Hellas ko, perde anche il primato
I campani strapazzano i gialloblù, ora sorpassati in vetta dal Frosinone I gol dell’ex Paghera su rigore e Verde valgono il quarto ko nelle ultime cinque trasferte
Ennesima sconfitta dell’Hellas in trasferta, la quarta nelle ultime cinque. Al Partenio vince l’Avellino, decidono i gol dell’ex Paghera su rigore e di Verde. Gialloblù scavalcati in vetta dal Frosinone. Pecchia: «Prestazione indegna».
Tutti i sortilegi, tutte le maledizioni, tutte le ombre uscite da un sabba oscuro, infine si fondono in un unico anatema che si abbatte sull’Hellas. Il Partenio non è mai stato un letto di rose per il Verona, che ci ha perso pure nella leggendaria annata dello scudetto e che, qui, ha incassato un 6-0, nel 2004, che rimane una pagina torbida – con tanto di contestazione a suon di uova all’antistadio – nella storia gialloblù. Ma adesso ne è stata scritta un’altra. Non così raggelante nel risultato, un 2-0 che non ammette sofismi, non meno preoccupante per gli effetti.
L’Avellino vince sorprendendo l’Hellas sul piano della corsa, dell’applicazione, del furore agonistico. Tutte qualità che il Verona, non mostra di avere. Si diceva: eccole, le maledizioni. Come quella delle trasfertechoc di una squadra, quella di Fabio Pecchia, che quando si allontana dal Bentegodi fa sistematicamente fiasco. Con questa sconfitta, l’Hellas, in cinque gare esterne, ha racimolato un punto dei 15 a disposizione. Roba da retrocessione in Lega Pro, altroché sogni di Serie A. E gli incantesimi che non si spezzano portano a Giampaolo Pazzini: senza di lui, il Verona si dissolve. Vuoi per un fattore temperamentale, o soltanto per la constatazione che, quando manca il capitano, l’attacco a raffica dell’Hellas si tramuta in una trappola scassata. Ognuno si tenga la propria convinzione. Il dato di fatto è che Pecchia opta, per rimpiazzarlo, per la soluzione più ovvia, ossia l’inserimento di Gomez, e non viene ripagato dall’esito che auspicava. Anzi: Juanito, che da settembre 2015 a oggi ha totalizzato due gol, si divora, sullo 0-0, la rete che darebbe al Verona il vantaggio e che manderebbe in crisi i piani di «Monzón» Novellino. Uno che tiene fede al proprio soprannome e schiera un Avellino da trincea, tutti fuori a suonare la carica. L’Hellas non può accampare giustificazioni credibili. Dopo quattro mesi smarrisce il primo posto, con il Frosinone che opera il sorpasso, e lo fa in capo a una giornataccia. Certo, già privo del Pazzo il Verona dopo 30’ è stato costretto a cambiare Romulo, e qualche occasione limpida l’ha creata: un tiro fuori di poco di Bessa, un altro, con Foto simbolo Il lupo irpino sullo sfondo con i giocatori dell’Hellas a capo chino identica sorte, di Luppi, che in seguito ha calciato con poca fortuna addosso alla difesa dei Lupi . Ma sono stati attimi, nell’ambito di una partita che l’Hellas ha ceduto per mancanza di chiarezza nelle idee. E nel secondo tempo le crepe si sono allargate, conducendo all’inevitabile. Caracciolo ha tenuto per la maglia lo scatenato Ardemagni, causando un rigore solare, che l’ex Paghera ha capitalizzato.
Tracce di reazione non ce ne sono state. L’Avellino ha sfruttato la fantasia di Verde e un “buco” di Nicolas: una conclusione non imprendibile diventa, in questo modo, la palla del raddoppio. Il Verona, di qui in avanti, non esiste più. Anzi, non fosse per un eccesso di generosità di Belloni, che invece di piazzare la botta cerca l’assist per Ardemagni, beccherebbe anche il terzo gol. Lunedì 20 l’Hellas giocherà al Bentegodi con la Spal. Sabato 25 a Frosinone. O ci si sveglia ora o sono guai grossi.