Domanda e offerta non s’incrociano I sindacati: «Questo è il risultato di politiche del lavoro inesistenti»
Il ruolo della scuola: «Ma occorre maggiore flessibilità»
La schizofrenia di questa crisi sta tutta in una stessa realtà deformata per cui, allo stesso tempo, i giovani non trovano lavoro, o non ne trovano di adeguato alle loro aspettative, e chi offre lavoro non trova profili adatti alle mansioni di cui ha bisogno. O a volte, non trova proprio persone perché nessuno si candida. Come se domanda e offerta di lavoro viaggiassero su binari paralleli che proprio non riescono a trovare un punto d’incontro. «Il nocciolo della discussione – analizza Lucia Perina, segretario generale Uil Verona – è proprio questo: far incrociare domanda e offerta di lavoro è il vero problema del mondo del lavoro. Perché da una parte servono vere competenze, elevate ma in linea con quelle che sono le esigenze reali del sistema, dall’altra c’è chi le deve fornire ed è la scuola». L’evoluzione del sistema formativo c’è stata, ma forse non abbastanza per garantire un futuro ai giovani e alle esigenze di sviluppo del territorio. «Una soluzione – chiarisce Perina – anche valida, proposta è l’alternanza scuola-lavoro, ma è un modello che si è dimostrato troppo lungo e farraginoso». Vari i punti su cui intervenire: «La scuola che dovrebbe essere più flessibile, i giovani che dovrebbe essere più in grado di esplicitare i propri desideri e progetti, le aziende. Credo, però, che quando il mondo del lavoro richiede determinate competenze, la scuola dovrebbe saperle fornire velocemente». Un obiettivo che, però, non è facile da raggiungere senza un progetto adeguato. Lo pensa Massimo Castellani, segretario generale Cisl Verona: «Senza politiche del lavoro, senza progetti, senza una testa che conosca e recepisca le problematiche, come si fa a dare risposte? Allora, la risposta che molti dei nostri giovani danno è quella di andare all’estero: una volta delocalizzavamo a basso valore aggiunto, adesso ad alto, favorendo le altre economie. Ma non è nemmeno questa la cosa più grave, perché, in un’economia globalizzata è fisiologico che i giovani preparati si muovano, il problema è che qui da noi non vengono i giovani inglesi o tedeschi. Perché qui una strategia non c’è». Né per i giovani, né per le aziende, lascia intendere Castellani. Una visione che condivide con Michele Corso, segretario provinciale Cgil: «Alla fine la vittima sacrificale di questo sistema è il lavoro stesso perché non stiamo dando una prospettiva ai giovani, ed è un fatto drammatico, ma non viene data nemmeno a chi può far crescere e sviluppare il nostro territorio».
L’esperienza
Perina (Uil): «L’alternanza proposta agli studenti? Modello troppo farraginoso»
Fuga dei cervelli Castellani (Cisl): «Molti vanno all’estero e noi non siamo capaci di importare talenti»