Teatro, vignette e corone Per celebrare esuli e martiri
Fitto il programma settimanale per la Giornata del Ricordo
Corone di fiori e messe, certo. Ma soprattutto un fitto calendario culturale per insegnare la storia ai più giovani, per ricordare di non dimenticarla ai più distratti. Anche quest’anno, nonostante i tagli dei fondi al mondo associativo, l’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia di Verona, presieduta da Francesca Briani, si è impegnata per onorare la Giornata del Ricordo (cadenza il 10 febbraio) delle vittime delle foibe e degli esuli istriani, fiumani e dalmati. Mercoledì 8 febbraio, alle 9,30, in Gran Guardia, si organizza la mattinata commemorativa per gli studenti con lo spettacolo «Ti ricordi?» di e con Rachele Pesce (studentessa del Maffei che porta sul palco la provincia triestina del 1945), con musiche di Niccolò Spolettini e regia di Mirko Segalina, in collaborazione con il Teatro Nuovo. Introdurrà la mattinata l’esule di Rovigno Anna Rismondo.
Già in corso, e aperta fino al 10 febbraio, sempre in Gran Guardia, la mostra storico-fotografica «dedicata al ricordo», a cura del comitato veronese dell’associazione: grazie alla collaborazione fra il comitato e la famiglia Dignanese, quest’anno l’esposizione sarà corredata anche da alcune vignette dell’artista Gigi Vidris, di Pola, pubblicate fra il 1945 e il 1947.
La giornata del 10 febbraio, santa messa al cimitero monumentale e omaggio al cippo posato in memoria delle vittime delle foibe, degli esuli deceduti lontani dalla loro terra d’origine e di tutti i defunti rimasti, con deposizione della corona alla presenza delle autorità.
Un rito che si ripeterà l’11 febbraio in piazza Martiri d’Istria Fiume e Dalmazia, e il 17 febbraio a Bussolengo, in viale Martiri delle Foibe. Sempre sabato prossimo, al cinema Fiume, alle 16, verrà proiettato il film «Porzus» (regia di renzo Martinelli, 1997), introdotto dal docente universitario Davide Rossi. «Verona si è dimostrata generosa con gli esuli fin dal principio scrive la Briani agli associati - e continua ad esserlo sostenendo le nostre iniziative di anno in anno. Ma siamo noi, esuli e discendenti, a dover credere prima di tutti gli altri ne dovere morale e culturale di proseguire nel lavoro che abbiamo portato avanti in questi anni perché la memoria non si perda facendo ripiombare nell’ombra avvenimenti che hanno segnato nel profondo la storia italiana». (s.m.d.)