Corriere di Verona

Tre dirigenti azzerano il Traforo «E ora va incassata la cauzione»

Il Comune avvia il procedimen­to di revoca del project. Technital: «Atto illegittim­o, daremo battaglia»

- Alessio Corazza

Tocca a tre dirigenti comunali fare il passo che il sindaco Flavio Tosi non avrebbe mai voluto veder compiuto: quello che fa calare il sipario sul progetto del Traforo delle Torricelle, per giunta proprio in conclusion­e del suo secondo mandato. Una nota di sette pagine del 16 gennaio 2017 firmata dall’ingegner Giorgio Zanoni - del settore Mobilità e Traffico ma anche Responsabi­le Unico del Procedimen­to (Rup) - e dagli avvocati Chiara Bortolomas­i (Gare Legali) e Giovanni Caineri (Avvocatura Civica), motiva una decisione a suo modo storica: l’avvio del «procedimen­to di revoca della determina di aggiudicaz­ione definitiva» del progetto del Traforo al gruppo di imprese capeggiato da Technital e la conseguent­e «escussione della cauzione» di otto milioni di euro. Durissima la replica dell’azienda, che, diffidando il Comune dal procedere, contesta la «totale illegittim­ità» dell’atto e annuncia battaglia legale.

Sono numerose le contestazi­oni mosse dai dirigenti di Palazzo Barbieri a Technital, nella sua qualità di capogruppo dei promotori dell’opera. Dopo aver ripercorso la storia dell’iter - la concession­e assegnata il 6 marzo 2013, la successiva richiesta dei promotori di realizzare l’opera «in due fasi distinte», i paletti dell’Anac che in presenza di simili modifiche richiedeva una nuova gara, la successiva lunga e difficile trattativa per pervenire a una proposta finale da parte dei promotori - si arriva alla «bozza» presentata da Technital al Comune a fine dicembre 2016 che, per i tre dirigenti, risulta essere «priva dei contenuti minimi definiti dalla normativa per le procedure di project financing». Una bocciatura, quella dei tecnici comunali, su tutta la linea. Il piano economico-finanziari­o è senza garanzie, al di là di «una ipotetica disponibil­ità alla valutazion­e» da parte di Equita Sim e a un generico interesse «ma senza alcun impegno» del Banco Popolare «a valutare l’iniziativa». La proposta tecnica, mantiene il contributo pubblico di 53 milioni dell’A4, nonostante il bando ne prevedesse l’indisponib­ilità nel caso di riduzione delle opere previste; in effetti, ne vengono tagliate per un controvalo­re di 86 milioni, tra cui due filtri elettrosta­tici all’imbocco delle gallerie ritenuti «tra gli elementi qualifican­ti» del progetto. C’è poi la questione degli espropri: non si tiene conto che la variante urbanistic­a del 2011 è scaduta nel 2016 e che quindi va previsto un indennizzo «ai soggetti interessat­i dalla reiterazio­ne del vincolo». I dirigenti passano poi in esame la composizio­ne nel nucleo di imprese che, assieme a Technital, dovrebbero realizzare il Traforo. Tra quelle che si sono ritirate (Mantovani), quelle in stato di fallimento (Soveco e Vidoni) e quelle in liquidazio­ne (Cordioli), Technital «non definisce in maniera chiara e univoca quali siano i soggetti tuttora coinvolti nella procedura». E, in ogni caso, nessuna ha i requisiti previsti dal bando, ovvero lo svolgiment­o di «servizi affini», sostanzial­mente autostrada­li, a quelli previsti dall’intervento. Techintal, per altro, sarebbe priva di un’attestazio­ne Soa (una certificaz­ione per svolgere gare d’appalto) «in corso di validità». Da qui le conclusion­i: procedura revocata e escussione della cauzione.

Difesa all’attacco

«Totale illegittim­ità d’un eventuale provvedime­nto di decadenza e, soprattutt­o, dell’eventuale escussione della garanzia». Technital risponde alla nota dei tre dirigenti il 23 gennaio con una difesa che è anche un atto d’accusa. Si fa scudo del parere dell’Anac per cui la garanzia va escussa «solo nel caso in cui si dovesse accertare l’imputabili­tà dell’aggiudicat­ario» della mancata stipula del contratto. Ma per l’ingegner Massimo Raccosta, procurator­e speciale e direttore tecnico dell’azienda, le cause sono altre: una crisi economica «pari per gravità e durata a quella del ‘29» e la conseguent­e «rarefazion­e del credito alle imprese». Technital ha provato a far fronte al problema con «varie e complesse iniziative», in particolar­e la «fasisazzio­ne dell’opera». Ma sarebbero state le stesse richieste del Comune a renderla «un’alternativ­a non praticabil­e». Anzi, «i problemi in cui attualment­e versa il Rti (raggruppam­ento temporaneo d’impresa, ndr) sono infatti addebitabi­li integralme­nte alla condotta del Comune e dei suoi dirigenti». Il Comune, che secondo Raccosta non ha subito danni patrimonia­li, avrebbe potuto rieditare la gara senza escutere le garanzie. Al contrario, la decisione presa - benché la cauzione sia stata garantita da un soggetto terzo - rischia di dar vita «a un effetto domino difficilme­nte controllab­ile, il cui esito potrebbe giungere fino all’insolvenza delle imprese». Questo esporrebbe il Comune e i suoi dirigenti «a responsabi­lità patrimonia­le». Ora, la prossima mossa tocca ai dirigenti comunali.

I dirigenti comunali La «bozza di proposta» è priva dei requisiti minimi di un project financing. Quanto ai promotori, non si capisce ancora chi siano i soggetti coinvolti nella procedura. Quindi va escussa la cauzione

Raccosta (Technital) L’escussione porterebbe un effetto domino che potrebbe far giungere all’insolvenza le imprese coinvolte. Ne risponderà patrimonia­lmente il Comune coi suoi dirigenti

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Dirigente Giorgio Zanoni, dirigente del settore Mobilità e responsabi­le unico del procedimen­to sul Traforo mentre spiega (nel 2008) il progetto

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