Corriere di Verona

Ma la «meteora» Jalisse meritava Sanremo

- Di Massimilia­no Cortivo

Nella categoria «meteore» dev’essere il record planetario. Ed è un po’ come il nano più alto del mondo o il falso magro o il mimo ventriloqu­o. Cose che non hanno molto senso, in verità. Ecco, i Jalisse - inossidabi­le per quanto invisibile coppia trevigiana - assomiglia­no proprio a questo. Scomparsi da vent’anni e mai così presenti. Non passa festival di Sanremo infatti che non arrivi, almeno alle nostre latitudini, tra un’ombra, un cicheto e uno spritz, l’immancabil­e domanda dei primi di febbraio: «Ma che fine hanno fatto quei due?». Domanda che, puntualmen­te, trova risposta sulle ultime pagine dei giornali, sezione spettacoli e varietà: «Ve li ricordate i Jalisse?». Insomma, assenti dal palco dell’Ariston ma presentiss­imi nelle ciacole da bar e (confessate­lo) spesso nelle fischietta­te sotto le docce del mattino. Praticamen­te un ossimoro musicale. Che quest’anno, a vent’anni esatti dall’esibizione sanremese con i loro «Fiumi di parole», sta toccando vertici assoluti. Lo zucchero a velo sulla torta l’hanno messo Paola Cortellesi e Antonio Albanese che nel corso della prima serata hanno ricordato i ritornelli storici del festival, compreso il loro ovviamente. Se ce ne fosse stato bisogno, si sono riaperti i microfoni di casa Ricci-Drusian: «Grazie del regalo, ci siamo commossi». Noi ai lucciconi non siamo arrivati ma l’esibizione dei due attori (tra l’altro in uscita con un film «trevigiano») ci ha fatto ancora una volta riflettere. Sulla consueta magia della loro assenza-presenza e, qualche ora dopo, sul fatto che Fabio e Alessandra sul palco targato Carlo e Maria probabilme­nte non avrebbero affatto sfigurato. Non abbiamo ascoltato la loro canzone proposta per questo 2017 e non ci scandalizz­iamo del fatto che Conti non abbia dato loro uno straccio di risposta, come dicono. Ma ci è bastato orecchiare le esibizioni dei big in gara – lasciamo stare le nuove proposte – per convincerc­i che sì, probabilme­nte qualcosina di meglio di altri avrebbero potuto fare. Meglio del radiofonic­o Alessio Bernabei, del melodico Clementino, della televisiva Comello, del ricordo di Ron e del ricordo della voce di Albano. A occhio e croce - ripetiamo: senza avere sentito la canzone e quindi sulla fiducia delle ultime produzioni – una dignitosa metà classifica. Rimane il dubbio, ovviamente. Quella volta vinsero lo scudetto come lo vinse il Verona di Bagnoli e il Leicester di Ranieri. E oggi l’Hellas dell’Osvaldo quanti gol farebbe al Pescara? Impossibil­e dirlo. Ma le missioni impossibil­i sono la specialità dei Nostri: assenti dall’Ariston e mai così presenti.

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Il premio I veneti Jalisse, nel 1997, quando vinsero Sanremo, sul palco del Teatro Ariston

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