Piazza della Loggia, un nuovo indagato
Regge l’ipotesi della «pista veneta», nome per ora top secret ma è veronese
C’è un nuovo indagato nell’inchiesta bis sulla strage di piazza della Loggia, a Brescia. Il fascicolo aperto ormai da più di cinque anni a carico di ignoti e di un solo noto, un mantovano, morto nei mesi scorsi, si è arricchito. Il sostituto procuratore Francesco Piantoni ha inserito un nuovo nome sul registro degli indagati. Nessuna indiscrezione sulle generalità, trapela solo la provenienza: provincia di Verona. A conferma che la «pista veneta», regge.
C’è un nuovo indagato nell’inchiesta bis sulla strage di piazza della Loggia. Il fascicolo 60/69, aperto ormai da più di cinque anni a carico di ignoti e di un solo noto, un mantovano, morto nei mesi scorsi, si è arricchito. Il sostituto procuratore Francesco Piantoni, trasferito a Roma, ma applicato per continuare a indagare sull’attentato del 28 maggio 1974, ha inserito un nuovo nome sul registro degli indagati. Nessuna indiscrezione sulle generalità, trapela solo la provenienza: provincia di Verona. A conferma che la «pista veneta» seguita in questi ultimi anni dal magistrato della procura ordinaria, in collaborazione con l’indagine condotta dal procuratore dei Minori, Emma Avezzù, regge. Ma Foto simbolo La strage di Brescia: a destra si scorge un giovanissimo Toffaloni soprattutto che continua a essere compatibile con l’inchiesta che ha portato nel luglio all’ergastolo per Carlo Maria Maggi, leader indiscusso di Ordine Nuovo nel Triveneto considerato il regista della strage e Maurizio Tramonte, la «Fonte Tritone», informatore del Sid e infiltrato nell’estrema destra eversiva veneta.
I due condannati il 20 giugno compariranno davanti ai giudici della Cassazione. L’inchiesta, che si è sviluppata in sedici anni, potrebbe arrivare tra pochi mesi alla fase conclusiva. Ma questo, stando alla convinzione degli inquirenti, non preclude altri sviluppi nella nuova inchiesta. Il lavoro degli investigatori, in sostanza, non è ancora concluso. Sono in corso altri accertamenti per ricostruire gli eventuali ruoli avuti nell’organizzazione e nell’esecuzione della strage. Un ruolo non marginale sarebbe quello di Marco Toffaloni che nel 1974 non aveva ancora 17 anni. Il giorno della strage Toffaloni forse era in piazza Loggia. Sarebbe anche stato immortalato in una foto, subito dopo lo scoppio della bomba: una perizia fotografica ha stabilito che ci sono molte probabilità che sia lui. «Identità compatibile» hanno detto i periti. Ora Toffaloni vive in Svizzera, nei Grigioni. Dopo l’incidente probatorio di luglio ha fatto sapere al procuratore che vuole essere sentito (interrogato in Svizzera si era avvalso della facoltà di non rispondere), ma non si è più presentato. Resta in Svizzera e non vuole tornare in Italia, forse perché teme di essere destinatario di un provvedimento di misura cautelare. Su Toffaloni le indagini sono chiuse, la proroga è scaduta. La procura si appresta a notificare il 415 bis all’indagato, valutando successivamente la richiesta di rinvio a giudizio.
La strada di Toffaloni si incrocia con quella del nuovo indagato nel fascicolo 60/69. E la compatibilità tra l’inchiesta cardine e quella bis non è messa in discussione: Toffaloni è stato appurato che frequentasse Brescia e, nel 1974, frequentava a Verona lo stesso poligono di tiro di Carlo Digilio, zio «Otto», ormai morto da tempo, ma con un ruolo accertato nell’organizzazione della strage.