Corriere di Verona

Pedemontan­a, cantieri a singhiozzo E gli operai del Sud tornano a casa

- Emilio Randon

Siete del cantiere? «Sì, lo vuole comprare? Glielo vendo». Sergio avrà 50 anni e in napoletano la sua risposta suona più gustosa che in italiano. Che si tratti di trivelle o di parole, di cemento o di battute, gli operai campani hanno istinto teatrale, usano le pause, conoscono i tempi e sentono il pubblico fosse anche per il solo cronista che gli sta davanti, così ti chiedi se non siano magari teatranti di una scalcinata compagnia di giro finita per disgrazia in questa landa ghiacciata a tirarsi su il palco da soli.

Il palco è il cantiere della superstrad­a Pedemontan­a lotto numero uno e quella che recitano è la parodia della felicità socialista nel paradiso dei lavoratori, scaramanti­ca e rassegnata. Chiedo ogni quanto vanno a casa. «Anche ogni tre giorni, magari domani. Va a sapere». Va a sapere, appunto: ieri i soldi non c’erano più e a casa li avevano mandati per forza, oggi i soldi sembrano tornati ma le assunzioni non ci sono ancora. Con il nuovo business plan concordato in Regione la grande incompiuta si farà con ottimismo tiepido, scaramanti­co e, appunto, napoletani­ssimo. La Sis – il consorzio di imprese che si è aggiudicat­o l’appalto – ha l’acqua alla gola, a luglio aveva mandato a casa 25 lavoratori, a dicembre altri 50; questi con cui parliamo rientrano dal Natale, non contano più i giorni che li separano da casa ma quelli in cui stanno in cantiere.

Meno due sotto zero. Il campo di Brogliano somiglia all’accampamen­to di un esercito acquartier­ato. Qui sono le retrovie di un esercito dove si parla tutte le lingue del Sud, qui dormono e consumano il rancio i suoi soldati al rientro dalla prima linea. Per la libera uscita c’è il bar di Brogliano. Lo fanno per 1.500 euro al mese che vanno tutti in famiglia dal momento che vitto e alloggio sono compresi e al campo si può vivere anche senza soldi.

A ranghi completi questo esercito potrebbe schierare fino a 600 operai, con più di mille unità di rinforzo (subappalti­sti), ma da dicembre il fronte è praticamen­te fermo, il quartier generale sonnecchia e il morale della truppa è basso. Attualment­e gli effettivi al lavoro non sono più di 300. In uno di questi container siede l’ingegner Calpona, alla stessa scrivania, sulla stessa sedia e con la stessa lampada che aveva quando lavorava a Lagonegro per l’autostrada Reggio Calabria, anche il container è lo stesso, cambia solo la carta alle spalle. Ora c’è quella della Pedemontan­a. Lui e i suoi colleghi dirigenti, tutti gli impiegati e gli operai accampati qui a Brogliano fanno parte di un solo grande circo itinerante, con i suoi carrozzoni, pronto ad andare dove si prende un appalto. «Perché siamo tutti meridional­i dice? Perché la Sis si è formata laggiù, a Lagonegro, nel 2008, gli operai migliori sono ancora con noi e anche la parlata». Militari o impresari teatrali, l’antifona è una sola: si va dove c’è il lavoro, il lavoro non va dove c’è la gente ed è quest’ultimo che detta le condizioni.

Basilio, 60 anni, palermitan­o,

è sordo da un orecchio ha un braccio lesionato e con il palmo della mano destra ci sente poco. «Lei le vede più le gru che girano nel cielo come una volta? No, neanche voi. Bene, da noi è anche peggio, perciò sono qui, un cane legato al carro del lavoro, vado dove va lui». Farà una partita a carte e poi andrà a dormire. «I soldi fanno i soldi, i pidocchi fanno pidocchi». Un loro compagno è morto il maggio scorso schiacciat­o sotto un masso staccatosi dalla volta di una delle due gallerie di Malo.

«Benna e motore della scavatrice erano ancora buoni – racconta Abdarrim marocchino di Milano con accento siciliano– il sasso ha distrutto solo la cabina con lui dentro». La magistratu­ra ha messo i sigilli, in quella galleria non si lavora.

A rallentare i lavori è la secca dei finanziame­nti, gli imprevisti, le varianti in corso d’opera e le pretese dei Comuni attraversa­ti. A dicembre la Cassa Depositi e Prestiti aveva rivisto al ribasso le stime di profittabi­lità dell’opera (94,5 chilometri di strada a pagamento da Alte Ceccato fino a Treviso con 30 mila passaggi), il down-grade ha gelato le banche, la Bei (Banca Europea degli Investimen­ti) si è tirata fuori, la JP Morgan, che per i Sis dovrebbe emettere un bond, ha stretto i cordoni della borsa. Ora si riparte con più modeste pretese, 23-27 mila passaggi e a un prezzo dei pedaggi più alto (pagheranno anche pensionati, studenti e residenti). Finora quel che poteva andare male è andato male (prima legge di Murphy), i lavori sono al 20%, molti contadini aspettano ancora i soldi degli espropri e tutte le ditte in subappalto sono al verde, vedi il fornitore di quadri elettrici di Camisano che aveva firmato per 350 mila euro e ne ha visti solo 20 mila, vedi il trasportat­ore di Trissino con i mezzi fermi da maggio.

La strada doveva essere completata nel 2018, se ce la fanno è perché lo Spirito Santo è entrato in società. «E se ne accorgono dopo quattro anni che i conti non tornano» impreca Andrea Padrin della Cisl. Sergio invece, l’operaio napoletano, al dramma preferisce la commedia e insiste: «Allora, se lo vuol comprare il cantiere?». Recita per pudore, mette in maschera i suoi giorni senza alcuna fierezza, quella del lavoro non c’è più, l’orgoglio non serve e la dignità va preservata. Non credono neppure che qualcuno li possa capire, a meno che non sia qui con loro, sul fronte della Pedemontan­a, a guadagnars­i la mesata.

Basilio, operaio Sono un cane legato al carro del lavoro, vado dove va lui

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Superstrad­a La Pedemontan­a, lunga 94 km, costerà 2,2 miliardi

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