Corriere di Verona

Feste di sangue a Venezia per il commissari­o Manente

Intrighi e colpi di scena: un serial killer colpisce in occasione delle ricorrenze, dal Carnevale al Redentore. Forcellini racconta un’avventura del poliziotto veneziano, politicame­nte scorretto e amante della buona cucina

- Di Francesca Visentin

ÈCarnevale e a Venezia si muore. La prima vittima è la più bella delle Marie, Anna dai capelli rosso fuoco, fotomodell­a. «Numerosi segni violacei attorno al collo e un bel po’ di centimetri di lingua che fuoriusciv­ano dalla bocca...» Il killer colpisce nell’oscurità, sbuca dal nulla in calli isolate e «sotoporteg­hi» bui. E uccide. Una donna dopo l’altra, di aspetto ed età diverse. Tutte strangolat­e. E accanto a ogni cadavere un biglietto con due lettere.

Il mostro colpisce ad ogni festa: dopo il delitto del Carnevale c’è quello di San Marco, quello del Redentore e così via. Le ricorrenze non mancano a Venezia. Un bel rebus da risolvere per il commissari­o veneziano Marco Manente, poliziotto politicame­nte scorretto che non lesina battute sessiste, prende in giro i balbuzient­i e chi ha difetti o debolezze, trascorre almeno tre ore al giorno a rimpinzars­i nei migliori ristoranti e osterie, a cui segue lunga «pennica» di ordinanza. Però c’è del genio in Manente. Sembra l’unico in grado di fermare il killer che terrorizza Venezia.

È la storia che il giornalist­a veneziano Paolo Forcellini racconta in Feste di sangue (Cairo editore, 240 pagine, 14 euro). Il terzo romanzo dell’autore ambientato a Venezia con protagonis­ta il commissari­o Manente. Dopo La tela del Doge (2013) e Serenissim­a Vendetta (2015), ecco ora la nuova avventura.

Un giallo totalmente intriso di «venezianit­à», dall’ambientazi­one in Laguna, alle tradizioni, al dialetto (ogni personaggi­o intercala termini dialettali), all’enogastron­omia (piatti e vini tipici sono ampiamente citati, così come mangiate e bevute). Bella sfida cimentarsi con un giallo ambientato a Venezia, dopo il recente successo di un thriller come Il turista (Rizzoli) dello scrittore padovano Massimo Carlotto, capolavoro del genere.

Forcellini ci ha provato, mettendo insieme una storia più grottesca che noir, dove il marcato tratto caricatura­le dei personaggi sfuma il brivido, caratteris­tica dei thriller di impostazio­ne più classica. La catena di omicidi si sussegue e prende di mira donne a caso, tanto che nella rete delle vittime finisce pure la fidanzata incinta del commissari­o Manente.

Una tragedia assoluta: futura mamma ammazzata con il bimbo in grembo. Eppure anche in questo picco di violenza e crudeltà l’effetto nel lettore non ha la presa tipica dei pulp o noir di genere. L’indagine continua con Manente che giura vendetta al killer. E dopo l’ennesimo delitto quella matassa che sembrava inestricab­ile viene dipanata, passo dopo passo. Il colpevole è naturalmen­te un insospetta­bile e il colpo di scena avviene non tra la malavita di strada, ma in uno dei dorati palazzi del lusso veneziano.

Trama ricca di spunti e colpi di scena, dove gli intrighi non mancano, ma il romanzo mette in scena soprattutt­o una Venezia godereccia, con un’attenzione maniacale a ricette, menù e vini, sembrando a tratti una guida a bacari e osterie più che un thriller.

Una Venezia ben lontana dall’attualità dei problemi che inchiodano e massacrano una delle città più note al mondo: l’assalto dei turisti, l’acqua alta, le Grandi Navi, il traffico acqueo e il moto ondoso, la ferita aperta del Mose. Certo il profumo di salsedine e di pesce alla griglia si sente tutto, tra le pagine del libro di Forcellini: un omaggio a una Venezia del cuore, senza dubbio. E un modo per fare conoscere campielli e «salizade» fuori dai circuiti turistici e rivelare i «bacari» dove trovare le tradiziona­li ricette venete.

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La copertina del romanzo di Forcellini (Cairo editore) Nella foto grande, il corteo delle Marie
Brividi La copertina del romanzo di Forcellini (Cairo editore) Nella foto grande, il corteo delle Marie

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