Giovedì in aula bunker i due reclutatori dei foreign fighter
I reclutatori dell’Isis che operarono a Nordest, compariranno davanti a un giudice. L’udienza per il rinvio a giudizio di Veapi Ajahn, macedone di 37 anni residente a Decimo Azzano, e dello sloveno Rok Zavbi, 26, è fissata per giovedì nell’aula bunker di Mestre. Saranno collegati - con un sistema video - dalle carceri in cui sono reclusi. Per loro l’accusa è di aver reclutato, per conto dello Stato Islamico, due bellunesi mandati a combattere in Siria. Si tratta di Munifer Karamaleski, macedone che fino al novembre 2013 viveva a Chies d’Alpago, e del suo amico di Longarone, il bosniaco Ismar Mesinovic, ucciso in un’imboscata ad Aleppo.
I due reclutatori sono stati individuati al termine di una complessa indagine del Ros di Padova, coordinata dal capo dell’Antiterrorismo Adelchi d’Ippolito e dalla sua vice Francesca Crupi. Tra gli indagati spicca il nome dell’imam del terrore, Bilal Bosnic, detenuto a Sarajevo per reati simili. Sarà lui il grande assente in quello che si profila come il primo processo di questo tipo in Italia: la Bosnia, infatti, non ha alcuna intenzione di estradarlo.
Intanto due giorni fa la Cassazione ha respinto la richiesta di scarcerazione presentata dal difensore di Ajahn. «È una conferma - spiega il procuratore aggiunto d’Ippolito - della solidità del materiale che abbiamo raccolto nel corso di questa inchiesta, che ha permesso di alzare il velo su una cellula che aveva posto in essere un’attività di reclutamento di foreign fighter nella nostra regione».