Corriere di Verona

Cosa ci deve insegnare l’operazione Luxottica

Domani l’inserto: dopo il terremoto nell’occhialeri­a

- di Alessandro Zuin

Terremoto, è stato un vero terremoto. Seguito anche da poderose scosse d’assestamen­to, come ogni movimento tellurico che si rispetti. Però adesso, a situazione normalizza­ta, possiamo ragionare con mente fredda: che cosa deve insegnare l’operazione Luxottica-Essilor – la più grande fusione cross-border della nostra epoca, che ha messo insieme due autentici colossi dell’occhiale e delle lenti – alle nostre aziende manifattur­iere?

Dare una risposta a questa domanda è l’obiettivo che si è posto il focus di primo piano del nuovo Corriere Imprese Nordest, in edicola domani all’interno del Corriere della Sera in Veneto e Friuli Venezia Giulia. Ebbene, la lezione impartita da Leonardo Del Vecchio, un ottantenne più visionario di tanti trentenni, è di quelle che lasciano il segno: anche chi si trova già in cima alla classifica – e Luxottica, senza dubbio, nel suo settore occupa il primo posto – deve contemplar­e la necessità di aggregarsi, addirittur­a su scala internazio­nale, se vuole immaginars­i un nuovo percorso di consolidam­ento e crescita.

Facile a dirsi, molto meno a farsi. Come dimostra l’inchiesta di Corriere Imprese, l’imprendito­ria del Nordest continua a rivelare una fortissima idiosincra­sia all’idea di mescolare il sangue e il capitale. Dice Giovanni Gajo, il manager trevigiano che ha creato la finanziari­a Alcedo Sgr e che di mestiere fa proprio questo: «In cinque minuti potrei fare la lista delle aziende del migliore manifattur­iero veneto che potrebbero fondersi tra loro con grande soddisfazi­one reciproca. Quando ne parlo ai diretti interessat­i sono tutti entusiasti, poi non se ne fa nulla».

Aggiunge Alberto Baban, imprendito­re veneto con un importante ruolo di rappresent­anza (è presidente nazionale della Piccola industria di Confindust­ria), che ha appena ceduto la sua Tapì al fondo d’investimen­to italiano Wise: «Ci sarebbe bisogno di un salto di mentalità all’anglosasso­ne. Loro vedono l’azienda come un “prodotto” e come tale si comportano, noi continuiam­o a considerar­la invece come produttore di prodotti». Chiosa Francesca Gambarotto, docente di Scienze economiche dell’Università di Padova: «A Nordest manca del tutto l’attitudine a considerar­e che il concorrent­e possa diventare il tuo socio».

Peraltro, come sottolinea l’economista del Bo Paolo Gubitta nel suo editoriale intitolato «Qui ci vuole più business appeal», l’operazione voluta da Dal Vecchio consegna ai colleghi imprendito­ri alcuni altri insegnamen­ti utili: la necessità di costruire un proprio business appeal, che viene dalla consapevol­ezza dei propri asset distintivi e dal fatto che il mercato li riconosce; l’accettazio­ne del fatto che, quando ci si integra o ci si fonde, è inevitabil­e che le identità dei due partner si annacquino reciprocam­ente e che nel nuovo governo dell’azienda non può esserci posto per tutte le figure di vertice preesisten­ti.

Quanto al tema «nazionalis­ta», se cioè la nuova Luxottica aggregata a Essilor sarà ancora un’azienda italiana oppure diventerà un corpo a guida e nazionalit­à francesi, la migliore risposta la dà Luigi Francavill­a, storico braccio destro di Del Vecchio nell’azienda di Agordo: «Grazie a questa straordina­ria operazione, Luxottica durerà ancora cent’anni e porterà nuovi investimen­ti in Veneto». Come dimostra l’imponente ampliament­o in corso dello stabilimen­to produttivo di Sedico, sempre nel Bellunese.

Poiché, in ogni caso, di terremoto si è trattato, anche il prodotto-occhiale è destinato a non essere più lo stesso. Lo racconta un approfondi­mento dedicato agli occhiali del futuro: la precisione micrometri­ca, che deriva dalla possibilit­à di progettare e realizzare l’intero occhiale (Luxottica fa le montature ed Essilor le lenti), unita ai nuovi materiali d’avanguardi­a come le plastiche a iniezione o il grafene e all’estrema personaliz­zazione delle lavorazion­i, stanno portando a un’autentica rivoluzion­e di prodotto. Per non parlare degli smartglass, gli occhiali tecnologic­i che sono in grado di immagazzin­are e trasmetter­e informazio­ni a chi li indossa. Andrà a finire - vaticina Sandro Mangiaterr­a - come per i cellulari: gli occhiali serviranno «anche» per leggere.

Il nuovo numero di Corriere Imprese propone inoltre un focus sulle performanc­e dell’industria agroalimen­tare, che si sta rivelando come il nuovo settore trainante dell’economia nordestina, e un’inchiesta sulla faticosa applicazio­ne dell’obbligo di alternanza scuola-lavoro negli istituti superiori: un’ottima idea che piace a tutti, ma che ha incontrato difficoltà e complicazi­oni nella sua applicazio­ne pratica per quasi 40mila studenti veneti.

 ??  ?? Rivoluzion­e da vedere
Il mondo degli occhiali, tipica produzione nordestina, sta conoscendo un autentico terremoto
Rivoluzion­e da vedere Il mondo degli occhiali, tipica produzione nordestina, sta conoscendo un autentico terremoto

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy