Il Pd cerca un civico per superare le faide Trevisi in campo solo senza primarie
Le ruggini del congresso regionale possono riversarsi anche su Verona
Se Atene piange, Sparta non ride. Con un centrodestra a rischio implosione per l’incapacità di mettere d’accordo le sue diverse anime sulla figura di un candidato comune, il centrosinistra pare vittima di una simile sindrome.
Ieri sera, si è tenuta l’assemblea cittadina del Partito democratico, per dare il via libera alle primarie che si terranno il prossimo 19 marzo. Gli appuntamenti cruciali saranno adesso lunedì prossimo, quando la direzione provinciale dovrà approvare il regolamento, e soprattutto sabato 24 febbraio, data ultima per la presentazione delle candidature.
Il nome più suggestivo rimane quello dell’ex calciatore Damiano Tommasi, attualmente presidente dell’Associazione Italiana Calciatori. Lo vorrebbe fortemente la componente renziana del partito e per convincerlo si sarebbero mosse le alte sfere romane, a partire dal ministro allo Sport Luca Lotti. Ma Tommasi, nato a Negrar, non ha ancora sciolto le riserve. Altro nome «civico» è quello di Gianpaolo Trevisi, attuale direttore della Scuola Allievi della Polizia di Peschiera. A portarne avanti la candidatura è un gruppo esterno al Pd, «Progetto Verona» che fa a capo a Tito Brunelli, già assessore al Sociale nella giunta Zanotto. Brunelli, incontrando alcuni esponenti del Pd, avrebbe spiegato che la disponibilità di Trevisi è condizionata al non dover passare per le primarie che possono essere annullate se il 60 per cento dell’assemblea cittadina lo richiede: si tratta di 30 firme. «Le primarie non sono un totem», ha chiarito ieri il segretario provinciale Alessio Albertini all’assemblea.
Nel Pd, l’unico esponente in campo è il consigliere comunale Damiano Fermo, che aspetta di conoscere le regole per sapere quante firme dovrà portare per candidarsi come ha annunciato. Ma i due «big» che potrebbero scontrarsi alle primarie sono la consigliera regionale Orietta Salemi, anche segretaria cittadina e esponente renziana, e Gustavo Franchetto, ex consigliere regionale per varie formazioni di centrosinistra e centro, portato avanti dal deputato Vincenzo D’Arienzo, della corrente dei Giovani Turchi che fa capo al presidente del Pd Matteo Orfini. Nelle prossime settimane le vicende del Pd veronese alle prese con la scelta del candidato sindaco rischiano di sovrapporsi a quelle nazionali e regionali. In particolare, il 19 marzo (lo stesso giorno delle primarie veronesi) si terrà il congresso per l’elezione del segretario veneto. Si sfideranno Alessandro Bisato (candidato della maggioranza renziana) e Giovanni Tonella (sostenuto da Giovani Turchi e bersaniani). Nelle trattative per trovare un accordo, si era fatto anche il nome del segretario veronese Albertini, renziano. Ma, nonostante a Roma renziani e «turchi» siano alleati, in Veneto dai loro esponenti, tra cui lo stesso D’Arienzo, è arrivato il «niet» ad Albertini. La spaccatura si è poi acuita quando i bersaniani si sono schierati sul «turco» Tonella. La vittoria di Bisato non è comunque in discussione. Ma tutte queste ruggini e questi contrasti, dettati anche dall’esigenza dei vari «big» del Pd di posizionarsi al meglio in vista delle prossime elezioni politiche (e con l’attuale legge elettorale gran parte del potere è nelle mani dei segretari, che indicano i capilista), non fanno ben sperare chi auspica un partito pacificato.
A Verona, la guerra potrebbe giocarsi sul campo delle primarie che, da competizione per la scelta del candidato sindaco migliore della città, potrebbero diventare una sanguinosa conta interna. Gli esponenti del Pd sono i primi ad esserne coscienti. Anche per questo continua la ricerca di un candidato «civico» che possa togliere le castagne dal fuoco.