Veneto Strade in rosso stop ai lavori a Belluno 90 in cassa integrazione
La presidente della Provincia: «Non riusciamo a pagare»
Dal 1. marzo nel Bellunese stop alla manutenzione di 705 chilometri e ingresso di 90 dipendenti in cassa integrazione. È la decisione presa ieri dal Consiglio di amministrazione di Veneto Strade, mentre un centinaio di lavoratori protestavano fuori dalla sede, annunciando ulteriori forme di mobilitazione da qui al 24 febbraio. Quel giorno si riunirà infatti l’assemblea dei soci della Spa, partecipata al 30% dalla Regione, al 50% dalle Province e al 20% dalle concessionarie autostradali, per approvare una perizia sul valore delle quote: l’obiettivo di Palazzo Balbi è infatti di rilevare l’intero pacchetto azionario, anche in vista di un’aggregazione con Cav, ma nel frattempo dovrà essere affrontato il nodo dei tagli agli enti di area vasta.
L’emergenza scoppiata in montagna è infatti la spia di una problematica che investe l’intero territorio regionale. A causa delle progressive riduzioni di risorse a danno delle Province, arrivate all’apice con la riforma Delrio, fra 2010 e 2016 i loro trasferimenti a Veneto Strade per la gestione della rete stradale sono calati mediamente del 67%. Gradualmente le convenzioni sono scadute a Verona, Padova, Rovigo, Treviso e Venezia, che ora si occupano in proprio della manutenzione viaria, con tutti i limiti della carenza di risorse; Vicenza ha chiesto una risoluzione anticipata rispetto alla scadenza del 31 dicembre 2017; e Belluno, appunto, non è più riuscita a pagare le proprie spettanze. Per questo il Cda ha deliberato l’avvio della procedura di crisi a partire dal prossimo mese, «salvo che entro tale data non intervengano fatti nuovi, come ad esempio la garanzia da parte della stessa Provincia di erogare a Veneto Strade, nel corso del 2017, 9 milioni di euro per le strade provinciali ex Anas e 6 milioni di euro per le strade provinciali cosiddette “storiche”». Chiosa dell’amministratore delegato Silvano Vernizzi: «So di correre il rischio di finire indagato per interruzione di pubblico servizio, visto fra l’altro che ha cominciato a nevicare, ma non posso pensare di far lavorare la gente senza pagarla».
Daniela Larese Filon, presidente della Provincia di Belluno, si dice «spiazzata» dall’annuncio della Cigs: «In questo momento non siamo nelle condizioni di pagare. Capiamo la posizione di Veneto Strade e siamo in attesa di una risposta dal governo, a cui facciamo presente che ormai siamo agli sgoccioli». Gianluca Forcolin, assessore regionale agli Enti Locali, l’ha incontrata ieri: «Le ho consigliato di andare a Roma armata di determinazione. Devono capire che non si possono dare competenze senza risorse». Ma questo è un ragionamento che la sua collega Elisa De Berti, titolare delle Infrastrutture, proporrà anche alle Province: «Padova, Venezia e la stessa Belluno non ci sentono, ma non possono pensare che la Regione continui a farsi carico del loro peso da socio di minoranza. Intendiamo salire almeno al 70% del controllo, con l’obiettivo di arrivare al 100%, per occuparci a pieno titolo delle strade regionali. Altrimenti saremo noi a uscire dalla società». La questione approderà in giunta. «Trattandosi di una partecipata, a maggior ragione vogliamo vedere i piani connessi alla richiesta di ammortizzatore sociale», spiega Elena Donazzan, assessore al Lavoro.
Nel frattempo Filt Cgil, Fit Cisl e Uil Trasporti annunciano un pacchetto di scioperi e un vertice con i sindaci e i parlamentari sabato a Sedico: «Non è giusto che siano i lavoratori a pagare il conto di una crisi annunciata da cinque anni».
Silvano Vernizzi Corro il rischio di essere indagato per interruzione di pubblico servizio ma non posso far lavorare la gente e poi non pagarla