I Cinque Stelle: «Bisogna ridurre lo stipendio del dg di Solori» Ma il Comune: «Tutto in regola»
Il Movimento Cinque Stelle, citando una recente relazione (dell’ottobre 2016) sul Comune di Verona, apre il caso dello stipendio del direttore generale di Solori, Alessandro Tatini, pari a 240mila euro l’anno. «Prende tanto quanto il presidente della Repubblica», attaccano i grillini. I magistrati contabili, che erano già intervenuti sul caso nel 2015, chiedono di intervenire per ridurlo in ottemperanza a quanto previsto dal decreto legislativo 95 del 2012.
Dal documento della Corte, si apprende che è stato chiesto sulla questione un parere all’avvocato Giovanni Sala, che sarebbe giunto alla stessa conclusione: lo stipendio va ridotto. «Il sindaco Tosi - attacca il capogruppo pentastellato Gianni Benciolini - sordo alle necessità della comuncità veronese, mantiene il proprio establishment e non smentisce il proprio atteggiamento di superiorità e totale indifferenza nei confronti dell’autorità giudiziaria». Secondo Benciolini e l’altra esponente dei Cinque Stelle Marta Vanzetto, Tosi avrebbe dovuto convocare l’assemblea dei soci di Solori (di cui il Comune di Verona è proprietaria di oltre il 99 per cento delle quote) per limare al ribasso il compenso del direttore, nonché amministratore unico della società creata dallo stesso sindaco di Verona per dare un volto «più umano» ai servizi di riscossione, anche dopo le tante polemiche su Equitalia.
Da Palazzo Barbieri, viene contestata la ricostruzione dei Cinque Stelle. «Il suo stipendio è pienamente in regola con le attuali norme vigenti fanno sapere dal Comune - ma il problema non è quanto costa Solori, ma quanto rende. Proprio grazie a Solori sono stati recuperati 14 milioni di euro di evasione fiscale e sono state scoperte 5mila posizioni della Tari non denunciate».