Parto tragico, la procura accelera Accuse confermate ai tre indagati
Madre e bimbo morti: inchiesta chiusa, medico e ostetriche verso il processo
Un anno e due mesi fa. Una giovane mamma che non sopravvive alla prima gravidanza e la sua creatura così fortemente attesa che la segue ad appena 48 ore di distanza. Il tempo, a casa Massignan, si è fermato dagli ultimi giorni del 2015, quando si sono visti strappare da un impietoso destino prima Anna, medico vicentino di Sarego, 34 anni, e subito dopo il primogenito a cui voleva regalare la vita con il compagno Andrea Zambotto, commercialista veronese.
Dal conto alla rovescia per la gioia più immensa al più straziante dolore, dal dramma familiare all’inchiesta giudiziaria. E adesso, a 14 mesi di distanza, la procura di Verona accelera e chiude le indagini.
Nel mirino del pm Giovanni Pietro Pascucci ci sono tre persone e ai difensori, in questi giorni, sono in corso di notifica gli avvisi di conclusione-inchiesta. Nei confronti dei tre, resta confermata l’ipotesi di omicidio colposo: regge, secondo gli inquirenti, la ricostruzione che imputa negligenze e omissioni a un medico e due ostetriche in servizio all’ospedale di San Bonifacio al momento dei fatti. Per la procura scaligera, le morti di Anna e del nascituro si sarebbero potute scongiurare. In altre parole, si trattò di una grave e decisiva colpa medica.
Decisive, per le imputazioni messe a punto dagli inquirenti, si sono rivelate le conclusioni poste nero su bianco dai consulenti tecnici Claudio Terranova, Daniele Trevisanuto e Alessandra Zambon, a cui il pm aveva affidato l’esame medico legale sul parto fatale al Fracastoro, l’ospedale a cui si era rivolta l’aspirante neomamma dopo una caduta accidentale in casa l’antivigilia del Natale 2015. È lì che Anna si spense in sala parto durante un intervento cesareo d’urgenza; mentre la creatura che portava in grembo si arrese qualche ora dopo all’ospedale di Borgo Trento. Immediatamente venne aperta un’inchiesta per chiarire dinamica ed eventuali responsabilità bma non si trattò di un caso semplice: l’operato di due ospedali da esaminare, la condotta di numerosi medici e operatori sanitari da passare al vaglio.
Mesi di lavoro silenzioso da parte degli inquirenti e di paziente attesa per i genitori di Anna e il compagno Andrea, tutelati dal legale Francesco Longhi in qualità di parte lesa.
Ma ora la procura ha chiuso il cerchio e, con l’invio del «415 bis», si accinge a chiedere il rinvio a giudizio per il ginecologo di turno in ospedale quando il cesareo sulla Massignan sfociò nel più tragico degli epiloghi e per le due ostetriche che l’hanno seguita prima e durante il parto.
Dalla consulenza tecnica depositata al pm, sarebbe infatti stata evidenziata una correlazione tra presunte mancanze legate al monitoraggio preparto, tardivo intervento cesareo e morte del bambino. Come dire che almeno il piccolo, forse, si sarebbe potuto salvare se si fosse intervenuti prima con il cesareo.Venti, adesso, i giorni di tempo per gli indagati per presentare memoriali o chiedere l’interrogatorio. Dopodiché, si andrà in udienza preliminare di fronte al giudice.
Nel 2015 Nel mirino l’ospedale di San Bonifacio L’accusa Ipotesi di reato omicidio colposo