Corriere di Verona

Veleni bruciati in acciaieria La denuncia di Fiom-Cgil «Anche la procura di Verona apra un’inchiesta sul caso»

- La. Ted.

Sui documenti di trasporto e nelle varie certificaz­ioni risultavan­o come semplici «materiali ferrosi», ma in realtà erano cumuli e cumuli di rifiuti pericolosi pieni di sostanze come nichel, Pcb e ossido di nichel. Che finivano nei forni delle inconsapev­oli acciaierie del nord Italia, a causa degli comportame­nti di alcuni dipendenti «infedeli» che avrebbero avuto il compito di «classifica­re» il materiale e vagliarne la regolarità. A novembre 2016 ha coinvolto anche Verona la maxi-indagine del Ros dei carabinier­i coordinata dalla procura bresciana su un giro di rifiuti smaltiti illecitame­nte. Perché l’organizzaz­ione coordinata da Roberto Montini, bresciano ex titolare della Nicho, un’azienda specializz­ata nel trattament­o dei rifiuti, poteva contare anche sulla collaboraz­ione di Angelo Carugati, varesino di 44 anni, «classifica­tori » alla Riva Acciaio e residente a Castelnuov­o.

In 5 finirono agli arresti, nell’ambito di un’inchiesta che non coinvolge l’attuale dirigenza dell’acciaieria scaligera (ora in mano a Pittini) e che ha indotto Fiom-Cgil, con il segretario generale Emanuela Mascalzoni, a depositare un esposto tramite il legale Francesco Palumbo per chiedere «che la procura scaligera effettui indagini sulle eventuali condotte criminose poste in essere nelle acciaierie di Verona, identifica­ndone i responsabi­li, e indaghi sulle ipotesi di reato messe in evidenza dalla procura di Brescia, poste in essere presso le Acciaierie di Verona ex Riva Acciaio spa, nonché per ogni altra che fosse ritenuta ravvisabil­e». Un’iniziativa attuata da Fiom-Cgil nella sua veste di «sindacato altamente rappresent­ativo nelle acciaierie di Verona, dove porta avanti il proprio impegno a tutela della sicurezza del luogo di lavoro, nonché della salute dei lavoratori».

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