Corriere di Verona

Senza Nanu, Elkjaer e Ferroni anche l’Hellas dello scudetto perse nel Partenio impantanat­o

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(l.f.) Il Partenio, la tana dei lupi. Su dodici battute di caccia, il Verona vi è uscito a brandelli per ben otto volte. Appena due le vittorie: la prima nel 1974, un 2-1 maturato grazie alle reti di Paolo Sirena e Gianfranco Zigoni, la seconda ventuno anni dopo grazie a un gol di Stefano Ghirardell­o.

Per il resto, quel catino ci ha riservato solo dolori. Nemmeno l’anno della magia dello scudetto, la sorte fu benevola. All’ultima giornata del girone d’andata, il Verona scese in Irpinia per il platonico titolo di campione d’inverno con due punti di vantaggio sul tandem Torino e Inter.

Era il 13 gennaio del 1985, una fredda domenica del generale inverno. Gli spalatori ripulirono il campo e le gradinate dalla neve. Il terreno del Partenio ne portava i segni. Osvaldo Bagnoli dovette fare i conti con le assenze di Mauro Ferroni, non ancora arruolabil­e dopo l’operazione al menisco, Preben Elkjaer, fermo ai box per un guaio muscolare, e Nanu Galderisi squalifica­to. L’Osvaldo, che al di là del look era un tipo piuttosto avanti, s’inventò Pierino Fanna centravant­i di movimento (oggi lo chiamano «falso nueve») con il compito di svariare su tutto il fronte d’attacco.

L’Avellino aveva bisogno di punti e Valentin Angelillo impostò una gara molto aggressiva. Andati sotto alla mezz’ora su uno sfortunato autogol di Domenico Volpati, i gialloblù riuscirono subito a pareggiare con una zampata di Luciano Marangon. Per due volte i legni salvarono il portiere gialloblù Claudio Garella. Pur continuand­o a soffrire il punto sembrava ormai al sicuro. Poi a cinque minuti dal termine, Colombo, l’Angelo biondo della Brianza, subentrato a Franco Colomba nella ripresa, fece partire un missile terra-aria che il nostro portierone potè solo guardare infilarsi nel sette. Così fu scritta la prima sconfitta di quella esaltante stagione. «Schopenhau­er» Bagnoli, al termine della partita , la prese con filosofia: «Prima o dopo una battuta d’arresto doveva capitare. Ci rifaremo».

Il Verona, che non perdeva in trasferta da oltre otto mesi, cadde comunque in piedi. Il Torino, infatti, fu sconfitto dalla Roma, mentre l’Inter non andò oltre il pareggio ad Ascoli. Fu titolo d’inverno, preludio all’apoteosi che si sarebbe consumata il 12 maggio a Bergamo, con il pareggio per 1-1 in casa dell’Atalanta. Insomma, l’incidente di percorso al «Partenio» non mise a repentagli­o il successo finale. Quello che ha proiettato quel Verona nella leggenda.

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