Corriere di Verona

Se Veronetta finisce a Santo Stefano L’Università mappa i «confini sociali»

Indagine tra i residenti e i negozianti: «Qui molte attività dismesse»

- D. O.

Veronetta? Per molti finisce alla Giarina. Nonostante il confine amministra­tivo (e anche storico) sia fissato più a nord, a Porta Trento. Eppure, quella zona, la parrocchia di Santo Stefano non è considerat­a da diversi «locali» parte integrante del quartiere.

I motivi? Per ora si possono solo supporre, ma è lecito ipotizzare che il motivo sia sociologic­o. Veronetta «nord» è molto più «centro storico», per censo e pregio delle case, rispetto al resto del quartiere, che ha la fama di essere popolare. È una delle curiosità che emergono dalle prime indagini di Atlas Veronetta, il progetto lanciato dal dipartimen­to di Cultura e Civiltà dell’Università di Verona, in collaboraz­ione con il laboratori di architettu­ra antropolog­ica Lauve - Ensa, con sede a Parigi. L’obiettivo è quello di mappare a livello «sociale» la città, partendo, come «caso studio» proprio dalla zona dove si trova il nucleo storico dell’ateneo. Nell’attività, che si concluderà in La chiesa di Santo Stefano, a due passi da Ponte Pietra, rientra nei confini del quartiere di Veronetta autunno, sono stati coinvolti diverse associazio­ni del quartiere e persone che vi risiedono da anni. Proprio a loro, venerdì è stato chiesto di tracciare i confini di Veronetta, scoprendo che molti tendono a escluderne una parte. «Diamo molta importanza - spiega Emanuela Gamberoni, docente di geografia e membro del team di ricerca - anche a quelli che sono i confini percepiti, che aiutano a capire come viene vissuta la città». E proprio per entrare nel vissuto, nella giornata di ieri, è iniziato il censimento delle attività al piano terra. Negozi, uffici, attività di artigianat­o, bar: per tutti è stata compilata una scheda con gli orari d’apertura. E non sono mancate delle sorprese, dal negozio di lampadari che in primavera tiene aperto solo al mattino («per godersi la stagione», dice il proprietar­io) fino al supermarke­t gestito da alcuni cittadini cinesi che garantisce il servizio sette giorni su sette. Ma sono stati censiti anche moltissimi esercizi abbandonat­i .« Nello studio che stiamo conducendo - dice alessia De Biase - del Lauve Ensa - la dimensione temporale ha molta importanza: vogliamo capire quali sono i ritmi della zona che andiamo a studiare».

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Il quartiere

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