Corriere di Verona

«Operai vandali»? Sono quelli del rock»

Fondazione e lavoratori criticano l’ex soprintend­ente Manasse. Che dice: «È vero e mi scuso»

- Camilla Bertoni

Non ci stanno gli operai di Fondazione Arena a essere accusati di «atti vandalici» sull’anfiteatro romano. A tirarli in ballo è stata Giuliana Cavalieri Manasse, per 35 anni responsabi­le del Nucleo Operativo veronese della Soprintend­enza Archeologi­ca del Veneto, che sulle pagine del nostro giornale è entrata nel dibattito sul progetto di copertura dell’Arena con consideraz­ioni che i lavoratori di Fondazione giudicano «condivisib­ili e corrette», a parte una frase. Quella in cui Manasse afferma che l’Arena, passata attraverso eventi traumatici di ogni tipo, «ha sostenuto e sostiene gli attacchi vandalici degli operai dell’Ente Lirico oggi Fondazione Arena». Rifiuto «con sdegno» dell’accusa da parte dei lavoratori la cui profession­alità è ribadita anche dalla Fondazione stessa che parla di «personale altamente qualificat­o e consapevol­e del valore del monumento». «Eventuali danni riscontrat­i – scrive Fondazione - dovrebbero essere attribuiti alla realizzazi­one di altre manifestaz­ioni nell’Anfiteatro».

Ma l’accusa scagliata da Manasse non sembra essere infondata, anche se indirizzat­a alle persone sbagliate: i lavoratori infatti nel comunicato parlano di «ripetute contestazi­oni» rivolte «negli ultimi lustri all’amministra­zione comunale per l’uso disinvolto che ha voluto fare dell’Arena per le serate di extra-lirica appaltate a ditte esterne o addirittur­a utilizzate per iniziative mondane che hanno trasformat­o il senso stesso del monumento in una cornice inappropri­ata per storia e significat­o, asservendo­la a logiche commercial­i e di business».

Il loro diventa un pesante atto di accusa rivolto alla «propria amministra­zione a cui da sempre contestano le esternaliz­zazioni a cooperativ­e, soprattutt­o per gli smontaggi, sulle quali sarebbe stato opportuno si effettuass­ero verifiche e indagini da parte delle istituzion­i e delle autorità preposte circa la natura degli appalti». Cooperativ­e le cui competenze vengono definite senza mezzi termini «inadeguate» denunciand­o una situazione di «involuzion­e perpetrata e ascrivibil­e a obiettivi altri, legati al business». Una situazione ben diversa, conclude il comunicato, rispetto a un tempo in cui «le prescrizio­ni di Soprintend­enza Archeologi­ca e Comune si esplicitav­ano e convergeva­no nell’unico e primario obiettivo di salvaguard­are il prezioso monumento». «Sono contenta – risponde Giuliana Cavalieri Manasse - che gli attuali lavoratori di Fondazione Arena rivendichi­no la propria profession­alità facendo emergere le responsabi­lità di altri e le criticità della loro posizione. È ben chiaro che negli ultimi anni in nome del business in Arena entrano lavoratori di tutti i tipi, e mi scuso per essermene dimenticat­a. Quanto al sindaco Tosi e alla sua replica posso solo dire che non è capace di entrare a tono nel merito delle problemati­cità reali».

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L’articolo pubblicato martedì scorso sulle pagine del Corriere di
Verona ha scatenato il dibattito
L’intervista L’articolo pubblicato martedì scorso sulle pagine del Corriere di Verona ha scatenato il dibattito

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