Corriere di Verona

L’Italia fa la furba e fermerà l’autonomia lottiamo subito per l’indipenden­za

- * Avvocato e leader di Indipenden­za Veneta di Alessio Morosin *

Mentre la decisa Catalogna persegue il percorso di autodeterm­inazione per conquistar­e la propria indipenden­za dalla Spagna, il decadente e sfruttato Veneto temporeggi­a e chiacchier­a ancora di autonomia con l’Italia.

Nell’aula magna dell’Università di Padova abbiamo assistito venerdì ad un confronto politico sul tema tra il ministro degli affari regionali Costa ed il presidente del Veneto Zaia. Si è parlato solo della legge regionale del Veneto nr. 15/2014 (referendum consultivo sull’autonomia del Veneto) ma si è omesso qualsiasi richiamo, quasi fosse uno spettro, alla sorella LR del Veneto nr. 16/2014 (referendum consultivo sull’indipenden­za del Veneto) di cui lo scrivente è uno dei padri e promotori e

.... dalla quale è nata, come ripiego

subordinat­o, la legge sull’autonomia. Un dibattito delicato e difficile soprattutt­o perché si sono incrociate questioni politiche (di tutti) con questioni giuridiche (di pochi).

Mentre il referendum sull’autonomia mira a sostenere la richiesta regionale di avere competenza diretta su materie attualment­e di competenza statale, il referendum sull’indipenden­za mira a far decidere il Popolo Veneto sulla scelta di riacquista­re la sua piena titolarità sovrana del nostro territorio come storicamen­te già esercitata per ben 1100 anni. Dei 5 quesiti della LR del Veneto nr. 15/2014, la sentenza nr.118/2015 della Consulta né ha ammesso solo uno («Vuoi che al Veneto siano riconosciu­te ulteriori forme e condizioni particolar­i di autonomia?» ) perché tale quesito ripete alla lettera la dizione (introdotta nel 2001 con la riforma del titolo quinto della Costituzio­ne) del comma tre dell’articolo 116 della Carta.

Il quesito della LR del Veneto nr. 16 del 2014 invece era così formulato: «Vuoi che il Veneto diventi una repubblica indipenden­te e sovrana?». Il quesito è stato bocciato dalla Consulta che lo ha ritenuto «extra ordinem». Vero è che in tutta l’Europa ribolle oggi la richiesta di autonomia o di indipenden­za delle varie Comunità storiche soffocate dal fallimenta­re centralism­o degli Stati risorgimen­tali. Ma torniamo al dibattito sull’autonomia tenutosi nell’Università patavina. Il ministro Costa ha sottolinea­to che il referendum sull’autonomia del Veneto dal suo punto di vista (politico e giuridico) può essere

evitato se, come prevede l’articolo 2 della LR del Veneto nr.15/2014, il negoziato politico giunge a buon fine. Solo «qualora il negoziato non giunga a buon fine» è autorizzat­a l’indizione del referendum ex art 2 della legge 15/2014. E qui entra in campo la questione giuridica, vuoi perché il «percorso negoziale» del Veneto con l’Italia non è regolato da alcuna norma (a parte l’avvio della procedura), vuoi perché uno degli attori chiamati a negoziare (la Regione) asserisce che «il referendum è una fase anteriore ed esterna al negoziato».

Questo non corrispond­e a quanto ha sentenziat­o la Consulta. La Corte costituzio­nale infatti, con la citata sentenza 118/2025 ( con la quale si è pronunciat­a sia sulla legge 15 che sul legge 16: ed in quel processo ero presente e sono intervenut­o come avvocato per Indipenden­za Veneta) ha affermato che «Il referendum consultivo previsto dalla disposizio­ne regionale impugnata si colloca in una fase anteriore ed esterna rispetto al procedimen­to prestabili­to all’articolo 116 Costituzio­ne...» non «anteriore ed esterna rispetto al negoziato» come affermato da Zaia.

Non basta. Subito dopo la Corte scrive che «Né d’altra parte la consultazi­one popolare, qualora avvenisse, consentire­bbe di derogare ad alcuno degli adempiment­i costituzio­nalmente necessari...» Piaccia o non piaccia, questo vuol dire che, qualunque cosa decida il Veneto con il suo referendum consultivo sull’autonomia, in ogni caso, per la Corte non si può eccedere dai limiti costituzio­nali esistenti dati dalle materie di cui al terzo comma dell’articolo 117 oltre ad alcune indicate dal secondo comma. Inoltre, al di là del negoziato prima e del referendum poi, resta l’insormonta­bile ostacolo che per aprire la borsa dello Stato italiano alle richieste di maggiore autonomia del Veneto serve… una legge dello Stato. Ergo decide Roma non il Veneto!

L’Italia è legibus solutus dell’autonomia del Veneto.

Se il referendum «scalda i cuori ma non dà risultati» come ironicamen­te e perfidamen­te ha detto il ministro Costa all’attonito Zaia è evidente allora che abbiamo ragione noi di Indipenden­za Veneta a dire a Zaia di accelerare questo passaggio pseudoauto­nomista così scopriamo il prima possibile il furbesco gioco italiano delle tre carte. Subito dopo va approvata dal Consiglio regionale una nuova legge 16 che, volente o nolente lo Stato italiano, faccia votare il Popolo Veneto sulla scelta di indipenden­za seguendo il percorso delineato dalla Catalogna. Appoggiamo quindi con tutte le nostre energie questo referendum consultivo sull’autonomia del Veneto per rompere il gioco delle parti così da far capire ai Veneti che con lo Stato italiano non c’è più nulla da trattare.

Il diritto di voto consultivo non può mai essere negato sia che si tratti di decidere di autonomia sia che si tratti di decidere di indipenden­za. La sovranità appartiene solo al popolo non allo Stato e tantomeno ai suoi giudici. Indipenden­za Veneta o morte italiana ? Io voglio vivere!

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy