Corriere di Verona

Giovedì in aula bunker i due reclutator­i dei foreign fighter

- Andrea Priante

I reclutator­i dell’Isis che operarono a Nordest, compariran­no davanti a un giudice. L’udienza per il rinvio a giudizio di Veapi Ajahn, macedone di 37 anni residente a Decimo Azzano, e dello sloveno Rok Zavbi, 26, è fissata per giovedì nell’aula bunker di Mestre. Saranno collegati - con un sistema video - dalle carceri in cui sono reclusi. Per loro l’accusa è di aver reclutato, per conto dello Stato Islamico, due bellunesi mandati a combattere in Siria. Si tratta di Munifer Karamalesk­i, macedone che fino al novembre 2013 viveva a Chies d’Alpago, e del suo amico di Longarone, il bosniaco Ismar Mesinovic, ucciso in un’imboscata ad Aleppo.

I due reclutator­i sono stati individuat­i al termine di una complessa indagine del Ros di Padova, coordinata dal capo dell’Antiterror­ismo Adelchi d’Ippolito e dalla sua vice Francesca Crupi. Tra gli indagati spicca il nome dell’imam del terrore, Bilal Bosnic, detenuto a Sarajevo per reati simili. Sarà lui il grande assente in quello che si profila come il primo processo di questo tipo in Italia: la Bosnia, infatti, non ha alcuna intenzione di estradarlo.

Intanto due giorni fa la Cassazione ha respinto la richiesta di scarcerazi­one presentata dal difensore di Ajahn. «È una conferma - spiega il procurator­e aggiunto d’Ippolito - della solidità del materiale che abbiamo raccolto nel corso di questa inchiesta, che ha permesso di alzare il velo su una cellula che aveva posto in essere un’attività di reclutamen­to di foreign fighter nella nostra regione».

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Rok Zavbi

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