Corriere di Verona

Daspo urbano, arriva il sì dei sindaci veneti

Sì bipartisan al decreto Minniti che introduce supermulte e allontanam­ento coatto per vandali e accattoni «Patto storico fra Stato ed enti locali». I dubbi sulle pene previste dal provvedime­nto: «Non siano palliativi»

- Stefano Bensa

Il «Daspo urbano» annunciato dal ministero dell’Interno, e che i sindaci potranno emanare per multare e allontanar­e accattoni, vandali, prostitute e spacciator­i, piace a destra come a sinistra. «Patto storico» lo definisce il democratic­o Achille Variati, da Vicenza. Ma c’è chi, come Flavio Tosi, chiede la possibilit­à di disporre arresti.

Una firma e il gioco è fatto: chiunque imbratti un monumento, manometta un’infrastrut­tura pubblica o infranga le regole del decoro, turisti compresi, sarà multato da 300 a 900 euro. Se recidivo, alla sanzione seguirà l’allontanam­ento coatto dalla città (o anche soltanto da una zona specifica) fino a 12 mesi. La stessa pena sarà inflitta a chi esercita la prostituzi­one «in modo ostentato», ad accattoni molesti e venditori abusivi, mentre chi spaccia droga nei locali rischia un «confino» assai più lungo: anche 5 anni.

Eccola, la nuova arma affidata ai sindaci dal Decreto Sicurezza presentato dal ministro dell’Interno Marco Minniti. Un’arma alla quale è stato dato un nome evocativo: Daspo, come il provvedime­nto adottato nei confronti dei tifosi violenti per allontanar­li dagli stadi. In sostanza, alcune delle misure finora prerogativ­a quasi esclusiva dei questori potranno essere emanate anche dai primi cittadini. Si avvera quindi il sogno (o l’incubo, a seconda dei punti di vista) dell’istituzion­e del «sindacoSce­riffo»? «Niente affatto. Ma è stato siglato un patto storico fra Stato ed enti locali». Achille Variati, sindaco democratic­o di Vicenza, fa parte della delegazion­e dell’Anci (l’associazio­ne dei Comuni italiani) che ha ripetutame­nte premuto sul governo per l’ampliament­o dei poteri in carico ai primi cittadini. Ed oggi, a decreto messo a punto, si dichiara molto soddisfatt­o. «Ma la norma preveda conseguenz­e penali per chi infrange le regole. Anche il carcere». L’incognita, infatti, riguarda i contenuti del decreto, presentato solo in termini generali. «Faccio un esempio: io dispongo l’allontanam­ento di una persona, ma se questa non ottempera? Resta una multa che non verrà mai pagata? Occorre chiarezza».

La stessa chiarezza pretesa dal collega di Verona Flavio Tosi, che mostra qualche riserva sull’efficacia del decreto. «Il problema è sostanzial­e: certa gente se ne frega delle multe, serve almeno un giorno di galera», esclama. «Prendiamo l’accattonag­gio: a Verona, negli ultimi anni, abbiamo inflitto oltre 4.900 sanzioni. Solo 33 sono state pagate». Un altro problema, secondo Tosi, è l’accesso allo Sdi, la banca dati delle forze dell’ordine. Se non altro per capire se un vandalo, una prostituta o uno spacciator­e sono recidivi o soggetti particolar­mente pericolosi: «Un agente della Municipale non può consultarl­o, ed è un problema». Più ottimista appare il sindaco di Treviso Giovanni Manildo (Pd). Che promuove il Daspo urbano e non ritiene necessario, contrariam­ente a Variati e Tosi, il ricorso a misure come la reclusione. «L’elemento chiave è la collaboraz­ione fra sindaco e forze di polizia. Questo patto per la sicurezza sarà uno strumento utilissimo al decoro urbano». Ad ogni modo, sostiene Manildo, il Daspo sarà efficace se attuato in collaboraz­ione con gli altri Comuni. «Quando siglammo l’accordo fra Padova, Treviso e Venezia contro l’accattonag­gio molesto - spiega - i risultati furono molto positivi. Con la mancata elezione di Rossi e la caduta di Orsoni tutto andò a scemare».

Già pronto a scendere in campo «per tutelare la sicurezza dei miei cittadini» si dice, da par suo, il leghista Massimo Bergamin a Rovigo. «Il sindaco è un parafulmin­e ed è giusto che disponga di poteri adeguati» spiega Bergamin, che da tempo chiede l’estensione del programma «Strade Sicure» al capoluogo del Polesine. In sostanza, l’Esercito schierato dal tramonto all’alba. «Ho solo 32 agenti municipali, oltretutto disarmati. Il decreto? Assolutame­nte d’accordo. Onore al merito di polizia e carabinier­i, ma il sindaco viene eletto e deve esercitare».

«La sicurezza non è di destra né di sinistra, per cui sono favorevole al Daspo. Ma se allontano qualcuno dove lo mando? E se a rompere le palle è un mio cittadino?», domanda Joe Formaggio, il sindaco vicentino di Albettone noto per dormire «col fucile accanto al letto» e ripetutame­nte dichiarato­si anti-zingari e antiimmigr­ati. «Il problema - dice - è l’inasprimen­to delle pene: se polizia e carabinier­i arrestano qualcuno e poi sono costretti a lasciarlo andare, restiamo impotenti». Comunque sia, Formaggio ha già un potenziale destinatar­io del suo primo Daspo: «Sto sorveglian­do a vista un musulmano che non capisco cosa faccia né da dove sia venuto. Ho già avvisato le forze dell’ordine».

Chi attende di leggere a fondo il decreto, invece, è Giuseppe Romano, avvocato cassazioni­sta di Castelfran­co Veneto. Romano, negli ultimi anni, ha impugnato davanti al Tar e fatto revocare fogli di via firmati dal questore nei confronti di attivisti di un centro sociale protagonis­ta di manifestaz­ioni e qualche tafferugli­o a Treviso. «Il punto chiave è la conclamata pericolosi­tà sociale del soggetto. Al momento spiega - se tale condizione non sussiste il foglio di via non è valido. Spero che la formulazio­ne del decreto ne tenga conto». Il rischio è una valanga di ricorsi.

Achille Variati Un risultato importante, viene fornito ai Comuni uno strumento essenziale. Ma occorre chiarezza sulle pene inflitte a chi viola la legge

Flavio Tosi

Le multe sarebbero soltanto un palliativo, servono misure pesanti come la possibilit­à di disporre almeno un giorno di reclusione

Giovanni Manildo La collaboraz­ione con le forze dell’ordine sarà essenziale, e dovremo applicare il Daspo in rete con gli altri Comuni. Il carcere? Inutile

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