
Uno scenario che preoccupa anche le coop veronesi impegnate da anni nell’accoglienza. Ieri in prefettura si è svolto un primo incontro con alcune di queste realtà che non hanno nascosto la loro preoccupazione. «Il modello dei piccoli gruppi previsto dallo Sprar è sicuramente quello giusto sintetizzavano -. Ma con la gara pubblica, può vincere chiunque e alcuni di noi potrebbero perdere il lavoro». Tra le altre cose, anche a livello di strutture, i requisiti previsti dallo Sprar sono più stringenti rispetto a quelli dei Cas (Centri accoglienza straordinaria) e non è detto che un appartamento utilizzato fino ad oggi possa superare l’esame dei tecnici del Viminale.
«Lo Sprar è l’unico modo per una più equa distribuzione sul territorio dei richiedenti asilo - commenta D’Arienzo -. La via più semplice sarebbe quella della trasformazione dei Cas in Sprar. Sarebbe bene offrire ai Comuni che aderiscono allo Sprar la possibilità di scegliere se fare la gara o poter avviare una procedura semplificata e certa per confermare l’affidamento ai gestori attuali dei Cas con i quali l’esperienza è positiva. Questa facoltà soddisferebbe anche le esigenze di quelle amministrazioni che non hanno un buon rapporto con le gestioni attuali dei Cas, che in questo caso potrebbero invece bandire la gara. Ho chiesto al Ministero di garantire questa possibilità».
D’Arienzo Va offerta ai Comuni la possibilità di scegliere se fare la gara o no
Lo Sprar è l’unica soluzione per una più equa distribuzione sul territorio