Il sindaco e il filosofo, è sfida nel Pd delle liti con una missione impossibile: fermare Zaia
Depositate le candidature, Tonella e Bisato a confronto sul partito, l’autonomia, i profughi
E dunque dopo che i colonnelli a lungo attesi si sono infine sfilati o sfaldati tra i veti incrociati, ecco che in piedi, aspiranti generali del Pd del Veneto, sono rimasti soltanto loro: i soldati semplici Alessandro Bisato da Noventa Padovana e Giovanni Tonella da Treviso. Onore al merito: non è facile rispondere «presente!» in un partito dalle truppe in rotta come quello democratico, dove fino all’ultimo minuto utile, le 18 di ieri, c’era ancora chi apriva il fuoco amico a mezzo social (due per tutti, entrambi veneziani, entrambi almeno fino a ieri - esponenti della maggioranza renziana: «I nomi dei candidati entravano e uscivano senza un minimo di criterio e valutazione della capacità, competenza, visione, generosità, non contava ciò che serve al Veneto, ma ciò che serve a chi deve garantirsi il proprio posticino», Andrea Ferrazzi; «Sono deluso dall’egoismo e dalla miopia degli eletti, ognuno pensa alla propria rielezione e nessuno pensa, invece, alle tante persone che formano la comunità del Pd», Marco Stradiotto). Non è un caso, d’altra parte, che molti big - parlamentari ed europarlamentari e sindaci di primo piano, con l’eccezione dei senatori Giorgio Santini e Laura Puppato - si siano guardati bene dal farsi avanti in un simile campo di battaglia: per come si sono messe le cose, qui come a Roma, pare ci sia più da perderci che da guadagnarci.
E invece loro, Bisato e Tonella, credono davvero che il Pd possa recuperare la distanza siderale che lo separa dalla Lega e da Luca Zaia a queste latitudini e per questo domenica 19 marzo si sfideranno alle primarie
(aperte, i non iscritti pagheranno 2 euro) per prendere il posto che fu di Roger De Menech, Rosanna Filippin, Paolo Giaretta, quello del segretario regionale del partito.
I due, a parlarci, sembrano parecchio diversi. Più «politico» Tonella, esponente dei Giovani Turchi sostenuto anche da Sinistra e ReteDem (372 firme), formatosi nella Fuci, nei Ds e nell’Anpi, capogruppo del Pd a Treviso, filosofo e professore di Scienza del governo, che alla domanda: come pensa di rilanciare il Pd?, risponde: «Come ho scritto nel mio ultimo libro, mi ispiro allo sperimentalismo democratico di Fabrizio Barca. Dobbiamo interpretare la realtà e catalizzare l’intelligenza sociale, valorizzando la militanza. Oggi siamo una federazione di notabili, il partito, semplicemente, non esiste». Più «amministratore» Bisato, al secondo giro come sindaco di Noventa dopo che già era stato vicesindaco e assessore al Sociale, cresciuto in parrocchia e nell’Azione Cattolica, dipendente della
Coldiretti, alfiere dei renziani e dell’Area Martina (406 firme, tra cui Santini e Puppato), che per rispondere alla stessa domanda chiama subito in causa i colleghi: «Dobbiamo ripartire dai sindaci, dai nostri tanti bravi amministratori che ogni giorno, lontano dai riflettori, portano la croce in silenzio. Il territorio esprime individualità straordinarie, che però non riusciamo a tenere unite in una comunità politica».
I punti di contatto, tra questi due quarantenni (41 Tonella, 45 Bisato), in ogni caso non mancano. Sull’autonomia, ad esempio, uno dei temi cardine della sfida per la segreteria ma soprattutto vero caso politico dell’anno che ci attende, il terreno su cui il Pd dovrà vedersela con Zaia che già sente l’odore del sangue. «Qui nessuno è contro l’autonomia - dice Tonella - ma che vuol dire “autonomia”? Quali sono i contenuti che ha in testa il governatore? Al momento non lo sappiamo e su questo dobbiamo lavorare col governo, muovendoci nel solco indicato dalla Costituzione». Stessa frequenza per Bisato: «Domani sorge il sole? E chi non ne è felice? A me però pare che finora Zaia abbia fatto melina. Il negoziato col governo poteva già essere aperto da un pezzo e chi sa a che punto saremmo ora. Invece siamo qui, in attesa di un referendum che mi pare cucito solo sui bisogni di consenso del governatore». Chissà che ne pensa la senatrice Simonetta Rubinato, avanguardia autonomista dem, che sull’argomento sta preparando da alcune settimane una mozione. Oppure i profughi: «Nel mio Comune ospitiamo 80 richiedenti asilo, per cui so bene di che parliamo - premette Bisato -. L’approccio Minniti mi piace, si deve procedere con gli accordi con i prefetti, i lavori socialmente utili, i rimpatri veloci». Tonella: «Sì al Cie in Veneto ma il modello resta quello dell’accoglienza diffusa. Sbagliatissime, invece, le concentrazioni a cui abbiamo assistito finora, che non permettono l’integrazione e creano tensioni».
Quanto agli altri mille punti che si potrebbero discutere, c’è un mese e mezzo di tempo per sviscerarli. Ma sia chiaro: «Renzi rappresenta il presente e il futuro del nostro partito» avverte Bisato che, in continuità con la segreteria De Menech, sorvola così sugli errori del passato: «Io sono per, mai contro». Ben diverso l’approccio di Tonella: «Renzi? È il segretario. Mi pare evidente, però, che si è chiusa una fase della vita politica. Ci attende una lunga marcia, non saranno possibili scorciatoie come in passato. Vogliamo essere “autonomi”? Bene, cominciamo ad emanciparci dalla logica romana».
Giovanni Tonella Mi ispiro allo sperimentalismo democratico di Barca, va rivitalizzato il partito, che oggi non esiste. Renzi? Si è chiusa una fase della vita politica, ora emancipiamoci dalla logica mirata Alessandro Bisato Renzi è il presente e il futuro del Pd che si rilancia partendo dagli amministratori sul territorio, che portano la croce in silenzio ogni giorno. Gli errori del passato? Io sono sempre per, mai contro