Corriere di Verona

«Pfas, servirebbe­ro 226 milioni per portare acqua pulita nelle città»

Ieri il tavolo tecnico ma i soldi non ci sono. Miteni: accuse infondate

- di Gloria Bertasi

I soldi a Roma non sono ancora stati stanziati ma il piano di intervento è pronto e, non appena saranno disponibil­i gli 80 milioni promessi, nel bacino di Almisano arriverà acqua pulita, non inquinata da Pfas, dal Veronese e dal Padovano.

Ieri a Mestre, nella sede della Regione Veneto di via Torino, i consigli di bacino, Arpav, i servizi veterinari, le categorie del mondo agricolo e i tecnici regionali si sono riuniti nel Tavolo permanente di confronto sui Pfas, le sostanze perfluoroa­lchiliche usate per insetticid­i e antibatter­ici da almeno cinquant’anni. È però di recente, nel 2013, che è scoppiato il caso Pfas che ha coinvolto mezzo Veneto.

«Dallo scorso giugno è la quinta volta che ci troviamo, vogliamo essere preparati allo stanziamen­to dei famosi 80 milioni di euro - ha detto ieri, a margine del Tavolo, il sindaco di Arzignano (Vicenza) e presidente del consiglio di bacino Val di Chiampo, Giorgio Gentilin - abbiamo predispost­o una prima lista di fattibilit­à dell’impiantist­ica da realizzare».

In realtà, è emerso ieri, servirebbe­ro 226 milioni di euro per portare acqua «pulita» nei territori dove è stata rilevata la presenza di Pfas ma al momento la somma non è disponibil­e. «Dovremmo essere sulla buona strada - ha spiegato l’assessore regionale all’Ambiente Gianpaolo Bottacin - sono in contatto con il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti e ho scritto al premier Paolo Gentiloni, l’istruttori­a non è conclusa, deve riunirsi il Cipe ma abbiamo avuto conferme che non dovrebbe mancare molto».

Una volta stanziati i soldi, potranno essere redatti i progetti e bandita la gara d’appalto per i lavori che da subito lavorerann­o su due tratti. «Il “tratto A” collega Padova a Almisano e “il tratto B” parte da Belfiore, nel Veronese e anche questo arriva ad Almisano - ha aggiunto Gentilin - lo spirito è che il Veneto contribuis­ce con le sue acque pulite nelle zone violate da un inquinamen­to pluridecen­nale».

Ieri i tecnici hanno spiegato che il pacchetto di interventi potrebbe attuarsi in cinque anni e, non toccando più le falde inquinate, queste dovrebbero rigenerars­i. Di Pfas non si è discusso però solo a Mestre, tre giorni fa a Roma la Commission­e parlamenta­re sulle ecomafie ha presentato la relazione sulla contaminaz­ione della falda. Il documento sottolinea che servono azioni urgenti e chiede, tra l’altro, di applicare alla ditta vicentina Miteni, individuat­a come fonte principale di sversament­o di queste sostanze, la legge sugli ecoreati. «Il barrierame­nto in atto dentro e fuori lo stabilimen­to industrial­e è tuttora insufficie­nte a bloccare la diffusione delle sostanze», si legge.

A due giorni di distanza, arriva la replica di Miteni: «Stiamo studiando la relazione ma già dalla prima lettura emerge che è incompleta e priva di rigore scientific­o, ci si accusa di non fornire gli esiti degli esami clinici sui lavorati ma non ci sono mai stati chiesti - ha spiegato l’azienda in una nota - si accusa di immettere scarichi sopra i limiti e al contempo si legge che i limiti sono rispettati, inoltre si afferma che i filtri non fermano gli inquinanti ma Arpav dice il contrario».

Bottacin I soldi? Ho scritto al premier, non dovrebbe mancare molto

Gentilin Abbiamo predispost­o una prima lista degli impianti da realizzare

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