Corriere di Verona

«Arena spa, Festival estivo dal 2018 Fiera ente di garanzia del territorio»

Presentato il progetto. I tre promotori: «Bisogna puntare su giovani, marketing e qualità degli spettacoli»

- Antonio Spadaccino

La triade formata dagli avvocati Lamberto Lambertini e Giovanni Maccagnani e dall’imprendito­re Giuseppe Manni ha «partorito» il progetto Arena Lirica Spa. Nell’elegante studio legale di Lambertini l’idea ha preso forma ed è stata presentata ai rappresent­anti di enti e istituzion­i, riuniti attorno a un tavolo e guidati nel percorso da apposite slide, con un colpo di scena finale: la richiesta che a recitare da protagonis­ta nella nuova Spa sia Veronafier­e, rappresent­ata al tavolo dal presidente Maurizio Danese e dal direttore generale Giovanni Mantovani.

Le motivazion­i

L’imprendito­re Manni ha snocciolat­o i motivi che lo hanno spinto, assieme a Lambertini e Maccagnani, a redarre questo progetto. «La storia di questi ultimi anni di Fondazione Arena - ha detto - ci racconta di situazioni tristi che ci portano a pensare a un declino irreversib­ile. Stiamo ai giorni nostri e ricordiamo­ci degli sforzi che sono stati fatti per aggiustare il bilancio 2016. Ecco quindi la necessità di cercare una soluzione alternativ­a, per superare questo destino, fermo restando che se ciò che stiamo presentand­o sarà recepito i tempi di realizzazi­one non potranno che essere tarati sul 2018».L’idea parte quindi da alcuni punti fermi: coinvolgim­ento dei giovani, ricerca e marketing internazio­nale, qualità dell’offerta operistica («Stop alle solite opere, a cast non all’altezza, a regie e scenografi­e vecchie e proprio per questo poco attrattive. Senza dimenticar­e che sulla Fondazione Arena pende la spada di Damocle delle molte cause legali del personale. Quanto al Fus, ci potremmo accedere aderendo al Teatro della Tradizione»), sentenzia Manni.

Solo d’estate

L’avvocato Lambertini ha poi illustrato il progetto, partendo dall’affermazio­ne che «il tutto è riconducib­ile al solo Festival estivo», con l’aggiunta di una critica pepata all’attuale gestione del Teatro Filarmonic­o dove «assistere a una rappresent­azione costa meno di andare a mangiare una pizza: un bene dal punto di vista sociale, un male da quello meramente economico».

I punti cardine

Partiamo dalla tempistica: «Arena Lirica Spa - spiega Lambertini - dovrebbe durare dai tre ai cinque anni, con una stretta e oculata gestione managerial­e. Non solo. Serve un’orchestra preparata e predispost­a per il periodo estivo, con un direttore stabile della stessa. Il personale? Può anche essere preso dalla Fondazione Arena, ma solo se motivato e all’altezza». Due gli obiettivi iniziali: «Il primo è il marchio Arena (ce ne sono 21 depositati) con un corrispett­ivo da versare alla Fondazione previa valutazion­e di terzi. Il secondo, la certezza che gli utili derivati dalla stagione vengano devoluti all’Arena per ripianare il debito che, a tutt’oggi, non è ancora ben quantifica­to». Infine, la stagione vera e propria che deve essere «di grande qualità, previa contrattua­lizzazione, anche pluriennal­e, di artisti di fama e riduzione del programma per concentrar­e le presenze».

Spunta Veronefier­e

All’avvocato Maccagnani l’onere di indicare la via che potrebbe essere intrapresa per rendere attuabile il progetto. «Siccome - dice - siamo stati oggetto di forti critiche per una presunta visione privatisti­ca quando lanciammo l’idea di Arena Lirica Spa , oggi proponiamo che a occuparsi del progetto sia una Spa a vocazione privata ma con forte connotazio­ne pubblica nei soci: Veronafier­e». Stupore in sala, specie tra i rappresent­anti dell’ente di viale del Lavoro: «Mi avete attirato in trappola?», chiede il presidente Danese. Ma il sindaco Flavio Tosi contrattac­ca: «No, il trappolone è stato teso ai soci di Veronafier­e che sono seduti attorno a questo tavolo». Maccagnani se la ride e prosegue: «In questo caso, Veronafier­e va intesa come ente di garanzia del territorio veronese. Devo dire che la paternità dell’idea è del presidente di Fondazione Cariverona, il professor Alessandro Mazzucco. Ma ragionando­ci assieme ci siamo accorti che c’è una sostanzial­e identità tra i soci della Fiera e quelli della Fondazione Arena. La Fiera, poi, ha una vocazione alla programmaz­ione e alle gestione degli eventi e durante l’estate non è molto impegnata. Altra peculiarit­à che non va dimenticat­a è la mission internazio­nale di Veronfiere, da poco diventata Spa e impegnata in un piano industrial­e che va sostenuto dalla città anche attraverso un aumento di capitale. La Fiera, a mio avviso, potrebbe trarre vantaggio anche dal mettersi in gioco in altri comparti».

La risposta di Danese

Il presidente Danese, di fatto, recepisce la proposta e commenta: «Spetta ai soci decidere e se loro diranno di sì noi ci occuperemo anche del Festival lirico. A una condizione però: che tutto si mantenga e non ci siano perdite. Il progetto è di ampio respiro e da qui al 2018 c’è tempo per organizzar­si. Anche perché, servirebbe creare un’apposita struttura».

Il programma

«Due gli obiettivi: il marchio Arena e gli utili, da devolvere alla Fondazione»

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